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Afghanistan, il segretario di Stato Usa Blinken nel giorno della resa dell’Occidente: “Non è più nostro interesse rimanere. E non è Saigon”

In un'intervista alla Cnn, il ministro degli Esteri Usa si dice sicuro che l'offensiva talebana sarebbe iniziata "indipendentemente dalla presenza militare degli Stati Uniti". E scarica responsabilità sulle forze armate afghane che "non sono state in grado di difendere il Paese". Ma un mese fa Biden manifestava "piena fiducia" nelle capacità dell'esercito di Kabul

Questa non è Saigon. Gli Stati Uniti sono riusciti nella loro missione di fermare gli attacchi terroristi. Semplicemente non è nel nostro interesse rimanere in Afghanistan”. Nel giorno della resa incondizionata dell’Occidente, con i guerriglieri talebani che entrano trionfanti a Kabul e annunciano la proclamazione di un emirato islamico, il segretario di Stato Usa Anthony Blinken riesce ancora a cantare vittoria. “Eravamo in Afghanistan per un scopo preciso: bloccare le persone che ci hanno attaccato l’11 settembre del 2001”, dichiara alla Cnn, difendendo la scelta di Washington di ritirare le truppe. “L’idea che lo status quo avrebbe potuto essere mantenuto lasciando lì le nostre forze, penso sia semplicemente sbagliata“. E si dice sicuro che l’offensiva talebana sarebbe iniziata “indipendentemente dalla presenza militare degli Stati Uniti. Manterremo in atto nella regione la capacità di vedere se ci sarà l’emergere di una minaccia terroristica e saremo in grado di affrontarla”, spiega. E scarica la responsabilità della disfatta sulle forze armate afghane – addestrate dagli Usa nel corso ultimi vent’anni – che, dice, “non sono state in grado di difendere il Paese”.

Appena l’8 luglio, peraltro – poco più di un mese fa – il presidente statunitense Joe Biden aveva parlato della situazione in Afghanistan durante una conferenza stampa, mostrandosi ottimista sulle capacità del governo locale di mantenere il controllo della situazione dopo il ritiro degli Stati Uniti dal Paese. Biden aveva detto che la vittoria dei talebani “non è inevitabile”, spiegando che l’esercito afghano era composto da 300mila soldati ben equipaggiati e poteva contare sull’aiuto dell’aeronautica militare, mentre i miliziani talebani erano solo 75mila. “Ho fiducia nelle capacità dell’esercito afghano“, spiegava, “che è meglio addestrato, meglio equipaggiato e più competente su come si porta avanti una guerra”. E a chi gli proponeva il paragone tra la ritirata dall’Afghanistan e quella dal Vietnam, si spingeva a rispondere: “Non ci sono possibilità che vediate persone che vengono evacuate dal tetto dell’ambasciata statunitense in Afghanistan”. Proprio quello che invece sta succedendo in queste ore.