Un virus che muta sì, ma meno dell’influenza, Epatite C o Hiv e potrebbe non avere la capacità di diventare totalmente resistente ai vaccini sviluppati. Perché se è vero che alcune delle varianti di Sars Cov 2 – Alpha e Delta in particolare – hanno dimostrato di essere particolarmente efficaci nel contagiare soprattutto i non vaccinati, allo stesso tempo hanno opposto uno scudo che è stato solo lievemente intaccato dalla ferocia del coronavirus che ha infettato 204 milioni di persone nel mondo e ne ha uccise oltre 4.
La campagna vaccinale in Italia prosegue all’inseguimento dei più giovani, anche se sono 6,7 milioni gli italiani che nella fascia 30-39 e 40-49 anni non hanno ancora ricevuto una sola dose di vaccino. Intanto gli scienziati di Oxford sostengono che l’immunità di gregge potrebbe essere una specie di chimera. Abbiamo chiesto a Carlo Federico Perno, responsabile del dipartimento di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, se davvero il virus che provoca il Covid potrebbe non riuscire a produrre la variante in grado di bucare i vaccini. E perché è così complicato raggiungere l’immunità di gregge che è stata a lungo inseguita in altri paesi anche lasciando circolare liberamente il virus.
Professor Perno, è vero che finora Sars Cov 2 ha dimostrato di non essere in grado di mutare per diventare resistente al vaccino e che quindi potrebbe non farlo?
Sì, ma la spiegazione completa del perché avviene ciò, implicherebbe 20 anni di conoscenze in virologia. Per renderla semplice però possiamo dire che questo virus, nonostante ciò che appare, cambia molto molto meno di virus come Hiv, Epatite C e influenza. Fa milioni di miliardi di cicli replicativi al giorno nel mondo; nonostante questo, la sua variabilità non è alta come sembra e non è come quella di altri virus. Questo non esclude che qualcosa succeda o possa succedere. C’è una probabilità bassa, ma non zero, che venga fuori un ceppo, un salto che ci metta in difficoltà rispetto al vaccino. Certamente la probabilità è più bassa di quella dell’influenza, dell’epatite C, più bassa dell’Hiv. E infatti per Epatite C e Hiv non abbiamo un vaccino e forse non l’avremo mai, e per l’influenza ogni anno dobbiamo rivaccinarci perché il vaccino dell’anno precedente non è più efficace contro il virus dell’anno corrente.
Quindi è ragionevole dire che le mutazioni che abbiano avuto finora sono simili, rendono il virus più contagioso ma per ora non resistente al vaccino
Le mutazioni che noi vediamo sono apparentemente tantissime, ma in realtà pochissime rispetto a quello che altri virus avrebbero fatto in condizione di circolazione simile.
Il professor Andrew Pollard, direttore dell’Oxford vaccine center, ha dichiarato che l’immunità di gregge sarà impossibile con variante Delta. Cosa ne pensa?
L’immunità di gregge non è un numero, è un obiettivo che è in funzione di tutta una serie di fattori alquanto complessi, ed è diverso da virus a virus e da situazione a situazione, anche geografica e sociale. Se per un virus poco infettante – penso al cugino di Sars Cov 2 ovvero Mers che infetta cammelli e dromedari, e molto poco l’uomo – l’immunità di gregge si raggiunge vaccinando una bassa percentuale di persone, per un virus altamente infettivo e con una certa variabilità l’immunità di gregge si raggiunge vaccinando un numero molto maggiore. Quindi concordo sul fatto che sia difficile da raggiungere, ma non è impossibile. Con il Sars Cov 2, così infettante e diffuso nel mondo, per raggiungere l’obiettivo serve probabilmente vaccinare una percentuale della popolazione alquanto elevata
Vaccinare tutti, anche i giovanissimi?
Nei giorni scorsi su Nature è stato pubblicato uno studio che dimostra che se noi vacciniamo una quota importante della popolazione e lasciamo che il virus circoli in un’altra quota rilevante della popolazione (e abbassiamo le difese date dal distanziamento nei vaccinati), aumentiamo il rischio di generare varianti che possano sfuggire al vaccino. Questi sono i dati della virologia. Quindi io credo che sia importante vaccinare tutti, per ridurre al minimo questo rischio. Ora il virus circola di più nella fascia dai 10 ai 29 anni secondo i dati dell’Iss. Credo che vaccinare questa fascia di popolazione sia fondamentale, senza ovviamente trascurare quei milioni di over 30, e soprattutto di over 50, che non sono ancora stati raggiunti dal vaccino.