Sono valorosi, caparbi, instancabili, leali, generosi. Si sono fatti notare in imprese che hanno dell’incredibile, mettendo a rischio la propria vita per salvare gli altri. Stiamo parlando dei cani, gli amici più fedeli dell’uomo. Sono loro i protagonisti del Premio internazionale Fedeltà del Cane, che celebra le loro imprese a Camogli il 16 agosto, proprio nel giorno di San Rocco protettore dei cani. La manifestazione, che ha premiato negli anni decine e decine di piccoli eroi, è nata nel 1962 a partire da un avvenimento del tutto casuale.
Pucci, un cagnolino abbandonato dai padroni, giunge nella frazioncina di San Rocco di Camogli e si affeziona subito ai bambini delle scuole elementari. Li aspetta al mattino sul piazzale della chiesa, li accompagna a scuola e li attende per condividere la merenda a ricreazione. Poi li riaccompagna a casa, avendo però messo da parte di nascosto anche la cena. Così per dieci anni, fino a che un signore del posto, Giacinto Crescini, coinvolge il parroco di allora, don Carlo Giacobbe, e decidono di realizzare insieme il Premio che poi diventerà un appuntamento internazionale.
Sono passati 60 anni da allora ma le storie raccolte e scelte dalla giuria in ogni edizione continuano a incantare. C’è quella di Amon, che ha vegliato per giorni la padrona caduta in un dirupo e l’ha fatta ritrovare, e quella di Gimmi, che ha difeso il suo padrone da un cinghiale rimanendo gravemente ferito. C’è la storia di Arwen, che accompagna la sua umana cieca e di Tris, senza una zampa, accompagnatore di un ragazzo a cui manca una gamba. Poi c’è Lupo Mercurio, in forza al Ministero dell’Interno di San Pietroburgo che ha salvato una ragazza dallo stupro.
Ma ci sono anche umani, fra i premiati, che si lanciano in progetti a sostegno dei loro amici, dandogli soprattutto cure e amore. A Debora Rizzo, ragazza di 32 anni che vive a Stalettì in provincia di Catanzaro, andrà uno dei premi Bontà della manifestazione. “Lavoro in ufficio, – racconta – ma nel tempo libero curo e aiuto i cani vecchi, disabili, malati. A casa ne ho adottati una decina, senza zampa, ciechi, malandati e molto anziani”.
Nella sua casa con giardino c’è spazio per tutti. Persino per qualche gatto con tre zampe. Ma come fa a mantenere tutti questi animali da sola? “Ho creato una rete solidale – continua – ho tanti amici che mi portano le crocchette, le coperte, i cuscini. Difficile immaginare quanto sia bello vedere un cane che ha vissuto 20 anni in canile dormire su un cuscino e sentirsi libero di girare per casa”. Debora racconta le loro storie agli aspiranti conduttori nei canili, ma anche nelle biblioteche e nelle scuole per sensibilizzare ragazzi e adulti. Nonno Elia, un cane veramente anziano che ho preso dal canile – racconta – l’ho sfidato a fare una passeggiata in altura con me. Credevo che non ce l’avrebbe fatta e mi ero preparata con una tracolla. Invece mi ha fatto vedere quanta vitalità aveva ancora e sulla cima mi guardava tutto soddisfatto”. E poi c’è Nonno Lupo, che non aveva mai visto il mare. “L’ho portato al mare e si è tuffato subito con una gioia che ho ancora negli occhi. Mi guardava con stupore e incredulità. Poi ci siamo fermati a guardare il tramonto insieme”. Con loro Debora ha imparato quanto conti lo scorrere del tempo, e quanto sia importante condividerlo dedicando spazio alle emozioni: “Quando vado nelle scuole i bambini mi regalano i disegni di Nonno Lupo”.