La “guerra globale al terrore” avviata dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 è costata nel complesso 6mila e 400miliardi di dollari (5,4 mila miliardi di euro), distribuiti in operazioni che hanno toccato, più o meno intensamente, un’ottantina di paesi. A fare i conti sono la Boston e la Watson university dello studio “The cost of war”. Iraq e Afghanistan sono i due capitoli che hanno assorbito la maggior parte delle risorse. Una spesa finanziata soprattutto in deficit, i 4 presidenti Usa che si sono succeduti nel ventennio non hanno mai alzato le tasse per finanziare l’impegno bellica.
La presenza Usa in Afghanistan, e le contigue operazioni nel confinante Pakistan, sono costate nel complesso poco meno di mille miliardi di dollari. Una spesa media annua vicino ai 50 miliardi con gli anni dal 2010 al 2012 che sono stati i più onerosi, con un esborso di 105, 120 e 105 miliardi di dollari a fronte dei 20 miliardi annui che hanno caratterizzato i due anni prima dell’attuale ritiro. Altra importante voce di spesa, destinata a trascinarsi per decenni, è quella relativa all’assistenza medica ed economica ai veterani dei conflitti in Iraq e Afghanistan che sono ormai 4milioni di persone.
Ben più importanti dei costi economici ci sono quelli umani. Nell’ambito dell’operazione “Enduring freedom” (libertà duratura) iniziata in Afghanistan nell’ottobre 2001, sono morti più di 47mila civili afghani e 66mila tra soldati e membri delle forze dell’ordine del paese. A cui si aggiungono 2.448 militari statunitensi e 3.846 “contractor”, ossia soldati professionisti di compagnie private. Gli eserciti alleati degli Usa contano 1.144 caduti, tra questi 53 militari italiani. Le vittime tra le forze talebane e le forze di opposizione alla presenza occidentale sono state 51.191. Nel mezzo 444 operatori umanitari e 72 giornalisti. In tutto quasi 170mila caduti.