VENEZIA – Come in tutte le cacce degne di questo nome, per entrare in possesso del tesoro serve una buona mappa. Nel caso dei 538,42 milioni di euro del Mose di Venezia, frutto di un risparmio negli anni sui tassi d’interesse. La preziosa mappa si chiama “Settimo atto aggiuntivo” ed è il documento che dovrebbe riscrivere gli accordi tra Consorzio Venezia Nuova (concessionario dell’opera da sette miliardi) e il Provveditorato alle Opere pubbliche del Triveneto (che agisce per conto del Ministero delle infrastrutture). E’ questo il nocciolo della contesa che ha come posta in gioco il completamento delle paratoie a difesa di Venezia e tutta una serie di interventi ambientali. Ilfattoquotidiano.it ne ha preso visione ed è in grado di svelare quali sono i retroscena di una sfida combattuta senza esclusione di colpi, fino alla sospensione del provveditore Cinzia Zincone per un mese, a partire dalla mezzanotte del 14 agosto, a seguito di un’intervista in cui criticava altri soggetti istituzionali e anche a causa di una contestazione relativa al pagamento di una impresa in presenza di concordato.

I principali personaggi in gioco sono tre: oltre a Zincone, l’architetto Elisabetta Spitz, commissario sblocca-cantieri del Mose, e il commercialista Massimo Miani, da un anno liquidatore del Consorzio che nel 2014 fu travolto dallo scandalo delle tangenti.

UNA MONTAGNA DI SOLDI – Quanto sia costato per davvero il Mose non lo sapremo mai. La cifra ufficiale di 5 miliardi e 493 milioni di euro del “prezzo bloccato” è già superata. Il liquidatore Miani ha calcolato che il Consorzio ha ricevuto in totale 7 miliardi e 268 milioni di euro di acconti dal Provveditorato, ma nel consuntivo inviato al Tribunale emerge che fino al dicembre 2014 il Consorzio aveva incassato 8 miliardi e 730 milioni di euro (spesi al 90 per cento). Nelle pieghe del bilancio dello Stato erano rimasti 538 milioni di euro che il Cipess a giugno ha svincolato per i seguenti interventi: “completamento del sistema MO.S.E… compensazione ambientale e paesaggistica… ripristino e verifica tecnica di alcune parti già completate… manutenzione… prima fase di avviamento… prosecuzione della salvaguardia della laguna”.

LA PAROLA MAGICA: “RIMODULAZIONE” – Nella storia del Mose si contano 6 Convenzioni (dal 1985 al 1992), in particolare la quinta Convenzione del 1991 ha dato vita a 6 atti aggiuntivi. Il settimo è quello che si sta discutendo e che ha scatenato la guerra. In più punti il commissario Spitz ha chiesto di inserire la rimodulazione” della destinazione degli interventi, accompagnata da due punti fermi: la “priorità di finire l’opera” e l’aggiornamento delle “forme di anticipazione e remunerazione in favore del Consorzio Venezia Nuova”, anche per “scongiurare situazioni di tensione economico-finanziaria come quella che si è da ultimo registrata”. Il riferimento è ai 200 milioni di debiti e al tentativo di ristrutturarli, naufragato in Tribunale con l’apertura del concordato preventivo. L’atto aggiuntivo è formato da 19 pagine e 11 articoli. Ma perché “rimodulare” la spesa? Per “aumentare gli stanziamenti destinati alle opere relative al Sistema Elettromeccanico Mose e contestuale riduzione di quelli destinati agli ulteriori interventi”.

“PRIMA FINIRE L’OPERA” – Il commissario Spitz vuole accelerare sul Mose, perché i cantieri sono fermi. Questa è la sua priorità, mentre Zincone aveva sostenuto la linea dell’equilibrio di spesa, guardando anche “agli ulteriori interventi del sistema Mose”. Non è solo uno scontro di soldi, ma anche di potere decisionale. Il Sistema Elettromeccanico Mose contiene i seguenti capitoli: opere civili e marittime alle bocche di porto, paratoie e connettori, impianti, mezzi speciali, risoluzione delle criticità, interventi funzionali alla fase di avviamento e manutenzione. Gli “ulteriori interventi” riguardano, invece: monitoraggi ambientali, compensazione ambientale prescritta dalla Commissione Europea, infrastrutture nell’Arsenale di Venezia, centro operativo e interventi della salvaguardia della Laguna.

RISERVA “10 PER CENTO” – Prima il Mose rispetto alle tematiche ambientali? Questo il dilemma della “rimodulazione”. Il commissario Spitz per assicurarsi la priorità di interventi ha proposto di accantonare il 10% dei 538 milioni (quindi circa 54 milioni di euro) destinandoli a tale scopo. E siccome i soldi non sono disponibili tutti e subito, si tratta di lanciare una specie di “opa” che lascia gli interventi ambientali in secondo piano. E’ su questi punti che Zincone ha contrastato l’impostazione di Spitz e Consorzio. In una lettera ha scritto: “Negli ultimi anni si è privilegiata l’esigenza di completare gli impianti elettromeccanici, con conseguente sacrificio di altre componenti della salvaguardia. La ripartizione approvata dal Cipess è l’unico punto di equilibrio tra le diverse esigenze, tutte reali e concrete, e tutte riconducibili alla salvaguardia dei centri abitati, Venezia in primis”. E ha espresso “il timore che la rimodulazione vada a scapito, ad esempio, degli interventi su Piazza San Marco, destinata a soccombere anche con un Mose con impianti diversi dagli attuali”. Per questo non aveva firmato la bozza, ma l’aveva corretta in numerosi punti.

QUANTI SONO I DEBITI? – Il liquidatore Miani ha indicato in 201 milioni i debiti del Consorzio, di cui 145 milioni dovuti al Provveditorato. Cinzia Zincone aveva preparato giorni fa una lettera (mai spedita) in cui chiedeva al liquidatore di specificare le voci di debito, ritenendo che fosse di molto inferiore. Proprio sui debiti si è svolta in Tribunale una battaglia che Miani, con l’avvocato Stefano Ambrosini, ha perso. Il Consorzio sosteneva di non poter essere soggetto a fallimento, considerandosi un “organo dello Stato”. I giudici gli hanno dato torto. Inoltre, chiedeva la ristrutturazione del debito, un accordo per pagare solo in parte i creditori. Il Tribunale non si è accontentato delle autocertificazioni del Consorzio sul fatto che fossero aperte trattative con un numero sufficiente di creditori. Ha effettuato controlli e accertato “l’insussistenza di trattative rilevanti”. Per questo il Consorzio è avviato verso il concordato preventivo e i cantieri sono fermi.

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