Immagini e notizie strazianti dall’Afghanistan, dove molte saranno le vittime della repressione talibana e pochissime di tali potenziali vittime otterranno l’asilo in Occidente, vista la contrarietà di stomachevoli governi come quello austriaco e simili. Da noi la ministra Luciana Lamorgese ha dichiarato che ne prenderemo qualcuno, ma si aspetta la reazione consueta di Matteo Salvini & C. Eppure, accogliere i rifugiati è un dovere per Stati come il nostro che hanno contribuito all’attuale disastro afghano.

È del resto noto da tempo come i talebani siano in buona misura una creatura dell’Occidente e degli Stati Uniti, che ne alimentarono la crescita a partire dalla fine degli anni Settanta in risposta all’intervento sovietico in Afghanistan. Accurate e documentate cronache storiche al riguardo sono ad esempio quelle del giornalista statunitense John K. Cooley, che nel suo libro Unholy Wars ricostruisce minuziosamente la politica occidentale dell’epoca.

Poi, come spesso succede, il giocattolo è scappato di mano all’apprendista stregone e l’ideologia fondamentalista ha condotto i talebani a instaurare una propria società e un proprio Stato, sempre con l’appoggio del Pakistan, altro storico baluardo occidentale nell’area, e dei suoi servizi segreti. La scelta di Bush junior di invadere il Paese, col pretesto del coinvolgimento dei talebani nell’attentato delle Torri Gemelle, rientrava in realtà nella logica demenziale che avrebbe prodotto due anni dopo l’aggressione all’Iraq e a distanza di dieci anni quella alla Libia.

Un susseguirsi di atroci fallimenti. Solo uno come Bush junior poteva illudersi di trapiantare il modello occidentale colla forza delle armi da quelle parti. E i risultati si sono visti nell’arco dell’ultimo ventennio: centinaia di migliaia di vittime, totale devastazione sociale, civile ed economica e la proliferazione rigogliosa del terrorismo jihadista in Africa e Medio Oriente. Il crollo in poche ore, come un castello di carte, di Kabul, occupata dai talebani trionfanti mentre il popolo tira sassi e scarpe addosso ai militari in fuga, rappresenta davvero la conclusione di un ciclo di sconsiderate e criminali avventure militari degli Stati Uniti e dell’Occidente. Candido e cinico, il Segretario di Stato Anthony Blinken dichiara che gli Stati Uniti se ne vanno perché restare non risponde più ai loro interessi.

Non manca la tragicomica finale, nella forma dell’intervista di Matteo Renzi nelle vesti di mosca cocchiera, a Repubblica, il quale critica Joe Biden e auspica che gli europei rimangano al loro posto, confessando al tempo stesso, alquanto contraddittoriamente, che da soli non ce la possono fare. Solito indegno alibi: i diritti delle donne, come noto realizzati a pieno nel contesto del Rinascimento saudita del suo sponsor danaroso quanto animato da sincero slancio femminista.

Ipocriti lamenti che siamo destinati a sentir echeggiare ancora, e da varie parti, negli anfratti occupati dalla politica istituzionale e dai suoi corifei. Come quei giornalisti chiaramente provvisti di elmetto che, sempre su Repubblica, mettono solertemente in guardia dalle insidie dei cinesi che starebbero approfittando della situazione per tentare di destabilizzare l’Occidente. Quando anche agli idioti è evidente come oggi sia necessario l’appoggio cinese, e quello russo, per tentare di arginare il disastro provocato dalla Nato.

Il fiancheggiamento subalterno della follia imperialista è costato al nostro Paese, dal 2004 in poi, 53 militari uccisi e 8,5 miliardi di euro. Non abbastanza, evidentemente, per stimolare le vacue e fragili menti dei nostri politici di governo (e della sedicente opposizione meloniana) ad adottare approcci finalmente divergenti dal fallimentare e nefasto “pensiero” unico all’insegna della Nato. Che a Donald Trump, Biden & C. non freghi assolutamente niente dei diritti umani e di quelli delle donne in particolare è del resto confermato dal tenore degli accordi di Doha coi talebani che non ne facevano alcuna menzione, come ha ricordato Michela Arricale in un suo recente intervento. Da sempre i diritti umani vengono usati senza vergogna per tentare di imbellettare bombardamenti e massacri, ma nel momento delle scelte contano solo gli interessi degli Stati Uniti così come interpretati dal governo di Washington.

La liberazione dei popoli e quella delle donne che ne fanno parte non sarà certamente oggetto di qualche gentile omaggio disinteressato dei governi occidentali. Come dimostrato dall’esperienza storica del popolo kurdo e di altri popoli, la conquista dei diritti può avvenire solo sulla base dell’auto-organizzazione democratica, politica e militare, dello stesso popolo e in particolare delle donne, che si fanno promotrici di una vera e propria rivoluzione culturale. In modo assolutamente antitetico agli interventi imperialisti, coi quali al massimo è possibile qualche intesa tattica, peraltro precaria e di breve durata. E vedendo quei poveretti precipitare dalle fusoliere degli aerei statunitensi in fuga, cui si erano inutilmente aggrappati, vengono in mente le parole del Che Guevara nel suo intervento alle Nazioni Unite: “mai fidarsi degli imperialisti”.

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