L'obbligo è stato confermato dal governo nelle Faq pubblicate durante il fine settimana di Ferragosto. Fim, Fiom e Uilm in una nota fanno sapere di non voler accettare "nessuna disparità di trattamento fra luoghi di lavoro (per i quali non c'è l'obbligo, ndr) e mense". La rappresentanza interna al gruppo Leonardo si spinge a ventilare "l'inizio di un processo devastante di decisioni per decreto che modificano in senso discriminatorio il mondo del lavoro". Intanto le aziende procedono in ordine sparso
Sindacati ancora contro l’obbligo di green pass per accedere alle mense aziendali, confermato dal governo nelle Faq pubblicate durante il fine settimana di Ferragosto. Mentre i gestori del servizio attraverso Anir Confindustria fanno sapere che il controllo non spetta a loro. In vista del rientro al lavoro dopo le ferie, dunque, non c’è alcuna chiarezza su come sarà gestito il problema.
Fim, Fiom e Uilm in una nota avvertono di non voler accettare “nessuna disparità di trattamento fra luoghi di lavoro (per i quali non c’è l’obbligo, ndr) e mense”. Alcune aziende in questi giorni stanno iniziando ad anticipare che controlleranno o faranno controllare la certificazione dai gestori del servizio mensa. Secondo le sigle metalmeccaniche, che spiegano di “condividere l’obiettivo di completare la campagna vaccinale e di continuare a garantire sicurezza nei luoghi di lavoro”, si tratta di richieste “in contrasto con lo spirito di confronto e partecipazione che durante la prima fase della pandemia ha determinato la scrittura di protocolli nazionali e aziendali utili a ridurre il rischio di contagio da Covid-19 nei luoghi di lavoro”. E la rappresentanza interna al gruppo Leonardo si spinge a scrivere che la richiesta di vaccinazione o tampone negativo per entrare in mensa può essere “l’inizio di un processo devastante di decisioni per decreto che modificano in senso discriminatorio il mondo del lavoro”. Sulla stessa posizione i sindacati di polizia e della polizia penitenziaria.
Anir Confindustria dal canto suo, con il presidente Massimiliano Fabbro, ha spiegato che “le società della ristorazione collettiva non sono proprietarie dei luoghi e controllare l’utenza non rientra nelle loro competenze perché svolgono un servizio per conto terzi”. Le Faq del governo però dicono che il controllo spetterà ai gestori. “Si usa la parola ‘gestori’ in senso generico”, commenta Fabbro, “una errata analogia tra ristoranti e ristorazione collettiva. Sono due ambiti nettamente diversi. Non si introduce un obbligo con una Faq, piuttosto chiediamo di essere sentiti su un tema così rilevante sul piano sociale della sicurezza e del lavoro”.
Così le aziende procedono in ordine sparso. La Hanon Systems di Campiglione Fenile, dove i sindacati avevano minacciato lo sciopero, la settimana scorsa ha fatto marcia indietro e garantito l’ingresso a tutti. La Abb ha annunciato l’obbligo di produrre il green pass scatenando le ire della Fiom – “Chiediamo che in ogni sito venga sospesa questa decisione unilaterale e vengano immediatamente convocati i Comitati aziendali Covid per trovare soluzioni adeguate senza escludere il costante tracciamento attraverso i tamponi a carico dell’azienda” – anche se a chi ne è sprovvisto sarà fornito un lunch box da consumare fuori dalla mensa. Stessa scelta per Electrolux Italia, che ai lavoratori senza certificazione fornirà pasti da asporto da consumare “in sicurezza attraverso un consapevole comportamento che preveda una debita distanza tra i vari dipendenti e le altre forme precauzionali”.
Dal 17 agosto il pass serve anche per accedere al servizio mensa dei dipendenti dentro la Città del Vaticano. In alternativa bisognerà esibire una certificazione medica comprovante l’impossibilità a sottoporsi a vaccinazione, secondo quanto deciso dal Governatorato.