Negli ultimi anni ho visitato numerosi dipendenti della sede di Milano di Emergency. Persone speciali come il fondatore, Gino Strada, che ci ha lasciato in questa calda estate.
Un grande uomo, un grande medico che spesso diceva cose simili a quelle che dico io da circa 18 anni e da quasi dieci da questo mio spazio, come Gino che diceva: “Io mi ostino a voler fare il mio lavoro, medico e chirurgo. Mi occupo giornalmente di sanità e di medicina. Se qualcuno venisse a propormi di fare il ministro della Sanità risponderei che il mio programma è molto semplice: faccio una sanità d’eccellenza, spendendo la metà di quello che si spende oggi, eliminando il conflitto di interesse introdotto nella mia professione dalla casta politica: il pagamento a prestazione.
Il nostro sistema sanitario era uno dei migliori al mondo, la casta, con la complicità dei medici, lo ha rovinato. L’interesse del medico è che la gente stia male, per fare più prestazioni. Ma nove milioni di persone non hanno più accesso alla sanità. Io eliminerei tutto questo. Ecco perché nessuno mi ha mai chiesto di fare il ministro della Sanità. A me piacerebbe in futuro aprire anche in Italia il primo ospedale di Emergency, per far rivedere agli italiani, dopo 30 anni, che cos’è un ospedale, non una fottuta azienda. La sanità è uno scandalo pubblico”.
Ecco perché mai chiameranno me o Francesco Zambon, caro Gino, a fare l’assessore o il ministro. Ecco perché alcune persone non aspettano il loro turno naturale ma se ne vanno prima, come Giuseppe De Donno. Il mondo della sanità, che dovrebbe solo dare salute a tutti, ce la toglie. Sì la sanità è uno scandalo pubblico ancora di più per quei medici che sono diversi e pensano ancora che il paziente debba stare al centro del sistema, non aziendale, ma sanitario. Senza se e senza ma. Questa pandemia quanto mai mette alla prova tutto.
Mario Giordano nel suo ultimo libro, Sciacalli Virus, salute e soldi (chi si arricchisce sulla nostra pelle) presenta vari aspetti del mondo sanitario.
Così alla pagina 36 scrive: “Ma non tutti i medici sono così. Anzi, moltissimi non sono così. E denunciano stranezze e storture. Per esempio, nell’aprile 2019 uno di loro che ha a cuore questi temi, Domenico De Felice, ha scritto nel suo blog di un farmaco che viene venduto sia come collirio sia come gocce per il mal d’orecchio. Lo stesso flacone, la stessa azienda, lo stesso prodotto. Ebbene: come collirio costa nove euro. Come gocce per le orecchie costa 15 euro. Vorrei capire la necessità di tanta differenza – dice giustamente – vista l’eguaglianza assoluta di principio attivo. Sarà la confezione più accattivante? Il beccuccio più lungo? Nell’attesa che qualcuno intervenga per farci capire, resta il sospetto che la spiegazione sia sempre la stessa. La più semplice. E tintinnante”.
E ancora alla pagina 109 dove si parla di Actos, un antidiabetico orale molto contestato, soprattutto dal sottoscritto dopo il caso Mediator in Francia (guardate il bellissimo film “150 mg”): “L’Aifa ha organizzato un lungo studio, chiamato Tosca, i cui risultati sono emersi dopo quasi dieci anni di ricerca e tante polemiche. Actos è stato promosso […] Eppure c’è chi, come il dottor Domenico De Felice, nel suo blog, continua a sollevare dubbi. In troppi casi, infatti, a cominciare proprio dal Mediator, lo stop delle autorità è arrivato in ritardo così da giustificare qualche perplessità. E, di conseguenza, da giustificare qualche interrogativo in più al direttore medico della Takeda. Dott. Gentile, perché Actos è stato vietato in Francia? Risposta: ‘Era un contesto particolare’. Il contesto particolare è la bufera conseguita allo scandalo Mediator? ‘Esatto’ … E le novemila cause degli Stati Uniti? ‘Casi un po’ artificiosi’. Ma avete pagato… ‘Per evitare lungaggini burocratiche’. Mi resta qualche dubbio”.
Restano anche a me tanti dubbi. Ma ho anche tante certezze e idee: si potrebbe fare meglio per la salute di tutti. Qualche politico vuole ascoltare? Nel vicolo degli onesti noi ci siamo, Gino. Tu controlla e aiutaci. Ci vediamo.