Resti umani mummificati, capelli e ossa di un individuo inumato. È l’incredibile scoperta fatta in una antica sepoltura a Pompei, rinvenuta presso la necropoli di Porta Sarno, a est dell’antico centro urbano. Sulla lastra marmorea posta sul frontone della tomba si trova un’iscrizione commemorativa del proprietario, Marcus Venerius Secundio, che richiama, straordinariamente, lo svolgimento a Pompei di spettacoli in lingua greca, mai prima attestati in maniera diretta.
La scoperta è avvenuta nel corso di una campagna di scavo promossa nell’area della necropoli di Porta Sarno, dal Parco Archeologico di Pompei e dall’Università Europea di Valencia. Il personaggio di Marcus Venerius Secundio, che compare anche nell’archivio di tavolette cerate del banchiere pompeiano Cecilio Giocondo, proprietario della domus omonima su via Vesuvio, era uno schiavo pubblico e custode del tempio di Venere. Una volta liberato, aveva poi raggiunto un certo status sociale ed economico, come emergerebbe non solo dalla tomba piuttosto monumentale, ma anche dall’iscrizione: oltre a diventare Augustale, ovvero membro del collegio di sacerdoti dediti al culto imperiale, come ricorda l’epigrafe, “diede ludi greci e latini per la durata di quattro giorni”.
“Una scoperta straordinaria” commenta Gabriel Johannes Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei che ha posto l’accento anche sul tipo di sepoltura inusuale sulla quale si dovrà indagare. “Per gli adulti era uso per gli adulti l’incinerazione e solo piccoli bambini venivano inumati, è un rituale molto insolito – spiega – che ha fatto sì che lo scheletro si conservasse in maniera molto buona”.