“Aspetto che i Talebani vengano a uccidermi“. Le parole sono quelle di Zarifa Ghafari, 27 anni, la più giovane sindaca dell’Afghanistan e una delle poche donne ad aver mai ricoperto un incarico governativo nella città assai conservatrice di Maidan Shar, capoluogo della provincia centrale del Maidan Wardak. All’indomani della caduta di Kabul è lei stessa a raccontare la sua paura a iNews. E mentre i talebani promettono che l’Emirato Islamico garantirà la sicurezza e il rispetto dei diritti per ogni donna – “seppur nel rispetto della Sharia”, ha detto il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid nella prima conferenza stampa dopo la conquista del Paese -, sono molte le ragazze e donne che, come lei, negli anni hanno ricoperto importanti ruoli istituzionali e si sono battute per la propria libertà, e per questo temono le rappresaglie da parte del nuovo governo afghano.
“Sono seduta qui in attesa che arrivino. Non c’è nessuno che aiuti me o la mia famiglia”, dice Ghafari. Lei non ha nemmeno provato a fuggire dal Paese come le migliaia di persone ammassate nell’aeroporto di Kabul o scappate dalle città. “Sto solo seduta con loro e mio marito. Non posso lasciare la mia famiglia. E comunque, dove andrei?”. Negli anni, Ghafari ha condotto battaglie per i diritti delle donne attraverso la politica e un programma radiofonico. Ha continuato a lottare per la giustizia sociale anche davanti alle minacce e agli attentati compiuti dai talebani verso di lei e la sua famiglia, che hanno portato alla morte del padre di Zarifa, il colonnello dell’esercito Abdul Wasi Ghafari, giustiziato lo scorso novembre. All’epoca fu la stessa Zarifa a puntare il dito contro i guerriglieri islamisti: “Sono stati loro”, disse. “Non mi vogliono a Maidan Shar. Ecco perché hanno ucciso mio padre”.
La sua tenacia è stata riconosciuta anche a livello internazionale: nel 2019 la Bbc l’ha inserita nella lista delle “100 donne più influenti del mondo“, e dal 2020 è una delle “Donne internazionali del coraggio” elette dagli Stati Uniti d’America. Ma ora, Zarifa teme per la sua vita. lei. Negli ultimi mesi, con i Talebani che guadagnavano sempre più potere e avanzavano verso la capitale, le era stato assegnato anche un lavoro al ministero della Difesa a Kabul, con il compito di occuparsi dei soldati e dei civili feriti in attacchi terroristici. Ora non le rimane più nulla: “Sono così distrutta”, dice a iNews, “Non so su chi fare affidamento. Ma non mi fermerò ora, anche se verranno di nuovo a cercarmi. Non ho più paura di morire“.