Durante una riunione della Commissione centrale per gli affari finanziari ed economici del Partito comunista cinese, il presidente ha sottolineato la necessità di "regolamentare i redditi eccessivamente alti". Archiviata la fare in cui ad alcune aree e gruppi era stato consentito di "arricchirsi prima di tutti". Verso una stretta sui grandi gruppi tecnologici
Il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto una “regolamentazione dei redditi elevati” più forte. Lo riporta il Financial Times, spiegando che si tratta dell’ultimo tassello della stretta sui grandi gruppi tecnologici che dovrebbe comprendere a breve anche norme contro la concorrenza sleale. Ma il segnale lanciato da Xi riguarda in particolare la disparità economiche. Durante una riunione della Commissione centrale per gli affari finanziari ed economici del Partito comunista cinese, il presidente ha sottolineato la necessità di “regolamentare i redditi eccessivamente alti e incoraggiare i gruppi e le imprese ad alto reddito a restituire di più alla società“. Il comitato ha aggiunto che mentre il partito aveva permesso ad alcune persone e regioni di “arricchirsi prima di tutti” nei primi decenni della riforma e del periodo di apertura della Cina, ora stava dando la priorità alla “prosperità comune per tutti“. Secondo la Hurun Global Rich List la Cina conta oggi oltre 1.000 miliardari in dollari.
In parallelo Pechino si prepara a una nuova stretta sul settore internet. L’Antitrust cinese sarebbe pronto a varare nuove direttive che mirano a vietare la concorrenza sleale, limitando al contempo l’uso dei dati degli utenti. Le regole pubblicate dall’Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato (Samr) vietano di fornire dati falsi, nascondere recensioni negative e promuovere solo recensioni positive. Inoltre, le piattaforme internet non dovrebbero utilizzare dati, algoritmi e altri mezzi tecnici per influenzare le scelte degli utenti o altri metodi per eseguire il cosiddetto dirottamento del traffico. Gli operatori non dovrebbero utilizzare dati e algoritmi per raccogliere e analizzare le informazioni commerciali dei concorrenti.
Martedì, dopo la notizia, si sono subito viste le prime conseguenze sui mercati: l’indice Hang Seng di Hong Kong ha segnato un calo dell’1,66% in chiusura. A Shanghai l’indice Composite ha ceduto il 2%, mentre a Shenzhen il Component è scivolato del 2,33%. I crolli più evidenti hanno riguardato i colossi internet quotati a Hong Kong come Alibaba (-4,77%), Tencent (-4,14%) e JD.com (-3,12%). Lo scorso aprile l’antitrust cinese aveva comminato una multa record da 2,8 miliardi di dollari proprio ad Alibaba per abuso di posizione dominante. Intanto il presidente della Sec statunitense, Gary Gensler, ha lanciato un avvertimento agli investitori Usa circa il forte rischio legato agli investimenti in azioni cinesi. Gensler ha detto lunedì in un videomessaggio che ci sono molte cose che gli investitori americani non sanno su alcune società cinesi quotate negli Usa, rimarcando il rischio politico e normativo legato al fatto che “il governo cinese potrebbe, come ha fatto diverse volte di recente, cambiare significativamente le regole nel bel mezzo del gioco”. La Sec ha bloccato per il momento le Ipo di società cinesi e desidera che gli investitori abbiano maggiori informazioni.