Scienza

Eutanasia, ecco perché sono contrario al referendum

E’ morto Gino Strada. Il fondatore di Emergency cha ha combattuto tutta la vita contro le guerre per salvare vite umane non è più con noi. Accade proprio mentre il nostro ministro della Salute Speranza fa outing in favore e a sostegno non della Sanità in Calabria cui era stato proposto Gino Strada come commissario, né contro tutte le guerre del mondo, ma a favore della sottoscrizione on line del referendum sulla eutanasia, che letteralmente significa “dolce morte”.

Sono letteralmente terrorizzato e sconvolto, quale medico e quale ammalato, dalla accelerazione e pervasiva ossessione con le quali, sui media e sui social, senza adeguata riflessione e discussione, si stia perseguendo una massiccia campagna di incitamento alla sottoscrizione del primo referendum popolare on line sulla eutanasia (!) e non sui mille e mille problemi gravissimi che incombono oggi su ogni cittadino italiano in Sanità: per sopravvivere e non per avere una “dolce morte” da qualcuno che dovrebbe essere quindi un medico.

Si dice che l’eutanasia non riguarda ‘la libertà di uccidere’, ma una richiesta della persona sul proprio corpo. Insomma, nessuna decisione presa da terzi, ma dagli stessi soggetti (ancora in grado di intendere e di volere) che chiedono di poter disporre del proprio corpo come desiderano: si rientra qui nel campo dei diritti civili, di cui tra l’altro, anche se malati terminali, si può scegliere di non usufruire.

Sottoscrivere a priori “testamenti biologici” e fornire indicazioni che poi non sempre possono essere ritrattate significa però dare la possibilità a qualcuno, con delega legale quindi, di potere disporre del corpo e della vita degli altri. Siamo sicuri che sarebbero tutti medici onesti e santi, come ad esempio un Giuseppe Moscati e/o un Gino Strada? E perché non ho mai sentito certamente un Moscati ma non ho trovato neanche una sola parola di Gino Strada favorevoli su questo argomento così delicato, al contrario di “influencer” non medici come Fedez?

Togliere la vita ad un essere umano, sia per eutanasia che per aborto, ancorché possibile e lecito in alcuni e ristrettissimi casi a noi medici, e millenni prima della istituzione della stessa Chiesa cattolica, è esplicitamente proibito nel nostro antichissimo Giuramento di Ippocrate. Non è assolutamente una norma impositiva, bigotta o liberticida, ma in linea con la necessità di comprendere quanto e come la professione medica deve orientarsi nel regolamentare chi, con la sua Arte, è in grado di uccidere con l’uso dei farmaci. La Morte è una cosa troppo seria, complessa e delicata per essere liberalizzata e regolamentata da una semplice e banale legge.

Il clamore mediatico e la “chiamata alle armi” della sottoscrizione on line da parte di esponenti politici, influencers e di ammalati ancora in grado di comprendere e volere, ma che non immaginano il rischio che corrono nel caso reale e concreto di non potere più intendere e volere, lo trovo fuori luogo, inopportuno come minimo, mi fa male e mi addolora perché nulla è più terribile e delicato del momento di decidere come lasciare andare via la Vita, e quel momento nessuno di noi può affrontarlo da solo. Nessuna legge potrà mai normare in maniera esaustiva e considerare tutte le infinite possibilità in cui ognuno di noi si verrà a trovare. La Legge deve impedire che nessun essere umano si trovi da solo o in balia di estranei e/o mercenari in quel terribile, supremo, momento. Tantomeno politici!

Il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi ha in più occasioni proclamato ed ottenuto che non è giusto che si sottragga anche un solo possibile giorno di vita a nessun ammalato di cancro se lo Stato deve pagare una cura anche tremila euro a fiala al giorno, come sta accadendo per quasi tutti i tumori. Ho ricevuto l’incarico di Farmacoeconomia di un prestigioso IRCCS di Oncologia nel lontano 2001 quando l’intera spesa farmaceutica per curare il cancro nel mio Istituto era di 6.5 milioni di euro l’anno. Oggi, 2021, è arrivata a 61 (!) , mentre la spesa per il personale resta ferma a 48 (!), a sostanziale parità di posti letto. Abbiamo registrato progressi notevoli nelle cure ma mai pari all’incremento percentuale della spesa per i farmaci sotto brevetto.

Nel corso di questi anni, specie poi durante la pandemia, i nostri terapisti antalgici sono spariti, riassorbiti nelle terapie intensive ed accade così, in maniera abbastanza ovvia, che quando le costosissime cure cui sono sottoposti i nostri pazienti non servono più si invoca la presenza di un Hospice e magari un testamento biologico in grado di togliere il pensiero e gli elevatissimi costi di assistenza per i malati terminali sia allo Stato che alle famiglie con una “opportuna” eutanasia.

Una legge per l’eutanasia risulta pertanto estremamente opportuna innanzitutto per eliminare i costi dovuti ad una assistenza dei malati terminali, e riservare le risorse economiche e qualche giorno di vita in più soltanto a quei pazienti in grado di “consumare” farmaci da 3mila euro a fiala.

L’incremento dei costi del nostro meraviglioso SSN si sta orientando sempre più a pagare farmaci e vaccini sotto brevetto ma non più le cure antalgiche per i pazienti cronici e terminali e sempre meno a pagare chi si fa carico assistenziale dei nostri pazienti, quindi potenzialmente di ognuno di noi. In sintesi ci curiamo fino a che possiamo indurre lo Stato a spendere milioni di euro per farmaci sotto brevetto, e chiameremo per qualche decina di euro chi ci verrà ad uccidere a casa quando non potremo più essere consumatori di farmaci ad alto costo a carico del SSN. Qualcuno dei “competenti” influencers ha pensato ad una possibile e tragica distorsione del genere?

L’eutanasia non è argomento da referendum e tantomeno social ed influencer. Oggi sarei proprio veramente curioso di sapere cosa ne pensasse su un argomento così delicato anche il nostro carissimo Gino Strada.

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Ilfattoquotidiano.it pubblica questo blog perché su questo giornale online, come sempre, la libertà di espressione è un valore e consideriamo necessario il confronto delle idee. Non si può non specificare, tuttavia, che ilfattoquotidiano.it ha preso posizione a favore della raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale promosso dall’associazione Luca Coscioni. Esiste una sezione speciale in cui sono raccolte inchieste, approfondimenti, interviste che in molti casi sono già una risposta a questo blog.

Su un punto, in particolare, non è possibile essere d’accordo con il dottor Marfella: la politica non può voltarsi dall’altra parte. Deve occuparsi di questo tema e, con tutte le regole necessarie, mettere i cittadini che lo vogliono in condizione di essere liberi fino alla fine, soprattutto quando si trovano in condizioni di sofferenza tali da non considerare più “vita” il solo fatto di respirare. Nonostante numerose proposte di legge depositate negli anni, il Parlamento non ha mai trovato il tempo di occuparsene nonostante l’occasione avuta anche dopo una sentenza della Corte Costituzionale. La campagna referendaria sarà ora l’occasione per aprire finalmente un dibattito nel Paese, con opinioni e argomentazioni differenti, su un tema che riguarda tutti. E questa volta la politica non potrà più sottrarsi. Infine, proprio per l’impegno che ilfattoquotidiano.it sta portando avanti sotto il profilo degli approfondimenti sul tema, è difficile essere d’accordo con l’espressione “ossessione mediatica”: al contrario la gran parte dei giornali e tv ha quasi ignorato la questione della raccolta firme per il referendum. Un motivo in più, dal nostro punto di vista, per prendere posizione e mostrare una realtà fatta di persone che soffrono e di aspettative troppo spesso tradite.
La redazione de ilfattoquotidiano.it