Forza e carattere. Così Ikram Nazih, 23 anni, aspetta in cella l’avvio del processo d’appello per blasfemia e oltraggio all’Islam dopo la condanna a 3 anni e mezzo di carcere e poco meno di 5mila euro in primo grado. L’udienza inaugurale dovrebbe essere fissata entro il mese di agosto, alcune fonti parlano addirittura di pochi giorni di attesa, ma una data ufficiale ancora non c’è. Cambiata la difesa rispetto al primo grado, con una nuova legale molto esperta e informata del caso e del reato al centro dello stesso. L’avvocata è stata scelta dalla famiglia della giovane di origini e cittadinanza italo-marocchine arrestata all’aeroporto di Casablanca il 20 giugno scorso. Un cambio dell’apparato difensivo condiviso anche con i funzionari della nostra Ambasciata a Rabat che stanno seguendo con tutta l’attenzione possibile l’evolversi della vicenda. Venerdì 12 agosto l’Ambasciatore Armando Barucco è tornato per la seconda volta a fare visita alla 23enne reclusa nel carcere della capitale marocchina. Visita effettuata nelle scorse settimane anche da altro personale diplomatico, sia dell’Ambasciata che del Consolato.
Secondo fonti della Farnesina, contattate da ilfattoquotidiano.it, la famiglia della ragazza è presente. I genitori sono volati a Rabat una volta appresa la notizia del fermo della figlia e hanno avuto la possibilità di incontrare Ikram Nazih in carcere. Ora per loro le visite sono interrotte a causa delle misure anti-Covid, ma la presenza del personale diplomatico italiano, in visita almeno una volta a settimana per verificare le condizioni ed eventuali bisogni, garantisce la massima sicurezza. Le condizioni di Ikram Nazih sono tutto sommato buone, per lei l’esperienza è molto difficile, ma sembra stia reagendo grazie al suo carattere. L’Ambasciata monitora costantemente la situazione ed è in contatto con la direzione del carcere affinché la giovane riceva tutta l’assistenza necessaria. Per certi versi il dramma di Ikram Nazih ricorda da vicino quello di Patrick Zaki. Come lo studente egiziano impegnato nel corso Erasmus all’Università di Bologna, arrestato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020 e da allora in cella in attesa di giudizio, Ikram è stata fermata al ‘Mohamed V’ di Casablanca in arrivo da Marsiglia, città dove vive e frequenta l’università. Tornava in Marocco, nella provincia di Marrakech, dove abitano alcuni parenti e dove sono originari i suoi genitori, mentre lei è nata in Italia, a Vimercate (Monza Brianza) nel 1998. Era il 20 giugno scorso. Non immaginava che la condivisione di una vignetta satirica su Facebook, fatta nel 2019 (il post, secondo alcuni, sarebbe stato subito rimosso, mentre Ikram Nazih sostiene di non averlo mai condiviso), in cui irrideva la sura 108 del Corano le sarebbe costata una condanna per blasfemia. Un’organizzazione religiosa marocchina, al tempo, aveva notato il post irriverente della ragazza e l’aveva denunciata per vilipendio della religione. La giustizia del Paese nordafricano ha atteso la prima occasione buona e nel giro di appena una settimana ha arrestato la 23enne giungendo alla sua condanna in primo grado già il 28 giugno.
La notizia dell’arresto di Ikram Nazih è arrivata anche in Italia e dopo l’iniziale clamore suscitato dalla condanna le attenzioni in questo torrido mese di agosto stanno scemando. Chi è in contatto con le autorità diplomatiche italiane a Rabat è la deputata Yana Ehm (ex M5s e ora nel gruppo Misto), autrice di una delle tre interrogazioni parlamentari sulla vicenda. Assieme alle altre, della collega del Gruppo Misto Elisa Siragusa e di Massimiliano Capitanio (Lega), la sua è stata discussa in commissione Esteri e a rispondere è stato il Sottosegretario Manlio Di Stefano. La Ehm garantisce di essere periodicamente aggiornata sulla situazione: “L’attenzione sul caso è massima e la nostra rappresentanza diplomatica a Rabat sta seguendo il caso giorno per giorno”, dice la deputata. “L’Ambasciatore stesso è già andato in carcere per incontrare la ragazza, la stessa cosa ha fatto il Console Onorario. L’attenzione è costante per un caso molto delicato e sensibile. Il fatto che la ragazza abbia la doppia cittadinanza, italiana e marocchina, è dirimente e per costituzione il sistema giudiziario del Marocco è indipendente. Le garanzie processuali ci sono tutte ad oggi e confido in una rapida fissazione dell’udienza di appello, garantendo al contempo massima tutela alla nostra connazionale”. E ha concluso: “Il mio impegno politico ci sarà”.
Ikram Nazih pur essendo nata nel Comune della Brianza, dove è cresciuta assieme alla sua famiglia originaria del Marocco, non vive più da tempo in Lombardia. “La ragazza è da considerare una nostra concittadina perché qui a Vimercate c’è nata, ma ormai lei e la sua famiglia si sono trasferiti da alcuni anni”, ha commentato il primo cittadino M5s di Vimercate Francesco Sartini. “Ciò nonostante mi sono subito attivato presso la Farnesina per avere informazioni e ricevere continui aggiornamenti. C’è grande preoccupazione per le sorti di Ikram. Non ho conosciuto né lei né la sua famiglia, neppure mia figlia la ricorda, eppure le due sono coetanee”. E ha concluso: “La ragazza, nata in Italia, ha assorbito la cultura europea e probabilmente ha sottovalutato la portata del suo gesto”. Sulla facciata del palazzo comunale, ricorda Sartini, “già campeggiano gli striscioni dedicati alle battaglie per Giulio Regeni e Patrick Zaki”. Ora si aggiunge la battaglia perché Ikram Nazih sia presto libera.