di Gionata Borin
La Calabria brucia; la terra da cui derivano metà delle mie origini brucia. Come il resto del Meridione d’Italia. Bruciano La Sila; il Pollino. Brucia l’Aspromonte; brucia il patrimonio Unesco. Brucia l’identità e la storia di un territorio. Ma il fuoco che sta devastando ettari ed ettari di macchia mediterranea non è causato solo da disattenzioni, incuria, fatalità, sconsideratezza. Non ne sono solo complici il surriscaldamento globale e le alte temperature.
No, il fuoco che brucia la Calabria è il frutto d’interessi illeciti e criminali. Un fuoco che ha cause e responsabilità ben chiare, precise, definite: si chiamano mafia, ‘ndrangheta e “malapolitica” o meglio “politica clientelare, sprecona e collusa”.
Gli interessi delle mafie dietro agli incendi secondo me sono molteplici. Ecco quelli che mi sembrano preponderanti: riaffermazione del controllo sul territorio, distrazione dei fondi destinati al rimboschimento, speculazioni edilizie che deriverebbero dal mutamento di destinazione urbanistica dei terreni incendiati, business per impianti fotovoltaici ed eolico, allevatori e pastori disonesti (molto spesso vicini alle mafie) che appiccano incendi per avere più terreni per i pascoli, garantendo il controllo del territorio ai clan e accedere ai fondi europei per l’acquisto di bestiame.
Questo causa naturalmente ritorsioni nei confronti degli allevatori onesti, quelli che non cedono alle minacce degli ‘ndranghetisti a cui fanno gola i loro terreni, enti pubblici regionali per la prevenzione anti-incendio boschivo, come “Calabria Verde”, che costa annualmente 160 milioni di euro di stipendi, conta 4.800 addetti ed è stata usata dalla politica come “moneta di scambio” clientelare, con assunzioni di personalità a cui manca una formazione specifica o addirittura assumendo uomini delle ‘ndrine.
Le fiamme che stanno devastando la Calabria sono il segno evidente e tangibile di una terra depredata e abbandonata negli ultimi 30 anni (e oltre) da una classe dirigente, da destra a sinistra che, alternandosi con una buona dose di trasformismo, si è sempre seduta al tavolo del “Sistema” assieme a ‘ndrangheta; massoneria deviata; (im)prenditoria; professionisti; pezzi di magistratura deviata.
Tutti pronti a spartirsi la torta. Un “Sistema” che ha ridotto la Calabria ad essere la Regione più povera d’Europa, con conseguenze ben evidenti: peggior servizio sanitario a livello nazionale, disoccupazione e quindi la negazione dei più basilari diritti costituzionali che va ad ingrassare sacche politico-clientelari e richieste di favori al boss della zona, nate da esigenze reali; emigrazione di giovani; abusivismo edilizio, sistemi di depurazione delle acque inefficace, scarichi abusivi e mari inquinati; crisi dei rifiuti; opere pubbliche incompiute e appunto gli incendi.
Ma i calabresi onesti, che sono la stragrande maggioranza, hanno una possibilità di riscatto. La possibilità di rovesciare “il Sistema” con il voto alle elezioni regionali del 3 e 4 ottobre. Vi chiedo, quindi, di non disperdere il vostro voto; ma di guardare all’interno delle varie liste che si presenteranno, verso quelle persone credibili e pulite con una storia concreta alle spalle fatta di battaglie ed esperienze “sane”, che non puzzino di compromesso morale e che possano garantire rottura del Sistema e capacità amministrativa.
Guardate a quei candidati che non solo sono onesti ma che appaiano anche tali. Rifiutate quindi di esprimere il vostro voto per i trasformisti; per chi vi promette il posto di lavoro, la raccomandazione e il favore; per chi candida figli, parenti e amici degli amici in modo da dare continuità alla propria egemonia; per chi ha pessime frequentazioni come con gli ‘ndranghetisti. Ma non fermatevi alla mera delega: impegnatevi in prima persona nella politica, nel sociale e nel volontariato; occupando quegli spazi che l’intervento repressivo dell’autorità giudiziaria vi ha liberato. Fatelo!