“La terza dove dovrà essere garantita a partire da ottobre, ma si partirà con le persone più fragili, coloro nei quali è attesa una minore risposta immunitaria dopo il vaccino, come i pazienti oncologici in chemioterapia o chi ha subito un trapianto. Ed è evidente che una terza dose è necessaria”. Lo annuncia ai microfoni della trasmissione “Ma cos’è questa estate” (Radio24) il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che precisa: “Non è il governo, ma gli enti regolatori che devono darci l’ok per l’utilizzo della terza dose. Noi siamo pronti, ne stiamo già discutendo già da aprile-maggio. Sono mesi che la discussione è aperta con l’acquisizione di dati scientifici e più si avvicina ottobre, più i dati diventano più forti, più probabile è che gli enti regolatori ci daranno l’ok. Io stesso ho scritto ad Aifa diverse volte, anche nei giorni scorsi, ribadendo questa necessità”.
Sileri si dichiara concorde con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, circa la norma sull’obbligo di green pass nelle mense aziendali: “Va rivista, perché la mensa è luogo di lavoro. E’ pur vero che dove c’è una mensa c’è maggior rischio di aggregazione, ma è vero anche che le norme e i protocolli hanno messo le mense in sicurezza. Se tu lavori fianco a fianco con altre persone e poi vai a pranzo nella mensa, il rischio dovrebbe essere lo stesso che avevi quando eri in ufficio. Quindi una discussione su questo deve sicuramente essere ripresa. Sono quindi d’accordo con Landini quando afferma che la mensa è luogo di lavoro e che il green pass va rivisto con un accordo tra le parti”.
Il sottosegretario dissente, tuttavia, da Landini sull’obbligo vaccinale: “Al momento non vi è necessità. È pur vero che abbiamo circa 4 milioni di over 50 che non sono vaccinati. Ma credo che la campagna di comunicazione, che in questo momento sta andando indubbiamente molto meglio di prima, consentirà di avvicinare queste persone alla vaccinazione. Se questo non dovesse accadere, forse una norma sull’obbligo dovrà essere pensata. Ma attenzione: questo non è un problema dell’Italia, ma dell’intera Europa. Noi possiamo anche arrivare a una soglia di vaccinazione del 90% della popolazione – continua – ma se poi abbiamo tutti i Paesi vicini dove questa soglia non viene raggiunta, lì si genereranno varianti e il virus continuerà a circolare. Non ci troviamo davanti al morbillo o a patologie similari, per le quali l’obbligo della vaccinazione tende a portare a zero i contagi. È un problema molto più ampio e la dimostrazione è che le varianti a oggi presenti sul nostro territorio sono state tutte quante importate. Quindi, la discussione dovrà essere fatta a livello europeo”.
Commento finale di Sileri sui tamponi gratuiti: “Un certo numero di tamponi dovrebbe essere garantito purché questo non diventi un incentivo a non vaccinarsi. Cioè, deve essere chiarito un punto: Il tampone va dato a coloro che sono ancora in attesa della vaccinazione avendola prenotata e a coloro che giustamente hanno dei dubbi, ma che dobbiamo convincere a vaccinarsi. Non vorrei che mettere a disposizione tamponi diventi un deterrente alla vaccinazione. Abbiamo purtroppo uno zoccolo duro di persone che non vogliono vaccinarsi a causa di idee strampalate mutuate dai no vax. Ma attenzione: chi non vuole vaccinarsi non necessariamente è no vax, però purtroppo le loro teorie circolano sui social”.