di Gianluca Pinto

Devo purtroppo confermare quanto, a suo tempo, ebbi modo di dire sulla chiarezza riguardo all’universo delle soluzioni contro il Covid. Ancora oggi le cose non sono chiare, e questo è normale, anzi sarebbe anomalo il contrario, a livello di scienza. Quello che, ancora una volta, non è normale è la comunicazione, sia riguardo le misure (vedi ad esempio il green pass), sia riguardo i vaccini (vedi la questione “terza dose”).

L’argomento “vaccini” ha da subito fatto intendere come le cose sarebbero state di difficile gestione a livello di comunicazione (problematica non certo ridimensionata dal condimento di propaganda politica). A proposito dell’efficacia dei vaccini ad esempio, da un po’ di tempo è presente la questione della “terza dose”. Di fatto, non sapendo ancora quanto durino gli anticorpi dalla seconda dose (perché mancano i dati essendo passati pochi mesi) già si parla della necessità della terza. Mi si spiega come si possa pretendere che alle persone non vengano dubbi su una gestione perlomeno anomala dei vaccini per motivi di profitto? Tutto questo, purtroppo, getta solo ombre sull’argomento.

Sempre riguardo all’efficacia dei vaccini, ricordo che mesi fa si affermava con una certa baldanza che chi si fosse vaccinato non avrebbe contratto (se non in casi marginali) il virus e non sarebbe stato contagioso. Adesso si riconosce che non è così. È come ascoltare il professor Sabino Cassese, per il quale le medesime iniziative istituzionali hanno difetti di costituzionalità o meno in base al governo che le attua. È chiaro che ciò crea sconcerto e dubbi sulle affermazioni espresse. Purtroppo non si può fare del vaccino una questione di fede e non si può criminalizzare chi ha dubbi, dato che gran parte dei dubbi li hanno fatti venire proprio le comunicazioni scoordinate e le affermazioni subito dopo sconfessate. Esistono, infatti, persone che hanno dubbi e paure e semplicemente “ritardano” il momento della vaccinazione per vedere se qualcosa può essere più chiaro. Queste persone non vanno trattate alla stessa stregua dei “No Vax” per principio, o ai negazionisti.

Alla problematica che riguarda l’efficacia e lo scopo dei vaccini si collega, poi, per forza di cose il tema del green pass. Chiarisco subito che una “attestazione di non pericolosità” (questo sarebbe in teoria il concetto di base del green pass) a mio avviso è necessaria per una questione di sicurezza collettiva; questo mi sembra palese e io personalmente lo trovo indiscutibile. Tuttavia, dato che lo scopo è quello di rendere possibili i movimenti a chi non è potenzialmente pericoloso, ossia contagioso (e chi non è potenzialmente contagioso, purtroppo in pandemia, è solo colui che “si sa” non esserlo – il “garantismo” qui proprio non funziona), per quanto mi dato di conoscere, ad oggi, l’unica reale “sicurezza” di ciò non è il vaccino, ma il tampone, cui si aggiungono la mascherina e il distanziamento. L’essere vaccinati non esclude la contagiosità e quindi la pericolosità, per cui a livello di certificazione di “non pericolosità” è inutile.

Allora diciamola bene e chiara: il green pass (tralasciamo il fatto veramente indecente, a livello di coerenza, che non sia necessario sui mezzi pubblici o sui treni a tratta breve, che sono i posti più pericolosi e promiscui) serve solo a spingere le persone a vaccinarsi. In questo caso, ma solo in caso di comunicazione onesta, allora potrebbe tranquillamente essere accettata la forzatura del green pass basato sul vaccino (anche se porrebbe altri problemi, come tutti ben sanno), perché così lo scopo vero sarebbe enunciato chiaramente, senza rischio di dare l’impressione di giocare con le parole o con la buona fede delle persone che poi, guarda che strano, sviluppano i “dubbi”.

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