Con il passare delle ore aumenta il numero delle vittime e dei feriti del terremoto di magnitudo 7.2 che il 14 agosto ha colpito Haiti. Siamo a quota 2.200 morti e 12.000 feriti. Con il passare del tempo, le speranze dei soccorritori di trovare superstiti si affievoliscono, sebbene si continui a rimuovere e spostare macerie anche a mani nude nei dipartimenti di Nippes e Grand’Anses e in quello Sud, che ha registrato il maggior numero di vittime.

Immediata la mobilitazione di Unicef, Save the Children e altre onlus che operano sul territorio da anni. Tutti in prima linea per sottolineare l’urgente bisogno di beni primari come cibo ed acqua pulita oltre alla necessità di assistenza sanitaria d’emergenza. La Cei ha annunciato che stanzierà un milione di euro dai fondi dell’8 per mille. Il rappresentante di Unicef ad Haiti, Bruno Maes, ha sottolineato in particolare la difficile situazione dell’edilizia scolastica, indicando che nel solo dipartimento del Sud, un centinaio delle 255 scuole esistenti sono state totalmente o parzialmente distrutte. Ad aggravare la situazione, è arrivato il passaggio dell’uragano Grace che, dopo aver colpito Porto Rico, si è abbattuto anche sull’isola, flagellando con forti venti e piogge battenti diverse regioni haitiane, e causando almeno cinque morti e numerosi danni.

Il governo di Haiti, sebbene in piena crisi politica a solo un mese dall’assassinio del suo presidente, Jovenel Moise, ha inviato nei giorni scorsi per via aerea e marittima, nel più breve tempo possibile, le scorte di generi di prima necessità che si trovavano presso il ministero dell’Interno. Anche se, secondo la protezione civile, ora si notano “i primi segnali concreti della solidarietà internazionale e questo ci permette di migliorare l’efficacia degli interventi”.

In tal senso anche l’Italia sta facendo la sua parte. La Cooperazione italiana, ha reso noto la vice ministra degli Esteri, Marina Sereni, “di fronte alla gravità della situazione ha messo a disposizione della Croce rossa internazionale 500.000 euro per interventi di urgenza”. “Parliamo infatti di un Paese segnato da estrema povertà e instabilità – ha sottolineato la Sereni – e che, nel 2010, era già stato colpito da un sisma catastrofico, i cui effetti sono ancora evidenti. Per questo occorre aiutare Haiti e tutte le organizzazioni che, in queste ore, sono attive per curare i feriti, creare alloggi d’emergenza e garantire il cibo alle popolazioni colpite”.

Anche l’Unione europea (Ue) ha annunciato un esborso di tre milioni di euro, denaro che, per poter essere utilizzato subito, è stato messo a disposizione delle associazioni umanitarie già attive fra i senzatetto. Cibo, depuratori di acqua, tende, generi di prima necessità e prodotti sanitari arrivati nell’aeroporto di Port au Prince, vengono caricati su autocarri e avviati nel sud-ovest del Paese. Si tratta di un’operazione non priva di rischi perché, come hanno sottolineato i media, un tratto dell’unica via di comunicazione che collega la capitale alla regione sud-occidentale del Paese, all’altezza di Martissant, è controllato da bande criminali.

Il primo ministro ad interim Ariel Henry, che detiene il potere dopo la morte del presidente Moise, ha riunito le forze politiche che lo sostengono e quelle di opposizione, per discutere un accordo di unità nazionale che renda più efficace l’azione governativa e prepari le elezioni del prossimo novembre. Ma il malessere sociale è forte, sostiene il quotidiano Le Nouvelliste, perché gli aiuti sono arrivati soprattutto nei centri urbani, mentre molte persone che hanno perso tutto nelle zone rurali più remote – o come i 5.000 abitanti delle isole Cayemiti – non hanno ricevuto assolutamente nulla.

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