Nello studio, gli scienziati dell’Hannover Medical School e del Leibniz Institute for Primate Research di Gottinga hanno analizzato il plasma di vaccinati con AstraZeneca dopo il richiamo omologo e dopo quello eterologo con Pfizer, per valutare e confrontare l’attività neutralizzante contro le varianti di preoccupazione, Delta inclusa
Introdotta per necessità – perché i vaccini a vettore virali dopo alcuni casi di trombosi in soggetti giovani sono stati raccomandati per gli over 60- la vaccinazione eterologa ovvero con dosi di vaccini diversi appare più efficace contro la contagiosissima variante Delta, ormai prevalente anche in Italia con ormai più dell’80% dei casi dei nuovi positivi. Di fronte a pochi dati e studi preliminari i destinatari della seconda dose di un vaccino a Rna messaggero potrebbero essere soddisfatti. Oggi un nuovo studio offre un ulteriore contributo per comprendere meglio il valore delle alternative tra vaccinazione omologa (due dosi dello stesso vaccino, ndr) ed eterologa.
La novità del lavoro, firmato da ricercatori tedeschi e pubblicato su The Lancet, è che questa volta viene confrontata eterologa e omologa rispetto alla capacità di neutralizzazione della variante Delta di Sars Cov 2 con il risultato che “la robusta inibizione delle varianti inclusa la variante Delta – scrivono gli autori – supporta ulteriormente la vaccinazione eterologa”. Gli esperti precisano che si tratta di un piccolo lavoro. Ma aggiungono: “Se confermati in un ampio studio, i nostri dati sostengono anche” l’opzione di una terza dose “booster eterologa per le persone che hanno completato il ciclo di vaccinazione omologa” con AstraZeneca quando “l’immunità umorale sta diminuendo e i pazienti diventano suscettibili all’infezione”.
Nello studio, gli scienziati dell’Hannover Medical School e del Leibniz Institute for Primate Research di Gottinga hanno analizzato il plasma di vaccinati con AstraZeneca dopo il richiamo omologo e dopo quello eterologo con Pfizer, per valutare e confrontare l’attività neutralizzante contro le varianti di preoccupazione, Delta inclusa. L’intervallo medio tra le due dosi era di 73,5 giorni e non differiva tra i due gruppi analizzati.
Per valutare la neutralizzazione è stato usato il test del virus pseudotipizzato basato sul virus della stomatite vescicolare. La media degli anticorpi IgG anti-Spike era più alta nei vaccinati con eterologa che in quelli con omologa. I vaccinati con il mix inoltre hanno raggiunto un valore adeguato in termini di tasso di anticorpi neutralizzanti contro tutte le varianti, anche la Delta. Le medie degli anticorpi IgG anti-Spike medie sono risultate correlate in modo altamente significativo al valore dei titoli di neutralizzazione contro la variante Delta, in entrambi i gruppi. Lo studio tedesco è una conferma.
Prima di questo lavoro infatti, ricordano gli autori, era stato già dimostrato (sulla base dei primi risultati di uno studio di fase 2 dalla Spagna e di ulteriori studi osservazionali) che si osservavano “risposte immunitarie robuste accompagnate da una reattogenicità accettabile” dopo la vaccinazione eterologa con AstraZeneca alla prima dose e un vaccino a mRna (Pfizer o Moderna) alla seconda. Era stato inoltre “dimostrato che il richiamo eterologo” con Pfizer “induce conte più elevate di cellule T specifiche” contro la proteina Spike del virus, e “titoli elevati di anticorpi neutralizzanti contro le tre varianti Alfa, Beta e Gamma”.