Nel mirino di Confindustria finiscono il ministro Andrea Orlando e i sindacati. Sono rivolti a loro gli attacchi del presidente Carlo Bonomi, intervenuto a un convegno al Meeting di Cl in corso a Rimini. Il numero uno di viale dell’Astronomia lamenta che il decreto sulle delocalizzazioni che stanno preparando il ministro del Lavoro e la viceministra dello Sviluppo Alessandra Todde sarebbe addirittura punitivo per le imprese. Prima ancora l’attacco ai sindacati che “hanno fatto un grande errore” sul green pass.

Secondo Bonomi c’era la possibilità di “sedersi a un tavolo e dare una via al Paese”, di “rispondere alle due grandi incognite: la salute e le riforme“. “Abbiamo fallito e mi ci metto anche io ma i sindacati hanno fatto un grande errore. Potevamo costruire quello che i nostri padri hanno fatto con la polio, non abbiamo tempo da perdere”, dice il presidente di Confindustria. Sul tema della vaccinazione obbligatoria, prosegue Bonomi rivolgendosi sempre ai sindacati, “è troppo facile rimandare la lattina alla politica. C’è una differenza di posizione tra i partiti che difficilmente potrà farci arrivare a una legge. Ma possiamo sederci a un tavolo oggi stesso e aggiornare i protocolli di sicurezza. Io sono pronto anche oggi se i sindacati si vogliono sedere a un tavolo. Siamo una comunità”.

“Sul vaccini non abbiamo tempo da perdere – ripete Bonomi – Come corpi intermedi abbiamo una grande responsabilità. Anche in Confindustria forse non tutti sono d’accordo ma io preferisco un associato in meno ma fare quello che davvero serve al Paese”. “Nonostante i numeri dicano che non c’è stato un picco” nelle morti sul lavoro, “anche un solo morto non possiamo accettarlo. Si possono istituire in ogni azienda delle commissioni paritetiche sui temi della sicurezza”, afferma il presidente di Confindustria. “Io – spiega – devo sapere ex ante se un sistema di sicurezza su un macchinario è stato disattivato. Sono pronto domani mattina a firmare sulla partecipazione dei dipendenti alla sicurezza. La mia responsabilità rispetto al Paese viene prima di qualsiasi altra cosa”, prosegue Bonomi.

Poi un nuovo attacco ai sindacati: l’interruzione di un dialogo tra parti sociali “ha sorpreso molto anche me”, dice. “Pensavo che sull’onda del momento drammatico vissuto, più di 128mila morti nel nostro Paese” ci fosse una interlocuzione visto che “nel momento di difficoltà abbiamo tenuto insieme il Paese, ci siamo seduti intorno a un tavolo”. Poi Bonomi riprende la parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sempre al Meeting ha parlato di “corpi sociali e di dovere sociale”. Il presidente della Repubblica, dice il presidente di Confindustria, “ha parlato del dovere: tutti parlano dei diritti ma si dimenticano dei doveri sociali“. Nel Paese il “primo collo di bottiglia è la scuola. Dobbiamo far ripartire la scuola a settembre ma siamo al punto dell’anno scorso, non abbiamo fatto nulla e i sindacati dicono no al Green pass”.

Poi il mirino si sposta verso la nuova legge sulle delocalizzazioni, ispirata alla legge Florange introdotta nel 2014 in Francia, che peraltro è stato un flop. “Noi – riparte Bonomi – abbiamo una interlocuzione con tutti i partiti, spieghiamo quali sono secondo noi le direttive. Dispiace che questo Paese non prende mai atto della realtà. Il Paese è stato tenuto insieme dalla industria manifatturiera. Negli altri Paesi per quel settore ci sarebbe stato un atto di riguardo, qui no. Qui Orlando e Todde pensano di colpire le imprese sull’onda dell’emotività di due o tre casi che hanno ben altra origine e su cui dobbiamo intervenire”, dice Bonomi, facendo riferimento alla marchigiana Elica attirata dalla Polonia (ma sono ancora in corso interlocuzioni con sindacati e ministero), alla bresciana Timken (già da qualche anno operativa in Romania) e alla Gkn di Campi Bisenzio per la quale il fondo Melrose ha a dire il vero annunciato la chiusura tout court.

“E’ brutto licenziare con un whatsapp, non è questo il metodo. Ma lo ha detto Tridico che abbiamo assunto 400mila persone in più. Stiamo investendo e il tuo asset lo dovresti proteggere. Ci vuole reciprocità. E allora, caro Stato mi devi 58 miliardi? Dammeli. Non dovevi chiudere 1.300 imprese pubbliche. Perché non lo fai? Perché sono poltronifici”, è l’ennesimo attacco assestato da Bonomi nel suo discorso. Che poi si sposta sul governo: “Sono molto preoccupato. Temo che in autunno l’azione del governo venga fermata e non ce lo possiamo permettere”. “Noi – spiega- abbiamo riforme importantissime da fare. Non dico che è l’ultima spiaggia, ma abbiamo oggi un’occasione storica se vogliamo creare uno Stato moderno, efficiente e inclusivo”.
Bonomi aggiunge: “A Draghi riconosco di aver accelerato una campagna vaccinale fondamentale. Ora porti avanti le riforme. Su questo i corpi intermedi hanno un valore fondamentale”.

“Dobbiamo lavorare insieme per attrarre. non per punire. Invece c’è sempre questo intento punitivo“, sostiene Bonomi. Nelle scorse settimane, racconta, “mi ha chiamato il mio omologo spagnolo, mi ha detto di ringraziare il ministro del Lavoro perché ‘se passa quella legge vengono tutti in Spagna‘”. “Io credo nel dialogo. Sono pronto. Mi sembra che dall’altra parte questa disponibilità qualche volta non ci sia”, conclude Bonomi.

“Il presidente di Confindustria farebbe meglio a leggere l’articolo pubblicato in data odierna da Il Sole 24 Ore, il quotidiano dell’associazione che dirige: la proposta di legge, oggetto degli strali del presidente Bonomi, parla di comunicazione preventiva obbligatoria, di piani per mitigare le ricadute economiche e occupazionali delle delocalizzazioni, di azioni per favorire la riconversione dei siti produttivi. Tutto si può migliorare, ma non c’è alcuna logica punitiva dietro queste proposte”, scrive su Facebook il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Pd. “C’è invece un’idea precisa di responsabilità sociale delle imprese – prosegue – Un’idea che riprende le buone pratiche di tanti imprenditori che quando decidono (legittimamente) di chiudere le proprie aziende si preoccupano e si occupano di coloro che in quelle aziende hanno lavorato. Un modello certamente assai diverso da quello di chi da un giorno all’altro chiude baracca e burattini licenziando via Whatsapp i propri dipendenti. Una ‘velocità del mondo del lavoro’ di cui vorremmo fare a meno”, conclude Misiani.

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