Si è aperta nel pomeriggio del 20 agosto la camera ardente per il fondatore di Emergency Gino Strada, nella sede milanese dell’associazione umanitaria in via Santa Croce. Molti gli abitanti che si sono messi in coda per rendergli omaggio: a un’ora dall’apertura erano 300. All’ingresso, mazzi di fiori e messaggi. Fra questi due in particolare: “Ora vai, Gino, continuiamo noi. Ti abbracciamo per sempre” e “Grazie Gino! Quello che lasci resta straordinario come te. Vola alto”.

Rossella Miccio, presidente della onlus, ha detto ai giornalisti che “c’era la consapevolezza che Gino fosse un faro nella nebbia per tantissime persone, ma che ci fosse un affetto così profondo, che così tante persone da tutte le latitudini, dal Sudan alla Sierra Leone, malati, pazienti, staff, autorità, gli anziani dei villaggi, si sentissero toccate da quello che ha fatto Gino e dal lavoro di Emergency non me l’aspettavo”. “Gino – ha aggiunto – ha saputo creare una comunità di persone legate da principi e valori forti che vanno al di là delle barriere, dei colori della pelle e delle religioni. Credo che questo sia davvero il messaggio forte che ci lascia e che ci impegniamo a portare avanti”.

Tra i primi a rendergli omaggio, il sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Sono qui nella duplice veste di sindaco e di amico. Oggi con me ho tanti ricordi di momenti vissuti assieme”, ha detto al suo arrivo a Casa Emergency. “Di Gino apprezzavo quello che ha fatto, ma secondo me aveva una caratteristica particolare: non sentiva mai il bisogno di parlare del passato. Anzi, guardava sempre al futuro e in questo era veramente straordinario e unico”. Interrogato sull’eventualità che il capoluogo lombardo dedichi a Gino Strada una via o un luogo, il primo cittadino aspetta a rispondere: “Ho sentito la moglie e la presidente di Emergency in questi giorni, ma abbiamo deciso per ora di pensare solo a questa giornata. Credo che sia importante dedicargli qualcosa che rimanga, ma anche un momento di ricordo, come credo abbia voluto lui. Un momento anche allegro, anche vivo. Però ci penseremo a valle di questa giornata”. Intanto, la petizione online per dedicargli piazzale Cadorna è arrivata a 50mila firme.

“È stato per tanti un esempio di coerenza, quindi credo che sia giusto che gli sia riconosciuto quello che ha fatto e soprattutto sia importante portare avanti le battaglie, le lotte e gli ideali per cui lui ha vissuto”. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in coda insieme ai Milanesi, lo saluta così. “Sono contento di essergli stato amico, di averlo incontrato, di averlo conosciuto e di aver fatto tante battaglie insieme a lui”, ha aggiunto. “Lui ci ha sempre indicato di essere contro tutte le guerre. E credo che questo sia il messaggio più forte su cui lui insisteva maggiormente. Dall’altra parte la centralità della persona e dei suoi diritti, a partire dal diritto alla salute, un diritto fondamentale senza il quale non c’è democrazia”.
“Sicuramente si perde la sua intelligenza e il suo contributo, ma il tema importante è quello che rimane”, ha concluso Landini. “Credo che in realtà in questo caso rimane a tutti noi un esempio di che cosa vuol dire essere coerenti con le proprie idee e battersi per le proprie idee senza non dover mai chinare la testa davanti a nessuno”. “Di Gino Strada ricordo il coraggio e la grande intelligenza. Sono commosso“. Così l’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti, accompagnato dalla moglie Milly e dal figlio Angelomario.

Presente anche Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione antimafia Libera. “Se c’è una parola che Gino Strada pronuncerebbe oggi, sarebbe ‘coraggiò e ‘urgenza’, perché quello che sta succedendo ha bisogno di una risposta immediata da parte di tutti con responsabilità”, ha detto dopo la sua visita. “Questa coda urla che è necessario essere attenti a sostenere e incoraggiare”, ha aggiunto don Ciotti. “Ho visto che tante persone, tanti volontari, che sono venuti qui contro quell’olocausto che si sta consumando nei nostri mari. Ci sono degli olocausti che hanno bisogno del nostro impegno, della nostra responsabilità, lo chiediamo alla politica, perché questa è un’Europa che fa più cassa comune che casa comune”, ha aggiunto. “Il mio modo per rendere viva la sua memoria è fare in modo che non diventi cronaca, ma diventi testimonianza per graffiare di più le coscienze anche per rispetto con quello che sta succedendo in questo momento”.

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