La notizia è stata diffusa dagli attivisti che sostengono lo studente dell'Università di Bologna ed è stata confermata dal suo legale. Il ragazzo è in carcere dal 7 febbraio 2020
Domenica 22 agosto nuova udienza sul rinnovo della custodia cautelare in carcere al Cario per Patrick Zaki. La notizia è stata rivelata da alcuni attivisti e confermata dal legale del ragazzo. Studente all’università di Bologna, è detenuto in Egitto da oltre un anno. È accusato di propaganda sovversiva su internet. Nelle prossime ore il suo avvocato Hoda Nasrallah andrà “Maahad oumanàa al shorta”, l’Istituto per assistenti di polizia annesso al carcere di Torah, all’estrema periferia sud del Cairo, per assistere alla lunga sessione nell’ambito della quale sarà deciso il futuro del suo assistito. Due le ipotesi: la scarcerazione o altri 45 giorni di reclusione, come già successo molte altre volte. Lunedì 23 dovrebbe arrivare la risposta.
La nuova udienza è stata convocata un po’ prima dello scadere del mese e mezzo dall’ultima seduta, il 12 luglio. Gli attivisti per i diritti umani schierati a favore di Zaki hanno rinnovato il loro appello alla comunità internazionale: “Ha ancora bisogno del vostro sostegno. Continuate a parlare di Patrick, continuate a chiedere la sua libertà e continuate a combattere per lui”.
Il ricercatore è stato arrestato il 7 febbraio 2020, più di 18 mesi fa. La custodia cautelare in Egitto può durare due anni con possibilità di prolungamenti se, durante le indagini, emergono nuovi elementi d’accusa. Se si andrà a processo, secondo Amnesty International Patrick potrebbe rischiare fino a 25 anni di carcere.
La mobilitazione italiana in suo favore, culminata a livello istituzionale in una richiesta della Camera dei deputati al Governo di cittadinanza italiana, non ha finora portato a una sua scarcerazione. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano curato da un’altra persona ma che – secondo le autorità egiziane – hanno configurato fra l’altro la “diffusione di notizie false”, “l’incitamento alla protesta” e “l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”.