Dario Franceschini risponde ai familiari delle vittime delle stragi guidati da Paolo Bolognesi. E conferma la nomina di Andrea De Pasquale, già direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, a Sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato. Provocando la reazione dei familiari delle vittime delle stragi: “Il ministro sbatte la porta in faccia alle associazioni e alle tante donne e uomini di cultura che si sono associati alle nostre preoccupazioni. Questo dimostra che le associazioni avevano e hanno timori fondati”, dicono riferendosi alla vicenda che coinvolse De Pasquale nel novembre del 2020:acquisendo il fondo archivistico personale del fascista Pino Rauti la Biblioteca si limitò a riproporre il comunicato dai toni agiografici diffuso dalla famiglia senza alcuna contestualizzazione che spiegasse il ruolo dello stesso Rauti all’interno del neofascismo italiano. Per questo motivo il presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna – seguito da Manlio Milani e Carlo Arnoldi, storici animatori delle associazioni di Milano (strage di Piazza Fontana) e Brescia (strage di Piazza della Loggia) – aveva scritto a Mario Draghi chiedendo di bloccare quella nomina: “De Pasquale – si leggeva nella missiva – ha mostrato o comunque avallato un atteggiamento di scarsa autonomia scientifica e di compiacenza nei confronti della famiglia Rauti e della parte politica sua e dei suoi eredi”.
Il ministro della Cultura, però, non è d’accordo. “So bene che, diversi mesi fa, si aprì una polemica in occasione dell’acquisizione tramite donazione, nell’ambito della ordinaria attività di biblioteche e archivi, del fondo Rauti, già vincolato nel 2017 dalla sovrintendenza archivistica. Posto che dovere delle istituzioni è accogliere tutto il materiale documentale utile, ora e nel futuro, alla ricostruzione della storia e al lavoro degli studiosi indipendentemente (ci mancherebbe altro!) dai percorsi politici dei proprietari di quelle carte, in quella occasione apparve una nota nel sito del ministero che nel titolo definiva Rauti uno statista. La nota, di cui non era autore il dott. De Pasquale, fu ritirata nel giro di qualche ora e lo stesso scrisse subito una lettera, per spiegare e scusarsi, alle associazioni vittime delle stragi. Da parte mia, feci mandare al mio Capo di Gabinetto una nota con un richiamo severo agli uffici”, è la ricostruzione che fa Franceschini di quella vicenda. “Ora – continua il ministro – non credo che questo episodio, del novembre 2020, possa essere un elemento sufficiente per mettere in discussione una nomina fatta, come doveroso, esclusivamente in base al curriculum professionale, con una procedura già completata da giorni con la firma mia e del Ministro della Funzione Pubblica, su delega del Presidente del Consiglio. In ogni caso, vorrei garantire l’impegno massimo e continuo, mio e del governo, affinché tutte le procedure previste dalle direttive Prodi, Renzi e Draghi vengano attuate con celerità e totale trasparenza. Per questo vorrei dirvi che le preoccupazioni non hanno ragione di esistere. Lo dimostrano anche le parole di pochi giorni fa con cui il neo direttore ha dissipato ogni dubbio sul suo totale impegno sull’assicurare la fruizione dei documenti oggetto di declassificazione in base alle direttive. Parole importanti per fugare dubbi, ma forse nemmeno necessarie, perché i dirigenti devono sempre e comunque applicare le norme, e così sarà, anche grazie alla vostra civica vigilanza e alle sollecitazioni che ci rivolgete e di cui vi ringrazio”, conclude il Ministro.
Le parole alle quali fa riferimento Franceschini sono la replica di De Pasquale alla lettera dei familiari delle vittime delle stragi: “Apprendo con dolore di contestazioni in merito alla mia nomina a direttore dell’Archivio centrale dello Stato. Voglio precisare che nelle mie passate direzioni mi sono sempre adoperato, con massimo rigore scientifico, nel potenziare e accrescere l’attività di ricerca, agevolando gli studiosi nella fruizione del materiale documentario e bibliografico. La stessa cosa farò, con disciplina ed onore, come recita l’art. 54 della Costituzione, per lo straordinario patrimonio dell’Archivio centrale dello Stato, anche in riferimento alla documentazione declassificata ai sensi delle direttive Prodi, Renzi e ora Draghi, e assicuro il massimo impegno nell’incrementarne lo studio attraverso la realizzazione di progetti di inventariazioni e digitalizzazioni”, aveva scritto l’archivista al fattoquotidiano.it.
Spetta infatti al sovrintendente la corretta attuazione della “direttiva Renzi” sulle carte delle stragi, di recente ampliata alle vicende di Gladio e P2 proprio da Draghi. “Un ruolo che richiede una spiccata sensibilità costituzionale e una coraggiosa autonomia rispetto alle numerose pressioni politiche che possono ostare all’attuazione dell’iniziativa”, aveva scritto Bolognesi nella sua lettera al premier, ricordando che all’epoca del caso Rauti “è mancata, nei siti e nei canali istituzionali della Biblioteca – di cui De Pasquale era responsabile – una qualunque forma di contestualizzazione storico-critica della figura di Rauti, personaggio a dir poco controverso nel panorama del neofascismo italiano”. Una posizione confermata ancora oggi: Non si può “dare un incarico del genere a chi ha avallato l’elogio del fondatore di Ordine Nuovo, organizzazione implicata in due stragi e in diversi omicidi. Il momento è particolarmente delicato e ci sono enormi possibilità di passi importantissimi verso la completa verità sulle stragi e su tutta la cosiddetta strategia della tensione. La nomina di De Pasquale è un vulnus intollerabile, una operazione che sembra serva a tranquillizzare quegli apparati che ancora oggi hanno paura della verità. Noi non solo vigileremo ma non ci fermeremo qui”.