La ragazza era stata fermata a fine giugno, appena atterrata a Rabat per una vacanza. La Farnesina ringrazia l’ambasciatore italiano in Marocco Armando Barucco e il sottosegretario "per l’impegno che hanno dedicato alla causa"
Assolta e liberata Ikram Nazih, la ragazza italo-marocchina arrestata due mesi fa per blasfemia appena sbarcata all’aeroporto di Casablanca. Fondamentale il ruolo della Farnesina, del sottosegretario agli Esteri, Enzo Amendola volato in Marocco, e del sistema diplomatico italiano nel Paese nordafricano.
La notizia è arrivata nel pomeriggio. Prima la conferma sull’anticipo della prima udienza del processo di appello, inizialmente fissata per il 31 agosto prossimo, poi la grande sorpresa: la Corte d’Appello di Marrakech ha disposto annullamento del processo e soprattutto cancellato la condanna a 3 anni e mezzo e il pagamento della multa per la 23enne nata a Vimercate e residente in provincia di Bergamo: “Sono felice e sollevata per quanto successo. Adesso mi prenderò cura della mia famiglia, in particolare di mio padre che è stato piuttosto provato dall’intera vicenda”, ha detto Nazih ad Amendola pochi minuti dopo essere uscita dal carcere di Rabat dove è rimasta reclusa dal 20 giugno scorso.
“Ci ho parlato pochi minuti fa – conferma il sottosegretario Amendola raggiunto dal Ilfattoquotidiano.it – Era felice e non vedeva l’ora di riabbracciare la sua famiglia. Ikram è una ragazza forte e, una volta ricostruito il suo equilibrio dopo una simile esperienza, potrà tornare a una vita normale. Il nostro personale dell’Ambasciata e del Consolato la seguirà in questi giorni ovviamente, ma lei può già tornare dalla sua famiglia e riprendere la sua quotidianità da cittadina libera”.
Amendola poi si sofferma sul ruolo del padre della 23enne: “Sono già stato in Marocco per farle visita e in quella occasione ho avuto modo di incontrare e conoscere il padre di Ikram. Oggi era molto provato, ha patito molto l’intera vicenda che ha coinvolto la figlia, per questo ho detto a Ikram di prendersi cura di lui. Parliamo di un uomo che rappresenta un esempio fantastico di come l’immigrazione sia nella maggior parte dei casi un dono nei confronti dell’Italia. Un uomo di valori e principi forti, arrivato in Italia alla fine del secolo scorso e per vent’anni ha lavorato e sudato nelle acciaierie del nord, contribuendo a modo suo allo sviluppo del Paese. Una famiglia sana, un valore aggiunto per tutti”.
La comunicazione sull’anticipazione dell’udienza del processo di appello è arrivata nei giorni scorsi. Tempo sufficiente per preparare una difesa adeguata: “Rispetto al primo grado è stato tutto diverso, con una rappresentanza legale di ottimo livello. Ikram ha potuto esprimersi in italiano, la lingua che parla e conosce meglio essendo nata a Vimercate – aggiunge Amendola – grazie a una puntuale traduzione e a una linea difensiva stavolta molto efficace. Lei ha così potuto spiegare cosa è successo a proposito di quel post sui social che aveva innescato l’arresto e la condanna a stretto giro di posta. Ikram aveva condiviso il post, non lo aveva scritto e pubblicato, ma poi aveva subito cancellato la condivisione una volta compresa la gravità di quella vignetta”.
Una cancellazione avvenuta 14 minuti dopo la condivisione: “La Corte – aggiunge il sottosegretario – ha ritenuto credibile il suo racconto e ha accettato le scuse ribadite dalla ragazza assieme alla ferma volontà di non aver mai avuto alcuna intenzione di offendere l’Islam, la religione delle sue origini”. Il giudice – spiega sempre Amendola – “dal canto suo, accogliendo la richiesta di annullamento della condanna, ha valutato il peso della vicenda, la proporzionalità della condanna di primo grado e ordinato l’immediata scarcerazione della ragazza”.
L’udienza decisiva nel primo pomeriggio, attorno alle 15, tempo un paio di ore e Ikram ha lasciato il carcere della capitale. Ora qualche giorno in Marocco, ma presto il ritorno in Italia e non a Marsiglia com’era emerso nelle scorse settimane, la città francese dove la famiglia di Ikram ha soltanto dei parenti. L’ottimo rapporto tra l’Italia e il Marocco ha avuto un peso decisivo: “È stato fatto un grande lavoro di squadra, silenzioso ma redditizio, su input del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e con l’appoggio dell’Ambasciatore Armando Barucco. La mia parte è stata quella di coordinamento con le autorità di un Paese che conosco e che ha un legame antico con l’Italia”, conclude il sottosegretario Amendola. E proprio il ministro Di Maio ha espresso la sua soddisfazione e il suo ringraziamento ad Amendola e Barucco “per l’impegno che hanno dedicato alla causa”.
Soddisfazione per la notizia è stata espressa anche dalla deputata del Gruppo Misto Yana Ehm, una delle poche a occuparsi con profondo interesse della vicenda di Ikram Nazih: “Sono contenta e soddisfatta – dice la Ehm, autrice di un’interrogazione parlamentare urgente sul caso Nazih – Da subito ho seguito il caso della giovane italo-marocchina. L’esito della sua vicenda giudiziaria va nella direzione auspicata per cui ho cercato di dare il mio contributo. Ringrazio di cuore il ministro degli Esteri, la Farnesina e l’Ambasciata Italiana in Marocco per l’ottima sinergia”.