Patrick Zaki resterà in carcere per almeno altri 45 giorni. La custodia cautelare dello studente, incarcerato in Egitto da oltre un anno mezzo, è stata rinnovata all’indomani dell’udienza – senza alcun interrogatorio – svoltasi domenica. La conferma è arrivata dalla legale dello studente egiziano dell’Università di Bologna, Hoda Nasrallah: “È ufficiale”, ha scritto all’Ansa, lasciando intendere che, prima della chiusura degli uffici della Procura, è riuscita a farsi dare dai cancellieri la notifica dell’esito dell’udienza.
Già ieri sera, dopo l’udienza, Nasrallah aveva previsto che la detenzione del 30enne nel carcere di Tora sarebbe stata rinnovata ma, in assenza di un’ufficializzazione, non aveva potuto indicare il numero di giorni. Dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali ritardati dall’emergenza Covid, da oltre un anno il caso di Zaki è in quella dei prolungamenti di 45 giorni.
Su richiesta italiana, i diplomatici delle Ambasciate di Italia, Regno Unito e Usa si sono recati in tribunale al Cairo per monitorare l’udienza nell’ambito del meccanismo di osservazione processuale dell’Unione europea. Da mesi non è più consentito agli esterni – quindi anche ai diplomatici – l’accesso al Tribunale per la sicurezza di Stato. I funzionari quindi, come di consueto, hanno depositato una comunicazione scritta per segnalare al giudice l’interesse per il caso e la volontà di riprendere ad assistere alle udienze.
Il ricercatore fu arrestato il 7 febbraio 2020, ossia più di 18 mesi fa, ma la custodia cautelare in Egitto può durare due anni con possibilità di prolungamenti se, durante le indagini, emergono nuovi elementi d’accusa. Se si andrà a processo, secondo Amnesty International, lo studente rischia fino a 25 anni di carcere.
Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano fake ma che hanno configurato fra l’altro la “diffusione di notizie false”, “l’incitamento alla protesta” e “l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. La mobilitazione della politica e della società civile in suo favore in Italia è culminata istituzionalmente in una richiesta della Camera dei deputati al Governo di fornirgli la cittadinanza italiana.
“Rinnovo la richiesta al governo italiano di esprimere condanna per il grave accanimento nei confronti di Patrick e di usare questi altri 45 giorni per fare finalmente tutte le pressioni necessarie”, dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Quanto fatto finora – aggiunge – mandare osservatori alle udienze, che peraltro neanche vengono fatti entrare, non serve a niente. I parlamentari che hanno votato alla Camera e al Senato per la cittadinanza italiana a Patrick incalzino il governo Draghi, dato che è il governo che sostengono, ad agire”.