Il racconto di Roberto Baratelli: l'imprenditore, appassionato di sci, aveva conosciuto il gruppo nella regione del Bamiyan. Dopo il ritorno dei talebani si è attivato con un gruppo di amici e con la Farnesina per organizzare il viaggio
“Viaggiano senza bagaglio, non hanno nulla e andremo incontro all’inverno” ma vogliono esprimere “eterna gratitudine agli amici italiani”. Sono atterrati ieri all’aeroporto di Fiumicino 22 afghani (altri sette sono stati invece trasportati in Francia), salvati da un gruppo di amici guidati da Roberto Baratelli, imprenditore del varesino. La loro “colpa” principale? Essere appassionati di sci alpinismo. In pericolo sono – o meglio erano – soprattutto le donne, minacciate per aver fatto sport e per aver tentato anche di partecipare ai Giochi olimpici invernali. I 29 salvati rischiavano di essere sommersi anche perché sciiti e non sunniti. “Al momento sono a riposo con le loro famiglie dopo giorni traumatici”, racconta Baratelli a ilfattoquotidiano.it.
Dovranno infatti restare in quarantena per poi chiedere accoglienza come rifugiati. “Ma in quella fase potranno dichiarare di avere degli amici pronti ad ospitarli a Buguggiate (Varese). Li aspettiamo qui tra qualche settimana: non vediamo l’ora di abbracciarli”, ha spiegato Baratelli a La Prealpina.
L’amicizia è sbocciata lo scorso anno quando l’amministratore delegato di Asset Italia, società che opera nel settore degli erogatori d’acqua, è andato a sciare tra le montagne del Bamiyan, la regione nota per i Buddha distrutti dai talebani nel 2001. Qui ha incontrato i ragazzi e, soprattutto, le ragazze: “Era una gioia vederle libere di sciare senza velo e di allenarsi insieme ai coetanei”.
La situazione ora è ben diversa: “I talebani hanno già iniziato a picchiarle e a minacciarle solo per lo scambio di un sms”, ha raccontato Baratelli. Che si è attivato con il Ministero degli Esteri per metterle in salvo. Missione compiuta. Anche se ora ci sono altre due porte da superare prima del traguardo.
La prima: aiutarli. Servono indumenti, 6 letti, 15 sedie, 10 materassi e 10 cuscini per i ragazzi e le loro famiglie. Una raccolta fondi veicolata attraverso il “Bamyan Ski Club”. La seconda è ricongiungere due sorelle sciatrici con la loro famiglia che sta cercando di raggiungere Kabul: “Faremo di tutto per farli rimpatriare. La vendetta dei talebani per chi pratica sport non si limita alle ragazze e ai ragazzi, ma coinvolge le famiglie colpevoli di aver permesso la condotta immorale”.