Mentre sul tavolo del Comitato tecnico scientifico è in procinto di arrivare un quesito per allungare oltre i 9 mesi la validità della certificazione verde, la cui scadenza per i lavoratori della sanità è sempre più vicina, la ministra degli Affari Regionali apre all'obbligo. Lo stop del leghista: "Libertà di cura. Iniezioni ai ragazzi? Per me è no"
L’obbligo vaccinale spacca il centrodestra. Mentre Mariastella Gelmini non lo considera “un’eresia” e Antonio Tajani si dice apertamente favorevole, Matteo Salvini chiude subito ad ogni possibilità dicendosi contrario “a qualsiasi tipo di obbligo, di imposizione e di discriminazione”. Forza Italia e Lega, quindi, seguono strade diametralmente opposte su obiettivi e possibili correttivi del governo per contenere la diffusione del virus in vista di settembre, mese spartiacque con la ripartenza della scuola e il rientro nelle grandi città. E anche il governatore della Liguria e leader di Cambiamo, Giovanni Toti, si accoda ai forzisti spiegando che “tra chiudere il Paese e l’obbligo vaccinale credo che nessun italiano di buon senso sceglierebbe la prima”.
Se la ministra per gli Affari Regionali ha spiegato al Corriere della Sera di non ritenere “un’eresia” l’obbligo e di considerare possibile anche un’estensione dell’uso del Green pass, il leader leghista ha chiuso ad ogni nuova estensione delle limitazioni per chi decide di non vaccinarsi: “Sono contro a qualsiasi tipo di obbligo, di imposizione e di discriminazione. Io sono per l’educazione, per la spiegazione, per la libertà educativa, di pensiero, religiosa, di cura e la libertà in generale”, ha detto a margine del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini.
Parole che suonano come una netta risposta non solo a Gelmini, ma anche al ministro della Pa, forzista anche lui, Renato Brunetta che ha aperto all’obbligo per chi i dipendenti pubblici che svolgono mansioni in front office e al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che ha invece parlato di una discussione aperta sulla necessità per tutti gli autisti di mezzi pubblici di dotarsi della certificazione verde.
Ma è la ministra degli Affari Regionali a fare il passo più lungo di tutti e – mentre sul tavolo del Comitato tecnico scientifico è in procinto di arrivare un quesito per allungare oltre i 9 mesi la validità della certificazione verde – spiega che per fare un bilancio e prendere decisioni, come l’obbligo vaccinale, “saranno decisivi i dati dei prossimi quindi giorni”. E se non tutto dovesse girare per il verso giusto l’iniezione obbligatoria “non è un’eresia”. Si dice “personalmente favorevole” anche Tajani, vicepresidente e coordinatore unico nazionale di Forza Italia.
D’accordo con il ministro Brunetta, anche per Gelmini il vaccino sarebbe “indispensabile” per chi fa front office nella Pubblica amministrazione. “Del resto – spiega – l’obbligo vaccinale non è un’eresia: esiste già per alcune malattie. Una decisione del genere però spetta al Parlamento. La mia opinione è che occorre attendere i dati”. Ovvero, per la ministra, se non si dovesse raggiungere “la copertura dell’80% della popolazione non vedrei alternative”.
Una “extrema ratio”, come la definisce il governatore della Liguria Giovanni Toti che chiede però di estendere il Green pass al trasporto pubblico locale, evitabile secondo Gelmini “se facciamo un ultimo sforzo con la vaccinazione”. In quel caso, “possiamo guardare con cauto ottimismo all’autunno”.
Durante il quale il tema principale sarà la scuola: “Partirà in presenza e resterà in presenza”, assicura la ministra. E l’eventuale richiesta di Green pass a tutti gli studenti fino ai 18 anni “può esistere solo nel contesto di un obbligo generale esteso a tutti”. Al momento, il dato del 60% dei ragazzi fra 16 e 19 anni con già almeno una dose – sottolinea – è “incoraggiante”. Anche su questo punto la chiusura di Salvini è stata netta: “Se qualcuno mi vuole convincere che bisogna obbligare bimbi e ragazzi di 13-14 anni a vaccinarsi, per me è no”.
In quella fascia di età, secondo il governatore ligure Toti, l’introduzione dell’obbligo sarebbe “più difficile” perché i ragazzi “sono le persone che in ospedale non ci vanno e i minori d’età dipendono dai genitori, hanno una procedura di scelta diversa”. Tuttavia, il leader di Cambiamo! è chiaro sul resto della popolazione, allargando il campo dei favorevoli nel centrodestra: “Se da qui a qualche giorno arriveremo a una copertura vaccinale delle categorie più esposte almeno dell’80%, forse riusciremo a farne a meno, altrimenti tra chiudere il Paese e l’obbligo vaccinale credo che nessun italiano di buon senso sceglierebbe la prima”.