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Paralimpiadi al via. L’Italia partecipa con 113 atleti, numero record. Da Bebe Vio a Simone Barlaam: i profili

Aspettative alte soprattutto per scherma e nuoto, ma non si escludono sorprese in altre sport. Gli azzurri sono presenti in tutto in 15 discipline. Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico (Cip). “C'è una nuova consapevolezza sul tema della disabilità. Nuove riflessioni preziosissime sia sul ruolo sociale dello sport che sul concetto di abilità”

Si sono da poco concluse le Olimpiadi di Tokyo 2020 che hanno regalato gioie e successi all’Italia. Le emozioni sportive, però, continuano. Tra poco inizieranno i Giochi Paralimpici, dal 24 agosto al 5 settembre. Anche in questo caso a porte chiuse, come era avvenuto per le Olimpiadi. Parteciperanno alle Paralimpiadi nipponiche circa 4.400 atleti che, secondo quanto stabilito dagli organizzatori, dovranno sottostare a severe misure di controllo, con test quotidiani e restrizioni di movimento. L’Italia manda in Giappone la cifra record di 113 atleti (+14,14% rispetto a Rio 2016) di 15 discipline, con una presenza femminile (60) superiore a quella maschile (53). I portabandiera bianco-rosso-verde saranno due, Bebe Vio (scherma) e Federico Morlacchi (nuoto). Le discipline in cui l’Italia punta soprattutto sono scherma, nuoto, atletica e ciclismo ma eventuali sorprese potrebbero esserci, cosi come ci sono stati gli inattesi trionfi alle Olimpiadi nel salto in alto di Tamberi, l’incredibile sprint nei 100m di Jacobs e la staffetta 4×100 maschile (Desalu, Jacobs, Patta, Tortu).
“Un aspetto dei Giochi che ci sta particolarmente a cuore è la legacy. Ogni Paralimpiade ha sempre rappresentato un passo in avanti nella promozione di una diversa percezione della disabilità” ha scritto in una nota Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico (Cip). “La grande copertura mediatica delle Paralimpiadi degli ultimi anni ha favorito la nascita di una nuova consapevolezza sul tema della disabilità e stimolato riflessioni preziosissime sia sul ruolo sociale dello sport che sul concetto di abilità”. Juri Stara, Capo Missione e Segretario Generale del Cip: “Riponiamo tante speranze in questo gruppo composto da molte certezze ma soprattutto da tante giovani speranze che si affacciano alla massima competizione paralimpica con concreta possibilità di far bene. Ci auguriamo non solo di migliorare l’ottimo risultato della Paralimpiade di Rio 2016 – con il 9° posto nel medagliere e 39 medaglie conquistate – ma anche di assistere alla nascita di nuove stelle paralimpiche”. È la prima Paralimpiade estiva del CIP Ente Pubblico, un passaggio che rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo della storia di questo movimento.

ATLETI PARALIMPICI: ALCUNI PROFILI

Bebe Vio (scherma) – È l’atleta paralimpica più famosa e conosciuta in Italia. Nata il 4 marzo 1993 a Venezia, gareggia con il club Fiamme Oro nella specialità fioretto. “La scherma? L’ho iniziata per sbaglio. Praticavo ginnastica artistica ma mentre tutte facevano la ruota io facevo il salame…. Da lì ho capito che non faceva per me”. La strada per la scherma, però, è ancora lunga: “Un giorno ho provato anche la pallavolo ma ero scarsa”. Quella stessa sera, mentre esce dalla palestra di pallavolo, imbocca per sbaglio quella del suo futuro sport: “Mi hanno colpito tutti quegli ‘zorro’ bianchi, e poi il suono delle lame e la ‘fragranza’ della palestra di scherma, la mia preferita”. In quel momento ha cinque anni e si innamora completamente di questa disciplina. Tante le fonti di ispirazione: “A livello schermistico sicuramente Valentina Vezzali, ma anche Juri Chechi, Vanessa Ferrari”. Oggi le sue fonti di ispirazione vivono vicino a lei: “Sono i ragazzi della associazione che hanno creato i miei genitori”. Se non avesse fatto l’atleta? “Avrei voluto fare la video maker di video musicali”. Al momento si sta laureando. Dopo la laurea volerà a New York per un Master. PALMARES Giochi Paralimpici: Rio 2016 1° fioretto individuale, 3° fioretto a squadre.

Federico Morlacchi (nuoto) – E’ nato l’11 novembre 1993 a Luino (Va), club di appartenenza Folha Varese. “Lo sport mi ha insegnato tutto, mi ha insegnato a vincere ma soprattutto a perdere”. Inizia a praticare nuoto su consiglio dei suoi medici: “Era l’una disciplina da fare senza protesi”. Del nuoto ama l’aria di competizione che si respira in vasca: “Siamo tutti lì a dare il nostro meglio”. L’atleta a cui si ispira è anche lo stesso con cui si allena: “Nicolò Martinenghi, giovanissima promessa che ha appena vinto due medaglie di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo”. Tanti i momenti memorabili della sua carriera: “Sicuramente l’oro di Rio ma anche la nomina a portabandiera dell’Italia ai Giochi di Tokyo”. I Giochi rappresenteranno il primo grande evento dopo la pandemia: “Speriamo che segni il ritorno alla normalità”, dice. L’avversario che teme di più è un suo amico: “Si chiama Simone Barlaam ed è un fenomeno assoluto”. Se dovesse invitare un avversario a cena non avrebbe dubbi: “Inviterei tutti, perché fuori dalla vasca siamo tutti amici”. PALMARES Giochi Paralimpici: Londra 2012, 3° 400 stile libero, 3° 100 farfalla, 3° 200 misti Rio 2016, 1° 200 misti, 2° 400 stile libero, 2° 100 rana, 2° 100 farfalla.

Martina Caironi (atletica) – E’ del Gruppo Sportivo Fiamme Gialle l’atleta di Alzano Lombardo (BG) è alla 3° partecipazione ai Giochi Paralimpici e rappresenta uno dei diamanti della spedizione azzurra. “Lo sport è divertimento ma anche adrenalina, agonismo e un’energia pura che mi permette ogni giorno di sentirmi abile, forte e di superare la mia disabilità con orgoglio e con passione”. È una delle più grandi campionesse di atletica paralimpica della storia. “Qualunque atleta che sappia prendere le difficoltà e le cadute e farne qualcosa di grande”. Se non avesse fatto sport a livello agonistico avrebbe girato il mondo: “Avrei lavorato nel campo della cooperazione internazionale”. Il ricordo sportivo più bello è l’oro di Rio 2016: “Una medaglia arrivata in un momento di particolare difficoltà e sofferenza”. Tanta la concentrazione prima di una gara: “Entro nell’armadio di Narnia, in un mondo particolare, dove si va a finalizzare il lavoro di anni”. L’avversaria che teme di più? “E’ Ambra, la mia compagna di squadra, un’atleta giovane, fresca: sono contenta che sia arrivata, perché per me rappresenta un grande stimolo”. PALMARES Giochi Paralimpici Londra 2012, 1° 100m Rio 2016, 1° 100 m, 2° salto in lungo.

Simone Barlaam (nuoto) – Nato il 12 luglio 2000 a Roma è esordiente ai Giochi Paralimpici ma è già un fenomeno del nuoto. Ai Mondiali di Londra 2019 ha disputato 6 gare e vinto 5 ori e un argento: campione del mondo nei 100m stile libero S9, nei 100m dorso S9, nei 100m farfalla S9, nei 50m stile libero S9 e nella 4×100m stile maschile (con Federico Morlacchi, Antonio Fantin e Stefano Raimondi). Argento nella 4x100m mista (con Stefano Raimondi, Federico Morlacchi e Federico Bicelli). Oltre ai 5 ori Simone ha realizzato anche i record del mondo nei 100m stile libero e nei 100m dorso, nei 50m stile dove ferma il tempo a 24 secondi netti. Eletto “Best Male athlete” miglior atleta dei campionati mondiali londinesi 2019, nel contest lanciato dall’International Paralympic Committee, Barlaam è uno dei simboli riconosciuti del movimento sportivo paralimpico. Di recente ha fatto nuovi record: nell’agosto del 2020, durante il 56° Trofeo Internazionale Settecolli di Roma stabilisce 3 record mondiali nei 50 dorso, nei 100 stile libero e nei 50 farfalla. Il 28 febbraio 2021, ai campionati assoluti invernali FINP, migliora ulteriormente il record dei 100 stile libero, fermando il cronometro a 53’41.

Francesca Porcellato (ciclismo) – È la veterana della spedizione italiana alle Paralimpiadi, nata a Castelfranco Veneto, nel corso della sua carriera iniziata dalla fine degli anni ’80 ha gareggiato in diverse discipline. “Lo sport è un sogno che avevo da bambina, che ho realizzato in età adolescenziale e che ancora continua”. Porcellato è una delle più grandi campionesse nella storia dello sport mondiale, capace di passare dall’atletica allo sci nordico e poi ancora al ciclismo e di primeggiare in ogni disciplina. “All’inizio l’handbike doveva essere solo una prova ma dopo sette anni sono ancora qua a continuare a pedalare”. Oggi è alla 11° partecipazione a una Paralimpiade (7 estive e 3 invernali). Le persone più importanti nel suo percorso sportivo? “La mia famiglia d’origine e mio marito, che è mio compagno e mio allenatore: senza di loro non sarei la Francesca di oggi”. Del ciclismo ama tutto: “L’inclusione, la velocità, la disciplina, l’unica cosa che non amo è che si pratica in strada, in mezzo al traffico, ed è pericoloso”. PALMARES Giochi Paralimpici Estivi Seul ‘88 (atletica), 1° 100m, 1° 4x100m, 2° 200m, 3° 4×200, 3° 4×400 – Barcellona ‘92 (atletica), 3° 400m – Sydney 2000 (atletica), 3° 100m – Atene ‘04 (atletica), 2° 100m, 2° 800m, 3° 400m (Atletica), Rio ‘16, 3° crono, 3° strada.