La finestra di opportunità per lasciare il Paese si sta chiudendo rapidamente: martedì Biden ha confermato il ritiro entro il 31 agosto e il Guardian rivela che Londra ha in mente di chiudere le operazioni a breve. I fondamentalisti intanto sono passati dalle parole ai fatti, allestendo due checkpoint per permettere il passaggio solo a chi ha i documenti. Martedì l'ambasciatore cinese ha incontrato una delegazione dei talebani nella capitale
“Stiamo correndo contro il tempo”. Dopo la decisione di Joe Biden di rispettare la deadline imposta dai Taliban per l’evacuazione delle truppe occidentali dall’Afghanistan, le parole del generale Hank Taylor, vice capo di Stato maggiore degli Stati Uniti, riassumono lo sforzo logistico degli eserciti ancora impegnati nel tentativo di portare via dal Paese il maggior numero di collaboratori possibile, nel giorno in cui i miliziani hanno iniziato a impedire l’accesso all’aeroporto di Kabul ai cittadini afghani. Sono 19mila le persone partite con un volo Usa dalla capitale nelle ultime 24 ore, mentre altre migliaia sono salite su quelli di altri Paesi della coalizione. Ma il vero problema per gli Usa sarà rimpatriare i circa 4.100 cittadini americani ancora nel Paese: non tutti, infatti, si trovano dentro o intorno a Kabul. Gli Usa hanno evacuato finora circa 4mila americani ma portare in salvo i restanti sarà più difficile, ha spiegato il dipartimento di Stato Usa in un briefing allo staff del Congresso, come riferito da una fonte citata dalla Cnn.
Ma la necessità di concludere il prima possibile le procedure di evacuazione è legata anche alla questione sicurezza. Ormai il caos dentro e intorno all’aeroporto di Kabul è tale che gli eserciti temono attacchi da parte dei gruppi terroristici presenti nel Paese, come al-Qaeda e Isis. Fonti del governo britannico hanno riferito a Sky che questa è una delle principali preoccupazioni all’interno dell’esercito d’Oltremanica, soprattutto per le possibili azioni dello Stato Islamico del Khorasan. Un timore confermato anche dai portavoce del Pentagono, Jack Kirby e William Taylor: “Sappiamo che c’è una minaccia dall’Isis. Gli Usa continuano a mantenere la protezione delle loro forze al livello più alto”, hanno detto. Secondo l’intelligence americana, l’Isis ha concluso la fase di preparazione di un imminente attacco terroristico contro l’aeroporto nella capitale afghana utilizzando oltre 10 attentatori kamikaze e razzi. I portavoce Usa fanno anche sapere che, intanto, Italia, Canada e Australia hanno già iniziato l’evacuazione delle truppe dall’aeroporto, così come la Turchia, mentre la Germania riaccoglierà tutti i suoi soldati in patria entro venerdì.
Un aspetto sul quale si stanno concentrando i colloqui tra le forze occidentali e i Taliban è però quello relativo ai cittadini afghani che vogliono lasciare il Paese. Da oggi i miliziani del mullah Hibatullah Akhundzada hanno infatti bloccato l’accesso ai gate ai loro connazionali, ma gli Usa stanno trattando perché coloro che sono in possesso delle credenziali necessarie a lasciare il Paese vengano lasciati passare. Una situazione complicata, visto il caos che regna fuori dallo scalo cittadino, tanto che oggi i soldati Usa hanno compiuto il terzo blitz in elicottero per recuperare persone rimaste fuori dalla struttura. Dal canto loro, i Taliban, attraverso il loro portavoce Suhail Shaheen, hanno fatto sapere che dopo il 31 agosto, data ultima per il ritiro delle truppe straniere, sarà di nuovo possibile per i cittadini afghani lasciare il paese con voli commerciali se provvisti della documentazione necessaria: un presupposto che rende l’evacuazione tutt’altro che scontata, visto che sono pochissime le persone in possesso di un passaporto straniero o di un visto d’ingresso. A questo si aggiunge il fatto che la maggior parte delle sedi diplomatiche straniere sono state abbandonate. Intanto la Germania ha raggiunto un accordo con la leadership talebana per l’evacuazione di suoi cittadini o di cittadini afghani muniti di regolare documentazione anche dopo il 31 agosto, a bordo proprio di aerei civili. Intesa simile a quella annunciata dagli Usa, con il segretario di Stato, Antony Blinken, che ha assicurato che i Taliban si sono impegnati a lasciar partire i civili americani e gli afghani a rischio anche dopo il 31 agosto. Il Dipartimento di Stato, ha aggiunto quindi Blinken, “farà di tutto in termini di diplomazia e assistenza finanziaria ed utilizzerà ogni suo mezzo a disposizione per portare fuori dall’Afghanistan i rifugiati anche dopo il 31 agosto”.
È anche per salvaguardare queste persone che, però, “il dialogo con i Talebani deve continuare”. Per garantire corridoi sicuri e salvaguardare le conquiste degli afghani, ha detto chiaramente Angela Merkel, parlando al Bundestag, in un intervento straordinario che dovrebbe essere l’ultimo come cancelliera tedesca. Intanto, l’asse Russia-Cina, quello che negli ultimi anni ha intrattenuto legami più stretti con i Taliban, soprattutto per quanto riguarda Pechino, ha deciso oggi, nel corso di una telefonata tra i presidenti Putin e Xi Jinping, di coordinarsi per una “transizione graduale della situazione in Afghanistan, per combattere il terrorismo, per porre fine al traffico di droga e prevenire la propagazione dei rischi alla sicurezza”, fanno sapere i media cinesi. Le parti “hanno convenuto che l’attuale situazione internazionale e regionale è complessa e in evoluzione” e che è “molto importante tenere una comunicazione tempestiva sulle principali questioni bilaterali e multilaterali, concordando stretti scambi attraverso vari mezzi”.
La linea del dialogo, sostenuta in Italia solamente del leader del M5s Giuseppe Conte – che continua a essere attaccato per questo – nei fatti viene portata avanti da tutta Europa. Martedì lo stesso premier Mario Draghi ha sottolineato la necessità di mantenere “un canale di contatto“ con chi ha preso il potere in Afghanistan, oltre a rimarcare l’importanza del G20 come sede di confronto anche con Cina e Russia. Sulla necessità del dialogo che “va portato avanti” insiste anche la cancelliera Merkel, ricordando il suo incontro nei giorni scorsi con Vladimir Putin. Pechino in questo momento ha i contatti più stretti con i fondamentalisti: i media cinesi riferiscono di un incontro martedì a Kabul tra una delegazione talebana e l’ambasciatore Wang Yu. “La Cina ha mantenuto una comunicazione e una consultazione fluida ed efficace con i talebani” e Kabul è “naturalmente una importante piattaforma e canale per le due parti al fine di discutere questioni importanti”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin.
“Continueremo la missione di evacuazione il più a lungo possibile“, in modo che gli afghani che hanno aiutato i tedeschi sul posto “possano lasciare il paese”, ha detto sempre Merkel al Bundestag che, proprio oggi, ha approvato la missione di evacuazione della Bundeswehr in corso in Afghanistan (600 militari) a grande maggioranza. Tuttavia, a Berlino fonti citate dal Guardian sottolineano che ciò sarà possibile solo finché resteranno gli Stati Uniti. Lo stesso quotidiano inglese rivela che Londra ha in mente di ritirarsi breve: le operazioni britanniche di evacuazione da Kabul termineranno entro “24-36 ore“. Il motivo è analogo: l’esercito americano necessita di almeno altri due-tre giorni per chiudere le sue operazioni a Kabul, mentre Londra vuole terminare con almeno 24 ore di anticipo.
E mentre le truppe occidentali vengono spinte fuori dall’Afghanistan, i Taliban hanno chiesto assistenza tecnica alla Turchia per gestire l’aeroporto di Kabul, insistendo però sul fatto che anche le truppe di Ankara debbano lasciare il Paese, secondo quanto detto da due funzionari turchi alla Reuters: “I Taliban hanno fatto una richiesta di supporto tecnico per far funzionare l’aeroporto di Kabul. Garantire la sicurezza dei lavoratori senza le forze armate turche è un lavoro rischioso”, ha osservato uno dei due.
I posti di blocco dei talebani – Il corrispondente di al-Jazeera Charles Stratford riporta che “la situazione” nella zona dell’aeroporto “è cambiata” ed è “sempre più tesa“. I talebani hanno allestito un checkpoint a cinque chilometri dall’ingresso nord dello scalo, dove si è radunata la maggior parte degli afghani che spera di poter lasciare il Paese. Bloccano tutti, ha fatto sapere il corrispondente, “a meno che non dimostrino di avere un visto americano, un passaporto americano o un invito da parte degli Stati Uniti o dei Paesi Nato“. La situazione sarebbe “analoga” anche all’ingresso est dell’aeroporto, dove “i talebani hanno allestito un checkpoint, impedendo alle persone di passare senza i documenti richiesti”.
Il caos intorno all’aeroporto – Allo stesso tempo, ci sono ancora migliaia di persone accalcate intorno alle mura che delimitano lo scalo: centinaia di afghani si sono radunati in un fossato fuori dall’aeroporto, alcuni in piedi con l’acqua fino alla vita. In un video si vede un uomo arrampicarsi sul muro del fossato ma venire respinto da due soldati. Ormai per chi vuole fuggire il tempo stringe. Una volta cessati i voli di evacuazione, coloro che devono ancora lasciare il Paese potrebbero farlo via terra e poi volare in Europa da uno dei paesi confinanti. Entrambi i valichi di frontiera per il Pakistan sono attualmente aperti, ma gli afghani hanno bisogno di visti per entrare.