Sono circa 250 le togate afghane, con le rispettive famiglie, in fuga dalle ritorsioni talebane per aver emesso in questi anni sentenze di condanna nei confronti dei miliziani. Un gruppo di colleghi americani tenta di salvarle nelle ultime ore di ponte aereo su Kabul. "I talebani ci cercano porta a porta - ha detto una di loro in anonimato - La loro idea è che le donne non possano essere giudici"
Anche per loro è una corsa contro il tempo, mentre i Taliban le cercano casa per casa. La fuga dal Paese o la possibile vendetta dei miliziani che loro stesse hanno contribuito a sbattere in prigione negli ultimi 20 anni. Secondo quanto riporta Nbc News, sono diversi i giudici americani che si stanno impegnando per permettere l’evacuazione di circa 250 magistrati donna e delle loro famiglie dal Paese in mano agli uomini del mullah Hibatullah Akhundzada. L’emittente spiega che è in corso una vera e propria caccia al giudice per vendicarsi delle sentenze emesse in questi anni. Giudici che, allo stesso tempo, non hanno però diritto a salire su uno dei voli occidentali in partenza da giorni ormai dallo scalo della capitale afghana, visto che formalmente non si tratta di collaboratrici dei governi occidentali.
“I Taliban ci cercano porta a porta”, ha rivelato una di loro nella provincia di Herat. Mentre Patricia Whalen, giudice in pensione del Vermont, è molto preoccupata di riuscire a portarle all’interno dell’aeroporto di Kabul e tenerle lontane dai combattenti islamisti. Whalen, che dal 2007 al 2012 è stata anche giudice internazionale per i crimini di guerra della Bosnia-Erzegovina, fa parte del gruppo di magistrati che sta lavorando per evacuare le 250 afghane. “Siamo in pericolo”, ha detto ancora l’avvocatessa in forma anonima. La donna, 31enne, ha spiegato che non dorme a casa da quando i Taliban hanno preso Herat il 13 agosto e non è neppure andata a lavorare. “La loro idea – ha aggiunto – è che le donne non possano essere giudici”.