Flop clamoroso del sesto rapporto del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite (Ipcc) sul cambiamento climatico. Presentato il 9 agosto, tre giorni dopo era già scomparso dai media. È stato talmente ignorato che non ha nemmeno ricevuto critiche, a parte Vittorio Feltri che si è esibito in uno sgangheratissimo articolo di accuse ai “catastrofisti” su Libero. Poi, silenzio quasi totale.

Non era una cosa inaspettata. L’idea che si potessero chiedere ai cittadini dei sacrifici per fermare il cambiamento climatico si era inabissata già da tempo. Per esempio, due mesi fa gli svizzeri hanno detto “no” a un referendum che proponeva alcuni modesti sacrifici per ridurre le emissioni. Eppure, gli svizzeri, tanto ricchi e tanto civili, hanno detto che non ne volevano sapere. Non sono stati il primo paese dove provvedimenti del genere sono stati respinti.

Così, sono passati trent’anni da quando l’Ipcc è stato fondato, nel 1988. Sono stati trent’anni di esortazioni a combattere il cambiamento climatico. E trent’anni che le emissioni aumentano a ritmi crescenti. Non sarà per caso che abbiamo sbagliato qualcosa? In effetti, mi sa che abbiamo sbagliato tutto. Ma proprio tutto, e completamente.

L’idea era che avremmo dovuto convincere il pubblico che il cambiamento climatico esisteva ed era una cosa pericolosa. Poi, si ragionava, qualcuno avrebbe fatto qualcosa per fermarlo. Ma chi, esattamente? Questo era ed è tuttora il convitato di pietra della faccenda. Le esortazioni erano dirette più che altro ai cittadini con l’idea che se i più motivati avessero ridotto i propri consumi, poi tutti avrebbero seguito l’esempio. Geniale, non vi pare? Basta che il mio vicino di casa mi veda andare in bicicletta per decidere di non comprarsi la Suv nuova. Come non potrebbe funzionare?

Insomma, trent’anni sprecati a battere i piedi per terra gridando “qualcuno faccia qualcosa”. Oggi, per disperazione, qualcuno è arrivato a proporre cose tipo un “lockdown per il clima” o magari un “green pass climatico” da usare al distributore di benzina che ti impedisce di consumarne troppa. Mi sa che non sia una gran buona idea. Se la gente ha accettato di farsi chiudere in casa dal governo per paura del Covid, difficilmente lo farebbe perché una ragazzina svedese con le trecce ha attraversato l’Atlantico in barca a vela per dare il buon esempio. Come ha detto Marx (Groucho): “Che cosa hanno fatto i posteri per me?”

Però, per fortuna, ci sono metodi migliori. Come vi dicevo in un post precedente, l’avanzamento tecnologico dell’energia rinnovabile sta travolgendo tutte le previsioni in termini di costi e di efficienza. Oggi, i combustibili fossili sono altrettanto obsoleti delle locomotive a vapore. Non sono solo io ad aver notato questo cambiamento, per esempio ne potete leggere su RethinkX o su un articolo di Chris Nelder.

Sono buone notizie: vogliono dire che possiamo smetterla con le esortazioni inutili. Siccome le rinnovabili costano meno dei fossili, si tratta di utilizzare la leva del profitto per far fare al sistema economico quello che sa fare bene: eliminare le tecnologie costose e obsolete (i fossili) e muoversi con decisione verso energie pulite. Questo richiede snellire le procedure burocratiche per installare gli impianti di energia rinnovabile ma, più che altro, un cambiamento di attitudine. Il movimento ambientalista è ancor bloccato a una visione obsoleta che vede la riduzione dei consumi come l’unica forma di virtù.

Molti ambientalisti (non tutti, per fortuna) continuano a proporre politiche che non hanno funzionato, tipo la “decrescita felice” come pure a impegnarsi in imprese controproducenti come i comitati contro l’energia eolica. Se non si danno una mossa, questi qui spariranno dalla storia (ma, in effetti, sono già spariti, e per delle buone ragioni).

Se riusciamo a liberarci dalle pastoie ideologiche e burocratiche, potremo vedere in tempi brevi una “transizione tecnologica” dirompente. Vi ricordate come sono sparite alla svelta cose come tipo le macchine da scrivere e le videocassette vhs? Ecco, qualcosa del genere, ma con i fossili sostituiti dall’energia rinnovabile. Poi, è vero che non basta eliminare i fossili per evitare un cambiamento distruttivo, ma è un primo passo fondamentale. Non è detto che funzioni. Il cambiamento climatico potrebbe essere ormai irreversibile, ma questo non vuol dire che non dobbiamo provare perlomeno a ridurre i danni. Ce la possiamo fare.

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