La domanda globale di energia elettrica sta crescendo più rapidamente della capacità di generazione delle fonti pulite. Il risultato è che nei primi 6 mesi del 2021 le emissioni di Co2 per la produzione di elettricità sono salite del 12%, rispetto ai primi sei mesi del 2020. Ancora più significativo il confronto con il primo semestre del 2019, quando la pandemia non aveva ancora colpito l’attività produttiva. Anche in questo caso si nota un incremento delle emissioni del 5%. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Ember, autorevole centro studi sui cambiamenti climatici britannico.
L’aumento della domanda globale di energia è stato soddisfatto al 57% da impianti eolici e fotovoltaici. Tuttavia il rimanente 43% è invece riconducibile ad un utilizzo più intensivo di centrali a carbone. Da qui l’incremento delle emissioni. In generale eolico e solare coprono oggi circa un decimo della produzione globale di elettricità e per la prima volta hanno superato la quota delle centrali nucleari, in declino. Stabili l’idroelettrico e il gas, a sua volta fonte fossile. I principali responsabili di questo incremento di gas nocivi immessi nell’atmosfera sono Cina ed India, un ruolo minore lo hanno avuto Turchia, Vietnam, Pakistan e Kazakhstan. In discesa le emissioni di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Germania ed Italia (il nostro paese segna un calo di oltre il 10%) ma va precisato che in questi paesi la domanda di elettricità non ha ancora ritrovato i livelli pre-pandemia. In quest’ottica i paesi più virtuosi sono stati Russia e Norvegia che hanno ridotto i gas immessi nel atmosfera, pur a fronte di una domanda di elettricità superiore al 2019.
La Cina, si legge ancora nel rapporto, dove accelerare sensibilmente la sua transizione verso fonti pulite. L’aumento della domanda elettrica del paese, che ha inciso per il 90% sull’incremento globale, della prima metà del 2021 è stata soddisfatta per oltre due terzi (68%) da centrali a carbone. La quantità di produzione da carbone aggiuntiva è stata pari a tutta la capacità delle centrali a carbone europee, portando la quota globale del gigante asiatico per questo tipo di generazione dal 50 al 53%.