Quando a fine maggio il presidente Usa, Joe Biden, ordinò all’intelligence di produrre un dossier sull’origine di Sars Cov 2, le ipotesi sulla genesi del coronavirus che ha ucciso quasi oltre 4 milioni e mezzo di persone nel mondo tornarono a essere più di una, compresa quella dell’incidente di laboratorio. A distanza di 90 giorni però il dossier spiega che non è possibile accertare l’origine del virus. Il rapporto è stato inconcludente, come anticipato dal Washington Post, ossia non ha permesso di stabilire se il virus è saltato da un animale all’uomo o se sia sfuggito a un laboratorio di massima sicurezza come quello di Wuhan.

A innescare la decisione dell’inquilino della casa Bianca la pressione per ulteriori approfondimenti una lettera a metà maggio di numerosi scienziati su Science sulla necessità di indagare l’ipotesi della fuga da laboratorio. E le precedenti rivelazioni che tre ricercatori dell’istituto di virologia a Wuhan si ammalarono di una patologia non meglio precisata nel novembre del 2019 a tal punto da farsi ricoverare in ospedale, mentre il primo caso ufficiale di contagio da Covid risale all’8 dicembre. Lo scienziato e consigliere della casa Bianca, Anthony Fauci, aveva chiesto alla Cina le cartelli cliniche dei ricercatori in questione per sapere di cosa si fossero ammalati. Al momento non è stato ancora trovato l’animale, probabilmente un piccolo mammifero, che avrebbe permesso il passaggio dal pipistrello all’uomo.

Il fallimento del dossieri deriverebbe anche dal fatto che la Cina non ha fornito sufficienti informazioni, riferiscono i media Usa, sottolineando però che questo è un lavoro più da scienziati che da spie. Pechino, che proprio oggi ha scartato una nuova inchiesta dell’Oms sul suo territorio sull’ipotesi dell’incidente di laboratorio, non ha atteso per commentare: “La Cina non ha bisogno di provare la sua innocenza, se gli Stati Uniti pensano invece che siamo colpevoli allora devono presentare delle prove” ha dichiarato Fu Cong, direttore generale del dipartimento di controllo degli armamenti presso il ministero degli Affari esteri. Un rapporto “politico” con l’obiettivo di voler “reprimere altri Paesi” la dichiarazione del portavoce della diplomazia cinese Wang Wenbin, secondo cui gli 007 americani “non possono trarre conclusioni scientifiche sull’origine del virus, causando solo interferenze e danni alla comunità internazionale e alla cooperazione globale contro la pandemia“.

Temendo i risultati dell’intelligence Usa, la Cina stava già giocando d’anticipo rilanciando negli ultimi tempi le sue accuse che il coronavirus è uscito da un laboratorio americano. Questa settimana, ad esempio, il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha usato ripetutamente il podio ufficiale per sostenere la tesi finora mai provata che il virus potrebbe essere fuoriuscito dal centro di ricerca della base militare di Fort Detrick, in Maryland.

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