Al termine del primo faccia a faccia con i vertici di Ita, la compagnia che nascerà dalle spoglie di Alitalia, hanno annunciato che giovedì invieranno una lettera all'esecutivo perché intervenga nella trattativa, definita "in salita". Tra gli elementi di maggior preoccupazione c'è l'uscita di Ita dall’associazione datoriale Assaereo che potrebbe aprire la strada alla disapplicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro. Confermato lo sciopero del 24 settembre
Pronti-via e i sindacati chiamano subito in causa il governo nella vertenza Alitalia. Al termine del primo faccia a faccia con i vertici di Ita, la compagnia che rileverà gli asset, i rappresentanti dei lavoratori, estremamente delusi dal confronto, hanno annunciato che giovedì invieranno una lettera all’esecutivo perché intervenga nella trattativa, definita “in salita” e “molto difficile”. Tra gli elementi di maggior preoccupazione c’è l’uscita di Ita dall’associazione datoriale Assaereo che potrebbe aprire la strada alla disapplicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro con il risultato di peggiorare le condizioni dei lavoratori, temono le organizzazioni. Secondo cui in questo modo si favorisce “in maniera autolesionistica il dumping salariale vanificando gli effetti dell’articolo 203 del decreto rilancio rendendolo inesigibile e vanificandone gli effetti, azione paradossale attuata da un’azienda di proprietà dello stesso Stato che ha emanato la norma“.
“Il presidente ci ha annunciato che non ci deve essere nessun legame con Alitalia in amministrazione straordinaria, noi abbiamo rigettato questa proposta, dicendo che noi ci occupiamo dei 10.500 lavoratori e non solamente dei 2.800 che Ita vorrebbe assumere”, la sintesi di Fabrizio Cuscito, segretario nazionale della Filt Cgil. “Chiederemo delle risposte, saremo ai tavoli, abbiamo chiesto un allargamento del confronto a livello governativo”, aggiunge Cuscito.
Sulla stessa lunghezza d’onda tutti i sindacati. Claudio Tarlazzi, leader della Uilm, accusa Ita di volere “mano libera sul contratto”. Non solo: “Vuole scegliersi i propri dipendenti senza tener conto dell’esperienza lavorativa”. Mentre la sintesi di Cleofe Tolotta (Usb) dipinge bene il quadro della situazione, quando mancano 50 giorni al decollo della nuova compagnia: “Trattativa in salita, molto molto difficile”. Tra le richieste Usb quella “che debba essere garantito il personale che esce da Alitalia”.
Durante l’incontro l’azienda ha presentato informazioni sui piani economici, sociali e sulle iniziative del personale, e sui numeri di assunzione e di condizioni di lavoro. Fonti della società hanno fatto trapelare “apprezzamento” per la “consapevolezza mostrata dalle parti sociali per l’unicità della fase di startup di Ita”. Ma a giudicare dalle reazioni dei sindacati, il faccia a faccia è stato in realtà assai interlocutorio, visto che da un lato l’intervento del governo e dall’altro è stato confermato lo sciopero del 24 settembre.
Ita nascerà con una mini flotta, pochi slot (il 57% in meno su Fiumicino, il 15% a Linate), un drastico taglio al personale (da 11mila a poco meno di 3mila addetti), senza le divisioni manutenzione e servizi di terra e all’inizio senza il simbolo Alitalia che dovrà essere messo all’asta. L’assottigliamento della flotta è già in atto, era di 113 aerei a fine 2019, ora è scesa a 85 velivoli e ad ottobre si partirà con 52 mezzi di cui solo 7 a lungo raggio.
Il piano approvato dal Cda ne prevede 105 a fine 2025, 81 dei quali di nuova generazione (il 77% della flotta). Anche il personale è destinato ad aumentare, almeno secondo le previsioni della società: si parte con un numero di dipendenti pari a 2.750-2.950, che salirà a fine piano (nel 2025) a 5.550-5.700 persone. Nella parte economica si prevede un fatturato che nel 2025 raggiungerà 3.329 milioni di euro e un pareggio operativo da realizzarsi entro il terzo trimestre del 2023.
Intanto Almaviva Contact ha presentato una richiesta urgente al ministro delle Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlandoper ” una convocazione di garanzia in sede istituzionale delle parti interessate, al fine di scongiurare le conseguenze del mancato rispetto della clausola sociale nel cambio appalto per il call center” di Ita, che “mette a rischio immediato la continuità occupazionale di centinaia di lavoratori a Palermo e Rende, impegnati da vent’anni sul medesimo servizio assistenza clienti per Alitalia”.
La richiesta è partita dopo aver appreso che Ita ha assegnato ad altro fornitore la gara per la gestione dei servizi di contact center, sostitutivi di quelli tuttora in capo ad Alitalia, “senza applicare la clausola sociale prevista per il settore dei call center in outsourcing” che, in base al Contratto collettivo nazionale di settore e alla legge, “riconosce il diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con l’eventuale nuovo fornitore delle stesse attività”.