“Sono a favore del ritorno del regime talebano“. Il titolo dell’intervista al Tirreno di Nura Musse Ali – componente della commissione Pari opportunità della Regione Toscana – non lascia spazio a interpretazioni. All’interno, poi, la 35enne – avvocatessa di origini somale in Italia dal 1999, diplomata e laureata a Pisa – sviluppa meglio il concetto: “Forse qualcuno rimarrà sorpreso, ma sono a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti in Afghanistan, non perché condivida il loro modus operandi. Ritengo che quello che stiamo vivendo fosse una tappa obbligata della storia, affinché finalmente quel Paese iniziasse il proprio lento cammino verso un’interpretazione evolutiva delle sue leggi e la maturazione del concetto di vita politica e sociale. Nel Paese i fondamentalisti sono la maggioranza e gli occidentali sono visti dalla maggior parte dei cittadini come potenze straniere che non hanno cittadinanza su quel suolo”.

Una presa di posizione che ha dato il via – come prevedibile – a un vespaio di polemiche politiche, incoraggiate dal fatto che Musse sia stata indicata come componente della Commissione regionale dal Partito democratico, che governa la Toscana. Il primo è stato il segretario leghista Matteo Salvini: “Come si può sostenere un regime guidato da criminali che ammazzano, stuprano, torturano e chiudono in casa le donne? Siamo sicuri che Letta (segretario del Pd, ndr) e Giani (governatore dem della Toscana, ndr) prenderanno le distanze, perché l’apologia dell’Islam radicale è incompatibile con la nostra democrazia”, scrive sui social. Dopo pochi minuti il concetto è ribadito – tra gli altri – da Laura Ravetto, responsabile Pari Opportunità del Carroccio, e dall’europarlamentare Susanna Ceccardi, già sfidante di Giani per la presidenza della Regione.

Così ecco una prima presa di distanza da parte della segretaria toscana Simona Bonafè: “Sostenere che un regime è una tappa obbligata verso la maturazione sociale è inaccettabile”, fa sapere. E poi, in serata, la richiesta di dimissioni arriva direttamente dal Nazareno per bocca del deputato Enrico Borghi, della segreteria nazionale del partito: “Le parole di Nura Musse Ali non rappresentano il pensiero del Pd, che si batte da sempre affinché sia riconosciuto il ruolo delle donne, in Italia come nel mondo. Per questo, nel dissociarci dalle sue parole e nel ribadire la nostra contrarietà verso ogni regime che azzera la dignità delle persone, chiediamo che si dimetta“. “Meglio tardi che mai”, concede Salvini, che allo stesso tempo rilancia: “Mi domando se Letta, che non si è ancora pronunciato, condivida le parole pro-talebani che arrivano dalla sua Toscana”.

“L’intervista di Nura Musse Ali uscita sul Tirreno non rappresenta il pensiero della Commissione Pari opportunità della Toscana che si batte da sempre affinché sia riconosciuto il ruolo delle donne in Italia e in ogni parte del mondo soprattutto dove esistono regimi, come quello talebano, che azzerano la libertà e i diritti fondamentali delle persone e in particolare delle bambine e delle donne. Ci dissociamo da qualsiasi tipo di interpretazione riguardo l’appoggio della Commissione e delle sue componenti al regime talebano. La Commissione ha lavorato e continuerà a lavorare sempre affinché le donne afghane possano ritrovare libertà, dignità e futuro; non a caso ci siamo già attivate, come comunicato qualche giorno fa, per costruire progetti ed iniziative sia per le donne e i bambini che arrivano in Toscana sia per quelle che rimarranno nel loro paese”, affermano invece le componenti della commissione Pari opportunità della Toscana.

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