In Italia, al netto delle polemiche, è ormai compagno di vita quotidiana: serve per sedersi all’interno dei ristoranti, per andare in palestra, in piscina o al cinema, per mangiare a mensa e – dal 1° settembre – anche per salire su aerei e treni. Il nostro – nonostante il 68% di popolazione vaccinata, quota tra le più alte d’Europa – è stato uno dei Paesi più severi nell’implementare la normativa sul certificato europeo anti-Covid (il cosiddetto green pass), avendone imposto l’uso dallo scorso 6 agosto per svolgere una lunga serie di attività e lavorare nelle scuole e nei luoghi di cura. Ma non è stato l’unico: regole più stringenti di quelle italiane esistono in Francia, dove le proteste anti-pass sono state più vigorose, e da pochi giorni anche in Germania, dove però non c’è l’obbligo per alcuna categoria professionale. All’estremo opposto Inghilterra e in Spagna, dove la certificazione non ha ancora alcun valore interno (serve solo per viaggiare verso il resto dell’Ue). Negli Stati Uniti, invece, il certificato digitale non esiste, ma il sindaco di New York Bill De Blasio ha varato uno speciale obbligo per lavoratori e avventori di locali al chiuso.
Francia: pass quasi ovunque, ma niente mascherina – In Francia – dove il 62% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale – le restrizioni basate sul green pass (passe sanitaire) sono entrate in vigore in modo graduale. Già a partire dal 9 giugno il governo di Emmanuel Macron ha imposto il certificato per l’accesso a spettacoli, eventi sportivi, fiere e festival con più di mille partecipanti. Dal 21 luglio la soglia si è abbassata, andando a ricomprendere “tutte le sedi di attività culturali, sportive e di svago” capaci di accogliere almeno cinquanta persone. Dal 9 agosto, infine, il limite è scomparso e il pass è diventato obbligatorio in bar e ristoranti (sia all’aperto che al chiuso), grandi magazzini e centri commerciali, ospedali, case di riposo, treni e aerei: come conseguenza, in tutti questi luoghi (mezzi di trasporto esclusi) l’uso della mascherina non è più obbligatorio, tranne che nei dipartimenti dove l’incidenza settimanale del virus superi i 200 casi ogni 100mila abitanti. Infine, il 15 settembre entrerà in vigore l’obbligo di vaccinazione completa per il personale sanitario: da quella data, chi lavora in ospedali e case di cura senza possedere il certificato sarà a rischio sanzioni.
Germania: stop tamponi gratis a chi non si vaccina – In Germania (59% di vaccinati) dal 23 agosto è entrata in vigore la “regola delle tre G“: geimpft, genesen e getestet, ossia “vaccinato”, “guarito” o “testato”, le tre condizioni per ottenere il digitaler Impfpass, la versione locale del certificato verde. Che è diventato obbligatorio per accedere a ospedali, case di cura, palestre, piscine e ristoranti al chiuso, ma anche per andare dal parrucchiere o prenotare una stanza d’albergo. L’obbligo, però, potrà essere sospeso dai Länder in condizioni di bassa incidenza del contagio – sotto i 25 casi ogni 100mila abitanti – o bassa pressione sui reparti ospedalieri. Inoltre, dal prossimo 11 ottobre ai non vaccinati non verrà più rimborsato il costo del tampone rapido, che da marzo scorso lo Stato federale finanzia a ogni cittadino (nella quantità massima di uno alla settimana) con una spesa complessiva di oltre tre miliardi di euro. Qui inoltre la validità del test antigenico ai fini del pass è di sole 24 ore, mentre quello molecolare (Pcr) raggiunge le 48 ore. Diversamente dalla Francia e dall’Italia, però, la Germania non ha previsto obblighi di immunizzazione per alcuna categoria professionale, anche se è in corso il dibattito sull’opportunità di introdurlo per sanitari e insegnanti.
Usa: a New York senza pass non si entra – Negli Stati Uniti – dove la quota di popolazione protetta è il 52% – non esiste green pass digitale: il certificato di vaccinazione è emesso in formato cartaceo dal Cdc (Center for disease control) e non comprende qr code. In compenso gli Usa sono il primo Paese ad aver annunciato una forma di obbligo vaccinale: a livello federale per gli appartenenti alle forze armate, a livello locale per il personale scolastico dello Stato di New York. E proprio nella Grande mela, lo scorso 16 agosto, il sindaco Bill De Blasio ha varato “Key to NYC“, un ordine esecutivo che impone di esibire il certificato vaccinale ai clienti, ai titolari e ai lavoratori di quasi tutti i locali al chiuso: bar e ristoranti, ma anche teatri, musei, sale cinema, palestre e circoli ricreativi. Un’eccezione, si legge sul sito istituzionale della città, può essere fatta soltanto “per permettere ai clienti di usare il bagno o compiere altre operazioni che richiedano un breve arco di tempo (per esempio, meno di dieci minuti)”.
Inghilterra: richiesta a discrezione dei locali – In Inghilterra (63% di vaccinati) il NHS Covid pass per ora non è stato reso obbligatorio per l’accesso ad alcuna attività all’interno dei confini nazionali, anche se il governo di Boris Johnson ha già annunciato l’intenzione di introdurre l’obbligatorietà a partire da settembre per eventi e locali “ad alto rischio“, come le discoteche. Già adesso, però, gli esercenti possono scegliere in autonomia di subordinare l’accesso all’esibizione del pass: anzi, il National Health Service (Nhs) sul proprio sito “incoraggia l’uso del pass in strutture o eventi dove è probabile che le persone si trovino a stretto contatto di non conviventi per un lungo periodo di tempo”. Lo stesso ente, però, raccomanda di non richiedere il certificato ai gestori di “servizi e rivendite essenziali che sono rimasti aperti durante la pandemia”, allo scopo di permettere a tutti di accedervi. L’unico obbligo vaccinale professionale previsto finora è quello per i lavoratori delle case di riposo, che entrerà in vigore dall’11 novembre.
Spagna: obblighi regionali bocciati dai giudici – Nemmeno nel Paese iberico, dove i completamente vaccinati sono il 67% della popolazione, il green pass (pasaporte Covid) è stato reso obbligatorio a livello nazionale. Alcune Comunità autonome – Galizia, Cantabria, Canarie – hanno provato a imporlo per l’accesso alle sale interne dei luoghi di ristorazione, ma uno dopo l’altro i rispettivi Tribunali superiori di giustizia hanno dichiarato l’illegittimità della misura. Lo stesso è successo in Andalusia, dopo il tentativo della giunta di imporre l’obbligo per accedere ad attività ricreative, e nell’enclave di Melilla, che addirittura avrebbe voluto imporre il pass per entrare in città. D’altra parte la stessa ministra della Salute, Carolina Darias, aveva spiegato come – nella visione del governo di Pedro Sánchez – il certificato non fosse altro che un’iniziativa europea per facilitare gli spostamenti all’interno dell’Unione, senza necessità di farlo valere ad altro scopo. E chiarito che non c’è in Spagna alcuna copertura legale all’obbligo per entrare in bar, ristoranti o altri luoghi. Non ci sono obblighi per le categorie professionali, come d’altra parte non esistono obblighi vaccinali contro alcuna malattia.
Altri Stati Ue: in Danimarca la “linea dura” ha pagato – In Irlanda solo le persone che hanno completato il ciclo vaccinale o hanno una prova di guarigione dal Covid negli ultimi sei mesi possono essere ospitate negli alberghi, mentre in Austria ai turisti è sempre richiesto il green pass (che è obbligatorio anche in ristoranti e locali notturni). Anche in Portogallo presentare il certificato è obbligatorio negli alberghi e nelle strutture ricettive al momento del check-in, all’interno dei ristoranti (ma solo il venerdì dalle 19, nei fine settimana e nei giorni festivi), alle terme, nei casinò e tombole, nelle palestre, agli eventi culturali e sportivi con più di mille persone all’aperto o più di 500 al chiuso, alle feste e di battesimi con oltre dieci persone. In Danimarca, invece – dove un green pass nazionale è entrato in vigore mesi prima di quello europeo – la “linea dura” dell’obbligo per accedere a praticamente ogni attività al chiuso ha pagato: il Paese si appresta a revocare tutte le misure di contenimento anti-Covid 19 dal 1° ottobre, con un allentamento graduale a partire da settembre.