Se qualcuno pensava che fossimo ai titoli di coda della vicenda Alitalia, si sbaglierebbe di grosso.
La nuova compagnia parte con 52 aerei e 2800 dipendenti (tutt’altro che una mini-compagnia), contro i gli oltre 10mila attualmente in forza ad Alitalia. Non sarà, se nascerà, una piccola ma una media compagnia aerea. Le piccole compagnie dispongono di una decina di aerei circa e si chiamano Neos, Blu panorama e fallite o liquidate Air Italy o Ernest. In futuro gli addetti potrebbero risalire a 6mila addetti. Da ieri Alitalia ha cessato di emettere biglietti per voli dopo il 15 ottobre, quelli di Ita non si possono ancora comprare perché non è pronta, mancando ancora alcune autorizzazioni.
Continua l’iter costitutivo di Ita (la nuova Alitalia); la strada però è sempre in salita. La Commissione sulla concorrenza europea ha gli occhi puntati su Ita perché le regole sulla concorrenza e sugli aiuti di stato del vecchio Continente sono stati raggirati in più occasioni. Ora viene chiesta una effettiva discontinuità tra il vecchio vettore Alitalia e la nascente compagnia statale. In cambio, par di capire dalle note aziendali di questi giorni, Ita si impegna a valutare anche le candidature all’assunzione eventualmente presentate dagli attuali dipendenti di Alitalia Sai. Dal 26 agosto quindi Ita avvierà una campagna di raccolta di candidature per le figure professionali da inserire successivamente nelle varie aree operative.
L’Ue certamente non vorrà che i prescelti siano solo ex naviganti (piloti e assistenti di volo) di Alitalia. I criteri del bando di assunzione non potranno essere una riassunzione automatica di ex Alitalia e neppure a chiamata diretta, dovranno essere aperti a tutti coloro che sono in cig o disoccupati provenienti da diverse compagnie. Complessivamente si tratta di 10mila naviganti ed Ita ne riassumerà 2.500 (con una flotta di 52 aerei gli standard internazionali ne prevedrebbero 1.500).
L’ad di Ita ha annunciato che la compagnia intende applicare il nuovo Contratto collettivo nazionale di lavoro del trasporto aereo a condizione che questo venga rinnovato e firmato dalle parti entro e non oltre la data del 20 settembre 2021. Sembra evidente che Ita voglia applicare un contratto che sia depurato da accordi integrativi che in Alitalia ne facevano una vincolante, costosa e corporativa giungla normativa. Il rinnovo del CCNL non è un obbligo della commissione per assicurare la discontinuità con la vecchia Alitalia, ma diventa una necessità – per il precario neonascente vettore statale – essere in linea con gli standard europei.
Lo si legge nella comunicazione inviata da Ita ai sindacati in vista dell’avvio del confronto. Senza riforma degli ammortizzatori sociali, si prevede che la crisi verrà risolta con una soluzione iniqua: chi resterà fuori dalla nuova Ita ed è un ex Alitalia potrà contare su una ricca cig di 4 anni e 3 anni di Naspi. Per le altre compagnie si prevedono gli ammortizzatori definiti per legge. Il ricco fondo di solidarietà alimentato da una tassa pagata dai passeggeri di 5 euro ad imbarco non basta più.
Prima era sufficiente per alimentare le cig d’oro di Alitalia (gli stipendi erano come se si lavorasse); ora senza il traffico passeggeri degli scorsi anni, e causa Covid, sarà lo Stato ad accollarsi costi molto onerosi. E gli altri lavoratori delle aziende in crisi di altri settori meno privilegiati come verranno trattati?