Ambiente & Veleni

Clima, la prima cosa da combattere è lo spreco di energia e consumi

di Fabrizio Cortesi*

Relativamente al post del professor Ugo Bardi, uscito il 25 agosto su questo blog, vorrei esprimere una differenza sostanziale di visione.

Sostenere che chi vede la decrescita di sprechi e consumi come l’unica via di attenuazione (non soluzione, ormai impossibile) dei problemi ambientali e climatici sia obsoleto e destinato a sparire dalla storia, pur di fronte alla chiara evidenza e alla logica fisico-matematica che non si può continuare a crescere all’infinito in un mondo di risorse finite, è davvero un diabolico perseverare nell’errore che ci ha portati dove siamo oggi, ben descritto dal sesto rapporto di Ipcc.

La prima cosa da combattere nella società moderna è l’enorme spreco dell’energia e dei consumi, aumentando l’efficienza dei processi di trasformazione, per soddisfare con le fonti rinnovabili il fabbisogno energetico residuo. La migliore energia rinnovabile è quella non consumata, risparmiata, che quindi non deve essere nemmeno prodotta.

È fondamentale che la società intera e l’industria riducano consumi e sprechi, e producano molte meno merci e servizi inutili o superflui se non dannosi, e non creino fonti alternative ma sempre impattanti, per continuare con lo stesso modello economico-sociale di prima. Per esempio: non potremmo eliminare i voli low-cost che per diletto portano per poche decine di euro certi turisti inconsapevoli (dei danni arrecati dai voli aerei) a visitare New York dall’altro capo dell’oceano durante il fine settimana, e ritorno?

La panacea rappresentata dall’illusione delle energie rinnovabili e della transizione tecnologica da sole non ci salveranno affatto dalla crisi ambientale e climatica che ci ha già travolti, in quanto in realtà sono dai più intese come palliativi e come velleitari strumenti per alimentare lo stesso sistema economico e produttivo di prima, frutto di una pianificata riconversione tecnologica sempre degli stessi giganti economico-finanziari che hanno causato il disastro fino a oggi: come possiamo sperare che chi ha causato i danni finora possa essere proprio chi invece da oggi ci salverà, anche al netto del pesante greenwashing cui questi stessi soggetti non si sottraggono?

Pannelli solari e turbine eoliche sono fonti energetiche discontinue e si degradano dopo pochi decenni, dopo aver comunque causato anch’esse grandi impatti nel ciclo di vita, necessitando di molti combustibili fossili nella loro produzione, minerali, silicio, cobalto, argento, grafite, terre rare e naturalmente petrolio e carbone per l’estrazione. Lo stesso vale per la produzione di batterie di stoccaggio, per non dire poi dei problemi etici e sociali che la loro produzione comporta nei paesi in via di sviluppo, nei quali spostano i problemi: vanno anch’essi aggiunti con criterio e parsimonia, riducendo invece consumi e sprechi.

Infine, l’emergenza climatica e ambientale è molto più critica, grave e complessa dell’attuale pandemia di Sars-Cov-2 (anche se non viene percepito), avrà un impatto devastante sulla società e sull’economia basate sugli attuali paradigmi e richiederebbe misure molto più drastiche di quelle prese per cercare di contenere il virus, non certo solo una effimera transizione tecnologica: perché non lo si fa, utilizzando l’occasione per rimodellare e ridefinire i modelli socio-economici verso transizioni e paradigmi davvero sostenibili ed ecologici, e per ridefinire la società, il concetto di “ben-essere” e il nostro rapporto con la Natura?

Non ci resta perciò che trovare il modo di portare la politica, oggi sorda e miope, e ancora solo sintonizzata sui concetti di Pil, consumi e crescita, verso una visione che smetta di perseguire la finalizzazione dell’economia alla “ripresa” e alla crescita (modello Green New Deal e Pnrr) – obiettivi che, inevitabilmente, comporteranno un aumento delle emissioni di CO2, degli impatti e degli altri fattori inquinanti che hanno già reso gravissima l’attuale crisi ecologica, marciando così rapidamente verso l’autoannientamento della specie umana – ma che intraprenda invece una nuova politica economica unicamente votata all’ecologia e che persegua, insieme a una società civile più consapevole, l’equilibrio e il rispetto di tutte le forme di vita sulla Terra.

*Consulente in sostenibilità ambientale, ambientalista