Stefano Fassina, deputato di Leu e consigliere capitolino uscente di Sinistra per Roma, non si candiderà alle prossime elezioni amministrative. Lo ha deciso in queste ore, indicando come capolista della propria componente, all’interno di Sinistra civica ed ecologista – una delle liste a sostegno di Roberto Gualtieri – il giovane avvocato Giuseppe Libutti, noto sul territorio per aver difeso numerose associazioni che da anni contestano la delibera sulle concessioni del patrimonio pubblico indisponibile, approvata dalla giunta di Ignazio Marino. Arrivato quinto alle primarie del centrosinistra del 20 giugno scorso, e già candidato sindaco nel 2016, Fassina è stato consigliere d’opposizione negli ultimi cinque anni. Ora “continuerò a lavorare per la città, ma dal Parlamento“, spiega a ilfattoquotidiano.it. E aggiunge che “in vista delle prossime elezioni politiche bisogna rinsaldare l’alleanza del centrosinistra con il Movimento 5 stelle a livello nazionale”, uno scenario possibile, dice, “superando la distanza che oggi separa i due schieramenti, frutto della stagione che abbiamo alle spalle”. Per questo, “al secondo turno, però, deve maturare una convergenza per dare alla città il governo che merita”, perché “Roma deve contribuire alla forza di uno schieramento progressista a livello nazionale”.
Onorevole Fassina, come si coniuga lo scontro con la sindaca uscente, Virginia Raggi – sul cui operato avete dato un giudizio negativo – con la convergenza con il M5s al ballottaggio?
Mettendo al centro i temi fondamentali che vanno affrontati, su cui vi è stata una carenza oggettiva della giunta Raggi. Trovo che ci sia la possibilità di convergere sulle soluzioni.
Tutti i sondaggi, finora, danno per certo il candidato di centrodestra al ballottaggio. Se contro Enrico Michetti ci fosse la Raggi, quindi, il centrosinistra la appoggerebbe?
Questo è un periodo ipotetico del terzo tipo. La convergenza di M5s e centrosinistra vale per qualunque scenario si venga a delineare, ma credo sia irrealistico assumere uno scenario diverso da quello che vede Gualtieri al ballottaggio.
Dialogherete con l’ex premier Giuseppe Conte – oggi alla guida dei 5 stelle – per favorire un’alleanza al secondo turno?
Il dialogo con Conte non si è mai interrotto, noi nel centrosinistra siamo stati i più convinti nel difendere la sua esperienza di governo e credo che sia naturale, al secondo turno, un suo impegno a supporto di Gualtieri che è stato suo ministro e con cui hanno portato a casa gli ottimi risultati del Pnrr.
Ora che lavorerà solo in Parlamento, quali saranno le sue priorità a livello nazionale e locale?
Innanzitutto va attuato quell’assetto istituzionale che legittima Roma come Capitale della Repubblica, quindi va compiuta la riforma dei poteri entro questa legislatura, in modo che la prossima consiliatura sia quella costituente. Poi vanno concentrate le risorse del Recovery plan sulle infrastrutture: dagli impianti necessari a chiudere in modo sostenibile il ciclo dei rifiuti alla mobilità, in particolare potenziando il trasporto pubblico su ferro anche verso l’area metropolitana. Infine, accanto a questo, nella Capitale si dovrà lavorare al rilancio delle aziende partecipate, confermandone la proprietà pubblica e portando avanti una linea di internalizzazione per coloro che svolgono attività essenziali.
Da dove dovrà partire il prossimo sindaco?
Dal lavoro. Su questo punto, tra l’altro, i candidati sindaco di Roma hanno una drammatica emergenza da affrontare: ci sono 7-8 mila posti di lavoro a rischio. Il piano proposto ieri su Alitalia è irricevibile, Gualtieri si deve impegnare affinché il governo Draghi corregga radicalmente il piano che avrebbe un impatto sociale ed economico pesantissimo sulla città e renderebbe drammaticamente complicate le prospettive in termini di turismo ed esportazioni delle imprese del tessuto economico locale.