Giustizia & Impunità

Grafica Veneta, tornati in libertà i due dirigenti accusati di sfruttamento del lavoro. La difesa: “Chiarito i rapporti con lavoratori esterni”

La Procura di Padova aveva dato parere positivo alla modifica della misura cautelare. Un mese fa era stati arrestati una mezza dozzina di pakistani, accusati di violenze, minacce e sequestro di persona ai danni di una decina di connazionali che erano stati assunti da BM Service di Trento e poi impiegati dalla società nell'imballaggio di libri

Sono tornati in libertà un mese dopo essere finiti agli arresti domiciliari, i due dirigenti di Grafica Veneta, colosso editoriale con sede a Trebaseleghe, in provincia di Padova, accusati di sfruttamento di lavoro. Il giudice per le indagini preliminari Maria Luisa Materia ha modificato la misura restrittiva, applicando il solo obbligo di dimora nel comune di residenza. L’amministratore delegato Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, che è responsabile dei servizi integrati dell’azienda, restano però indagati nell’inchiesta per caporalato che il 26 luglio ha portato in carcere una mezza dozzina di pakistani, accusati di violenze, minacce e sequestro di persona ai danni di una decina di connazionali che erano stati assunti da BM Service di Trento e poi impiegati da Grafica Veneta nell’imballaggio di libri.

“Non hanno ammesso alcuna responsabilità, hanno semplicemente chiarito i rapporti con i lavoratori esterni” spiega l’avvocato Fabio Pinelli, che con Alberto Berardi assiste i due manager. L’interrogatorio ha però sicuramente soddisfatto anche la Procura, visto che il sostituto Andrea Girlando, titolare delle indagini, ha dato parere positivo alla modifica della misura cautelare. “Ho utilizzato un esempio che riguarda le sedi giudiziarie per spiegare quale era il legame tra Grafica Veneta e Bm Service. – ha detto Pinelli – Nei Tribunali le pulizie vengono svolte da cooperative di lavoratori, ma l’amministrazione della giustizia non conosce quali siano le condizioni di impiego o il trattamento economico di quei lavoratori. Ecco, lo stesso vale per Grafica Veneta”. Poi ha aggiunto: “Chiederemo con un’altra istanza al gip la revoca della misura dell’obbligo di dimora, perché non c’è il pericolo di reiterazione del reato visto che il contratto con BM Service e con altre cooperative non è più in essere”. L’interrogatorio è avvenuto nella caserma dei carabinieri di Cittadella. I manager hanno esibito documenti con cui hanno spiegato il rapporto esistente tra Grafica Veneta e BM Service, i cui titolari – Arshad Mahmood Badar e Asdullah Badar, padre e figlio – sono i principali accusati per il trattamento riservato ai dipendenti, minacciati e picchiati (secondo l’accusa) perché si erano rivolti ai sindacati per far valere i loro diritti. Infatti lavoravano un monte-ore giudicato eccessivo ed erano costretti a subite tagli sullo stipendio, di cui beneficiavano i titoli della cooperativa. Alcuni lavoratori erano stati abbandonati per strada, dopo essere stati picchiati, e si erano rivolti alle cure del pronto soccorso. Da quegli episodi era scaturita l’inchiesta che ha coinvolto anche Bertan e Pinton.

“L’azienda non ha nulla a che vedere con lo sfruttamento dei lavoratori pakistani, i nostri assistiti hanno respinto le accuse e collaborato con la Procura” ha detto l’avvocato Pinelli. Eppure parecchi dei lavoratori hanno denunciato violenze. “Se ci sono state, sono tutte a carico dei loro datori di lavoro, i titolari della cooperativa BM Service. Grafica Veneta nei primi sei mesi del 2021 ha speso per il lavoro affidato all’esterno solo l’1,8 per cento del costo complessivo. Questo significa che non si tratta di una questione economica, ma solo di esigenze di produzione”. Eppure nell’ordinanza di custodia cautelare erano stati contestati anche episodi specifici, come la cancellazione di dati relativi ai lavoratori dai computer. “Si tratta di dati non cancellabili – replica l’avvocato Pinelli – inoltre gli orari di ingresso e uscita dall’azienda non sono a nostro giudizio sufficienti per stabilire l’effettiva durata del lavoro, visto che vanno calcolate, pause, sosta per il pranzo e perfino per la preghiera”.

In un primo tempo sembrava che le vittime del presunto caporalato sarebbero state assunte da Grafica Veneta, poi però la trattativa con i sindacati si è arenata. L’azienda ha fatto marcia indietro, sostenendo che deve prima pensare a tutelare i lavoratori dipendenti e la continuità produttiva, visto il clamore che la vicenda ha avuto.