di Gionata Borin
Le dimissioni del sottosegretario leghista all’Economia Claudio Durigon sono l’esempio lampante di una mancanza a monte di una selezione della classe dirigente: nella scelta dei candidati da parte dei partiti (la Lega in questo caso); degli uomini della compagine di governo da parte del Presidente del Consiglio.
Se nel caso specifico fosse stata fatta tale selezione, non avremmo avuto per settimane l’agenda politica impegnata in polemiche per la richiesta di dimissioni di un sottosegretario che ha riproposto di intitolare un parco di Latina da Falcone e Borsellino ad Arnaldo Mussolini, il fratello fascista e tangentaro del Duce. Non avremmo avuto un imbarazzante sottosegretario il quale, filmato di nascosto dalle telecamere di Fanpage.it, dichiarava spudoratamente che: “Quello della Finanza che indaga sui 49 milioni, il generale, lo abbiamo messo noi”.
Per il semplice motivo che se fosse stata fatta una benché minima selezione, un personaggio che si fece sovvenzionare la campagna elettorale e aveva intrattenuto costanti rapporti amichevoli con un imprenditore, Natan Altomare, sospettato di essere vicino ad esponenti del clan mafioso dei Di Silvio, per una questione di etica e trasparenza sarebbe stato come minimo sospeso dal proprio partito fino a quando non avesse dato delle spiegazioni esaustive su queste sue pessime frequentazioni; figurarsi diventare sottosegretario in un governo!
Soprattutto dopo che Durigon, invece di dare una spiegazione, ha pensato bene di agire con una delle classiche “querele temerarie” nei confronti del quotidiano Domani che ha avuto il merito di far venire a galla tale vicenda.
A questo punto le questioni sono:
1) La Lega ha mai chiesto conto a Durigon delle sue cattive frequentazioni e del perché, invece di dare una spiegazione di fronte all’opinione pubblica per una questione di trasparenza, ha invece querelato i giornalisti che hanno tirato fuori questa storia opaca sul suo conto?
2) All’atto della nomina di Durigon come sottosegretario all’Economia, il Presidente del Consiglio Draghi era a conoscenza o era stato informato sulle cattive frequentazioni del leghista? Se la risposta è sì, perché lo ha nominato lo stesso? Se la risposta è no, con che criterio il Presidente sceglie i componenti del suo Governo?
3) Ai “garantisti alle vongole” per cui “Durigon non è indagato” o per cui vale il “principio della presunzione di non colpevolezza” che in questo caso non c’entra un tubo; ricordando che la Costituzione, all’art.54, stabilisce che coloro ai quali sono affidate pubbliche funzioni hanno il dovere di adempiere al proprio ruolo con disciplina ed onore, chiedo: c’è onore nell’omettere di dare spiegazioni su delle pessime frequentazioni? C’è onore nel querelare il quotidiano che tali frequentazioni le racconta e ne chiede conto?
4) Durigon sapeva chi era l’imprenditore che lo finanziava? Se sì, doveva dimettersi all’istante o essere dimesso da Draghi; se non lo sapeva, come può pensare di poter rappresentare un determinato territorio (quello in cui è stato eletto) se non s’informa (o chi per lui) su quali siano le persone da cui, avvicinandolo in quanto politico, sarebbe opportuno stare alla larga?