Heinz-Christian Strache, ex vicecancelliere austriaco e leader del partito di estrema destra Fpoe, è stato condannato per corruzione. Il 52enne è stato riconosciuto colpevole di aver accettato una donazione di 10mila euro dal proprietario di una clinica privata e suo amico, Walter Grubmueller, che in realtà era una mazzetta per cambiare una legge sulle spese mediche. Il processo è uno dei filoni nati dallo scandalo del 2019 noto come “Ibizagate“, che portò alle dimissioni di Strache e alla fine del primo governo di Sebastian Kurz. Tutto scoppiò a maggio 2019, quando alcuni giornali ricevettero le riprese video di Strache che prometteva appalti pubblici a una donna che si fingeva nipote di un oligarca russo e in cambio prometteva sostegno per la campagna elettorale del 2017 della Fpoe. Il video, girato di nascosto nell’isola spagnola di Ibiza, ha portato a un’ampia inchiesta da parte dei pm austriaci anticorruzione, dalla quale sono scaturite altre accuse di illeciti contro Strache e altri politici di spicco.

Strache è stato condannato a 15 mesi di carcere con sospensione della pena. Sconterà la pena in libertà vigilata, in attesa degli esiti degli altri processi. Sia Strache che Grubmueller hanno negato le accuse. “Con la migliore volontà del mondo, non vedo alcuna responsabilità penale”, ha detto il fratello e difensore di Grubmueller, Helmut, dopo avere ascoltato la sentenza. L’avvocato difensore di Strache, Johann Pauer, ha dichiarato nella sua argomentazione conclusiva che le ipotesi dell’ufficio del pubblico ministero erano “completamente sbagliate” e configuravano una rappresaglia contro il suo cliente.

La vicenda è stata al centro anche di una commissione parlamentare d’inchiesta che ha il compito di chiarire l'”Ibizagate”. Uno scandalo che di fatto ha frenato la grande ascesa del Partito della Libertà austriaco e del suo leader Strache, capace di portare l’ultradestra dal 3% fino al governo insieme ai conservatori. Ma anche di diventare uno dei perni dell’alleanza sovranista in Europa, fino a stringere ottimi legami con Matteo Salvini, che all’epoca era ministro dell’Interno. Quel video, girato nel 2017 e diffuso solamente due anni dopo, ha fatto crollare tutto e portato allo scoperto le mire del partito verso Orban e verso la Russia.

Strache parlava con la sedicente nipote di un oligarca russo che gli proponeva l’acquisto del più popolare giornale austriaco e l’allora leader della Fpoe replicava: “Vogliamo creare un sistema mediatico come quello di Orban”. Davanti a un piatto di pesce e a un calice di champagne, seduto su un divano in una villa di Ibiza, Strache rivelò cosa avrebbe potuto offrire in cambio: dell’appoggio in campagna elettorale: “Dovrebbe fondare un’azienda come la Strabag. Poi riceve tutti gli appalti del governo che Strabag ora ottiene”. Non solo media e appalti, perché ex vicecancelliere offriva alla presunta ricca russa la possibilità di fare delle donazioni al partito. Come? Tramite un sistema che avrebbe raggirato il controllo della Corte dei conti austriaca utilizzando quella che Strache definiva “un’associazione caritatevole“. È una delle affermazioni da cui sono partite le inchieste.

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