Mancano solo tre giorni al termine del processo di evacuazione delle truppe e del personale occidentale, oltre ai collaboratori e ai civili afghani ritenuti in pericolo di vita dopo la presa del potere da parte dei Taliban, ma centinaia di migliaia di persone non troveranno posto sui mezzi della coalizione occidentale che stanno sfruttando le ultime ore di ponte aereo da Kabul, in vista della deadline fissata dagli Studenti coranici per il 31 agosto. L’Italia ha accolto proprio in mattinata l’ultimo C-130 in arrivo dalla capitale afghana, la Gran Bretagna ha annunciato la conclusione delle operazioni, così come già fatto da altri Paesi, mentre sul terreno stazioneranno, per altri tre giorni, solo i militari statunitensi. E per chi rimane, per chi non ha avuto modo di trovare un posto sugli aerei occidentali, rimangono solo due opzioni per sfuggire da un futuro all’interno del nascente Emirato Islamico talebano: i voli civili o la fuga via terra. Un’opzione, la seconda, già presa in considerazione da centinaia di migliaia di persone che sono riuscite a passare in Pakistan, in un esodo senza precedenti, riferiscono le organizzazioni internazionali. “Le vie terrestri sono aperte, si può viaggiare con relativa calma”, ha riferito il rappresentante Nato nel Paese, Stefano Pontecorvo.

Opzione voli civili, ma ottenere i documenti è complicato
La prima opzione annunciata, quella concordata anche con i miliziani islamisti, riguarda i voli civili che riprenderanno dall’aeroporto di Kabul immediatamente dopo l’evacuazione dei militari americani. I Taliban hanno stretto un accordo con la coalizione occidentale e hanno garantito che tutti i cittadini afghani in possesso di regolare documentazione potranno imbarcarsi sugli aerei delle compagnie operanti e diretti all’estero. Un’opzione meno praticabile di quanto possa sembrare per coloro che vogliono lasciare l’Afghanistan, visto che, con le ambasciate straniere in gran parte evacuate, ottenere un visto per l’entrata negli altri Paesi sarà molto complicato, mentre coloro in possesso di un passaporto straniero sono molto pochi.

La fuga via terra
Così l’invito nemmeno troppo velato dei Paesi, compresa l’Italia, è quello di cercare di attraversare uno dei confini terrestri del Paese e imbarcarsi da lì per un volo diretto verso l’Europa o gli Usa che, sembra, saranno favoriti dalle istituzioni occidentali. Lo aveva fatto capire il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, intervenendo a In Onda, su La7, e lo ha ribadito oggi il rappresentante Nato in Afghanistan, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, che intervistato da Rainews 24 al suo arrivo a Fiumicino con l’ultimo volo italiano ha dichiarato: “Le vie terrestri sono aperte si può viaggiare con relativa calma”, aggiungendo poi che “con la giusta attrezzatura l’aeroporto potrà riaprire nel giro di una settimana”. L’obiettivo di chi si trova ancora nel Paese, quindi, sarà quello di varcare uno dei confini con Iran, Pakistan, Cina, Tagikistan o Turkmenistan nel tentativo di imbarcarsi poi per l’Europa o gli Usa. Un’operazione tutt’altro che semplice a causa dell’ostruzione dei miliziani Taliban che controllano gran parte del perimetro frontaliero afghano.

Un’opzione, quella dell’uscita dal Paese per vie terrestri, emersa anche nell’incontro romano tra il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che ha visto prima il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e poi il suo omologo italiano, Luigi Di Maio. L’Italia ha garantito alla Russia che nel G20 dedicato all’Afghanistan, “se questa iniziativa sarà realizzata”, saranno invitati anche Pakistan, Iran e altri Paesi direttamente interessati alla crisi ma che non fanno parte del gruppo, ha affermato il ministro degli Esteri di Mosca nella conferenza stampa congiunta alla Farnesina: “Abbiamo ottenuto il sostegno e la promessa dei colleghi italiani che saranno invitati anche questi Paesi se si realizzerà questa iniziativa”, ha dichiarato sottolineando che “la priorità della Russia è la sicurezza dei nostri alleati, gli Stati a sud della Russia, che sono esposti al pericolo dei confini aperti”.

I civili che hanno abbandonato il Paese
Pontecorvo fornisce anche i numeri del ponte aereo occidentale da Kabul: “Sono state portate via 120mila persone, come un capoluogo di provincia. Il 40% dei voli erano non Usa”. Secondo gli ultimi rapporti delle Nazioni Unite, però, saranno almeno mezzo milione le persone che da qui alla fine dell’anno proveranno a lasciare il Paese. E il Guardian spiega che si stanno registrando numeri record di ingressi di afghani nel vicino Pakistan, nonostante Islamabad abbia affermato che non accetterà alcun profugo: centinaia di migliaia di persone hanno infatti attraversato il valico di frontiera terrestre Spin Boldak-Chaman dal 14 agosto, giorno della conquista del potere da parte dei Taliban. Un ritmo da 20mila persone il giorno, riferiscono, contro le 6mila di media.

Twitter: @GianniRosini

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