Alta tensione alla Sevel di Atessa, parte del gruppo Stellantis. Dopo l’annuncio che lo stabilimento dove si produce il Ducato resterà chiuso, come quello di Pomigliano, per mancanza di componenti elettronici, la Fiom in un comunicato intitolato “E’ solo mancanza di componenti?” paventa la concorrenza dello stabilimento di Gliwice, in Polonia, dove “dal reparto Lastratura della Sevel stanno inviando intere fiancate del furgone”. E la Fim Cisl annuncia lo sciopero: il primo in Italia dalla nascita del gruppo italo francese. La miccia, spiega il sindacato, è l’eccessivo ricorso ai lavoratori somministrati, che l’azienda non vuole stabilizzare. Secondo il segretario nazionale Ferdinando Uliano mai si era verificato “nella storia di Fca e Fiat che i livelli occupazionali del personale interno fosse così bassi e il numero dei lavoratori somministrati fosse invece così elevato e per un periodo così lungo”. Qualche numero aiuta a inquadrare la situazione: nel 2016 “si sono prodotti 290.000 furgoni e i lavoratori Sevel a tempo indeterminato erano 6.059; nel 2021 l’obiettivo è oltre 300.000 veicoli e i lavoratori Sevel sono 5.670 e i somministrati sono attualmente 705 (625 somministrati in staff leasing e 80 a tempo determinato)”.

Per quei 705 è stata sollecitata l’assunzione, ma senza riposte. “Abbiamo aperto la procedura di raffreddamento prevista dal contratto prima di procedere ad aprire il conflitto, ma anche questa iniziativa non ha portato a nulla di fatto”. La seconda riunione tra direzione, le segreterie provinciali e Rsa si è conclusa con un nulla di fatto. Ora quindi “si apre una situazione di rottura e di conflitto. Quella di oggi è la prima dichiarazione di sciopero che le organizzazioni sindacali fanno nel nostro Paese contro il nuovo gruppo Stellantis. La prossima settimana la Rsa deciderà le modalità di effettuazione dello sciopero, il nostro obiettivo è definire un percorso per trasformare in dipendenti i lavoratori in somministrazione a tempo indeterminato, avere garanzie sulle proroghe di quelli a tempo determinato e la costituzione di un diritto di precedenza per futuri ingressi ai 133 somministrati che nei mesi scorsi non sono stati confermati”. Queste “sono le condizioni che poi garantiscono anche le future prospettive dello stabilimento, la sua capacità produttiva, anche rispetto alla competizione con lo stabilimento polacco”.

Preoccupata anche la Fiom, che a fronte delle fermate comunicate dall’azienda per mancanza di componenti chiede di capire “se siamo in presenza solo di una situazione congiunturale o c’è altro”. Perché “abbiamo appreso che la produzione a Gliwice“, in Polonia appunto, “sarà anticipata da aprile a febbraio 2022.
Dal reparto Lastratura della Sevel stanno inviando a Gliwice intere fiancate del furgone e alcune aziende dell’indotto stanno già producendo per lo stabilimento polacco. Purtroppo, i nostri timori di maggio 2019 stanno trovando molte conferme. Sta emergendo, dopo che il governo polacco ha esteso dal 2020 al 2026 la ZES (Zona Economica Speciale) nell’area di Gliwice, che in quel territorio si stanno concentrando molte aziende, le quali decidono di insediarsi in quel luogo per usufruire delle agevolazioni messe a disposizione oltre a sfruttare una posizione geografica strategica. Mentre il Governo italiano si fa restituire il prestito da Stellantis ed è intento a discutere delle mense, le aziende italiane aprono le fabbriche in Polonia”. E “come FIOM abbiamo appreso dalla stampa polacca che ad aprile 2021 la Proma, azienda presente anche ad Atessa, ha deciso di investire in quel territorio e prevedono l’assunzione di circa 80 lavoratori”. Morale: “La competizione con Gliwice sarà un vero massacro”.

“Il Parlamento italiano dovrebbe riportare le tematiche del lavoro al centro della discussione”, chiede il sindacato dei metalmeccanici, “e porsi il problema di come evitare di esporre i lavoratori e le imprese italiane ad una competizione impossibile. Una competizione in cui le imprese cercheranno di resistere e prima di soccombere scaricheranno, inevitabilmente, i costi sui lavoratori”. Per capire i termini della “competizione” basti dire che la ZES polacca prevede tra il resto un regime fiscale che contempla l’abbattimento totale della tassazione su alcune tipologie di imprese, canoni di concessione agevolati ed esenzioni o riduzioni di imposte, contributo in conto capitale per la realizzazione degli investimenti iniziali, deroghe alle regolamentazioni sui contratti di lavoro ed esenzioni o riduzione degli oneri sociali sulle retribuzioni, interventi infrastrutturali sul territorio interessato al fine di migliorare la competitività anche in termini di logistica e movimentazione merci.

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