Il 5 giugno del 1968 il palestinese sparò e uccise il fratello di JFK, candidato democratico alla Casa Bianca. Negli anni, la libertà condizionale gli era stata negata 15 volte. "Il ragazzo impulsivo che ero non esiste più", ha detto durante l'ultima udienza, ormai 77enne
Sirhan Sirhan, l’uomo di origini palestinesi che nel 1968 uccise il candidato democratico alla Casa Bianca Robert F. Kennedy, fratello del presidente assassinato a Dallas, potrà lasciare il carcere dopo 53 anni. A deciderlo la commissione della California che si occupa del rilascio dei condannati e che ha accordato a Sirhan, ora 77enne, la libertà condizionale. Ma la vicenda non è giunta ancora alla sua conclusione definitiva: l’ultima parola, infatti, spetta al Governatore dello Stato uscente, Gavin Newsom, che dopo un periodo di revisione di 90 giorni potrà accogliere le indicazioni della commissione o confermare il carcere per Sirhan.
“È passato oltre mezzo secolo. Il giovane ragazzo impulsivo che ero non esiste più”, ha detto Sirhan alla commissione durante la sua ultima udienza, secondo quanto riportano alcuni media americani. Il 5 giugno del 1968, Sirhan sparò diversi colpi contro Robert Kennedy, di cui uno fatale alla testa, mentre il senatore dello stato di New York stava salutando alcuni sostenitori all’Ambassador Hotel di Los Angeles. Cinque persone rimasero ferite nell’attentato. Fu condannato a morte, ma quando la California abolì per qualche anno la pena capitale, la sentenza fu trasformata in ergastolo. Nel corso degli anni Sirhan – cui è stata negata 15 volte la libertà condizionale – ha dichiarato di non ricordare di aver sparato a Kennedy o di aver confessato l’omicidio.