Il Pentagono ha annunciato il completamento del ritiro delle truppe da Kabul e immediatamente si sono sentiti colpi di arma da fuoco per festeggiare la partenza degli ultimi voli degli Stati Uniti. Rispettando gli impegni presi che prevedevano il completamento delle operazioni entro il 31 agosto viene sancita, così, la fine di un ventennio di guerra. I “festeggiamenti” sono iniziati dopo che hanno spiccato il volo gli ultimi cinque aerei statunitensi. Ciò segna la fine di un enorme ponte aereo che ha permesso a più di 116mila persone di partire da quando i talebani sono tornati al potere due settimane fa. “L’Afghanistan è finalmente indipendente” ha dichiarato il portavoce dei Talebani, Zabihullah Mujahid, commentando la partenza dell’ultimo aereo Usa.

“Il ritiro di stasera significa sia la fine dell’evacuazione del materiale militare che la fine di quasi 20 anni di missione iniziata in Afghanistan poco dopo l’11 settembre”, ha dichiarato il generale Kenneth McKenzie, capo del comando centrale Usa. “E’ una missione che ha assicurato alla giustizia Osama Bin Laden insieme a molti co-cospiratori di Al-Qaida”, ha proseguito. “Il costo è stato 2.461 militari e civili americani uccisi ed oltre 20 mila feriti, inclusi sfortunatamente i 13 marines uccisi la scorsa settimana da un attentatore suicida”, ha aggiunto. Nell’annunciare il completamento dell’evacuazione e dello sforzo bellico il generale McKenzie ha affermato che gli ultimi aerei sono decollati dall’aeroporto di Kabul alle 15.29 ora di Washington o un minuto prima della mezzanotte a Kabul.

Il Pentagono stima che in Afghanistan siano rimasti meno di 250 americani, dopo il completamento del ritiro statunitense. L’ambasciatore Usa a Kabul e un generale sono stati gli ultimi americani a lasciare l’Afghanistan.

Nelle caotiche ultime ore del ritiro, razzi dell’Isis erano piovuti sull’aeroporto della capitale. I jihadisti dello Stato Islamico avevano rivendicato il lancio di “sei razzi Katyusha” che volevano fare un’altra strage dopo l’attentato kamikaze che il 26 agosto ha ucciso oltre 170 persone di fronte ai cancelli dello scalo. Il Pentagono, nel confermare l’attacco, ha parlato di cinque razzi, di cui tre caduti fuori dall’aeroporto, uno neutralizzato dal sistema antimissili americano e un altro precipitato dentro il perimetro dello scalo, ma senza causare danni.

Intanto le testimonianze di vicini e parenti hanno svelato che il raid americano che domenica ha colpito un’auto di kamikaze pronti ad attaccare l’aeroporto ha lasciato dietro di sé una scia di sangue di 10 civili uccisi, tra cui sette bambini. Erano tutti membri della stessa famiglia, stavano uscendo da una vettura nel vialetto della loro casa quando il drone ha colpito il bersaglio, ha raccontato al Washington Post Abdul Matin Azizi, un vicino che ha assistito al raid.

Poi, come concordato, la svolta definitiva. In giornata gli americani avevano annunciato che altre 1.200 persone sono state portate fuori dal Paese nelle ultime 24 ore rispetto al massimo di 21.000 in una giornata, raggiunto la settimana scorsa. Il totale degli evacuati è salito così a 116.700 dal 14 agosto. Ma tantissimi sono rimasti indietro, come ha ammesso lo stesso Pentagono, e le preoccupazioni delle Nazioni Unite si rivolgono al futuro. Perché “una crisi più ampia è appena iniziata” per i 39 milioni di abitanti del Paese, ha avvertito Filippo Grandi, Alto Commissario Onu per i rifugiati. L’appello è al sostegno della popolazione, in ginocchio dopo due settimane dal ritorno dell’Emirato islamico.

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