L’abbiamo capito. Tra pochi giorni ricomincia un anno scolastico con la mascherina, con il gel disinfettante, con gli scaglionamenti e il green pass. Abbiamo di nuovo protocolli e regole da seguire o almeno far finta di rispettare. Per mesi abbiamo parlato solo di sicurezza, di come ripartire in presenza archiviando per sempre l’esperienza della didattica online. Il “bla bla bla” quotidiano è stato tutto incentrato sul Covid, ma forse è arrivata l’ora di tornare a parlare di scuola ovvero di pedagogia, di didattica, di come vivere in classe, di come aiutare i docenti, le famiglie.
Il Covid è stato una grande emergenza (nessuno lo può negare) ma anche un’arma di distrazione di massa che ha permesso alla politica di non occuparsi dei problemi che attanagliano la nostra Scuola e che attendono da sempre un intervento governativo.
È arrivato il momento di prendere in mano i disastrosi dati Invalsi e dare una risposta concreta. L’analisi è necessaria ma è indispensabile intervenire perché nessuno resti indietro. L’unica ipotesi messa in campo (e poi naufragata) è stata quella della scuola d’estate. Una “provocazione” che è durata quanto un orgasmo, dal momento che è stato chiaro che non si poteva lavorare a luglio e agosto nelle nostre scuole.
È arrivato il momento di investire sul tempo pieno, i nidi e le scuole dell’infanzia al Sud. Finché non avremo un’Italia unita a partire dalle scuole non potremo pensare di fare alcun investimento sul settore istruzione – occupazione tanto caro al ministro Patrizio Bianchi.
È arrivato il momento di intervenire perché il digitale non sia più solo uno specchietto per le allodole ma un diritto di ogni bambino di avere le stesse competenze digitali, un tablet sul banco (abolendo le obsolete e inutili aule d’informatica) e una Rete che sia veramente efficiente per gli istituti scolastici.
È arrivato il momento di prendere in mano gli organi collegiali e rivedere le loro funzioni e il ruolo della partecipazione delle famiglie.
È arrivato il momento di guardare alle indicazioni nazionali, soprattutto della scuola primaria per evitare che si studi per due volte la pianura padana, le Alpi e gli Appennini per dare più spazio all’approfondimento delle regioni. Giusto per fare un esempio.
È arrivato il momento di fare un serio investimento sugli ambienti scolastici: non servono soldi a pioggia ma programmi di riqualificazione delle scuole coinvolgendo insegnanti, pedagogisti, architetti, dirigenti scolastici, enti locali. Ci sono esempi virtuosi in Italia ma ciò che nei Paesi del Nord è prassi quotidiana in Italia è un sogno (giochi nei cortili; aule all’aperto etc).
È arrivato il momento di parlare di sicurezza di là del Covid: in tempo di pandemia poche o nessuna scuola ha organizzato le prove di evacuazione.
È arrivato il momento di definire, una volta per tutte, un modello di reclutamento dei docenti serio eliminando la procedura concorsuale, le graduatorie e le messe a disposizione. L’idea del dirigente che assume (nata con il Governo Renzi) è pericolosa, ma se accanto al preside ci fossero altre figure a fare da garante potrebbe essere una strada percorribile. Ciò che non è più da tenere in considerazione è il fatto di avere docenti che arrivano nelle scuole senza aver mai incontrato il loro preside, senza test psicologici, senza alcuna valutazione pedagogica.
È arrivato il momento di ripensare alla figura del dirigente scolastico affiancandogli uno staff di professionisti pagati per tale compito.
È arrivato il momento di rivedere la figura dei collaboratori scolatici formandoli come educatori e smettendo di pagarli come bidelli ma esigere da loro ben altro.
In una parola: è arrivata l’ora di concepire la nostra Scuola non come un ente di volontariato dove si fa tutto per l’amore caritatevole dei bambini, ma come un luogo di professionisti che lavorano per il futuro della nazione.
Tutto questo e molto altro deve tornare ad essere nell’agenda del ministro dell’Istruzione e del Governo. Se continueremo a parlare solo di sicurezza e Covid perderemo un altro anno prezioso con conseguenze gravissime.