Gli esperti hanno chiesto di promuovere l'immunizzazione verso queste categorie, proponendo anche un coordinamento centralizzato, come in altri Paesi Europei, per evitare così "disparità al livello locale e regionale" e garantire un'informazione senza fake news
Nessuno è esente da rischi. Neanche le donne in gravidanza o in allattamento né i bambini sopra i 12 anni. Per questo è necessario promuovere il più possibile e velocizzare la vaccinazione anche “tra queste categorie”. È quanto chiedono in un appello rivolto al ministero della Salute e a tutte le istituzioni, neonatologi, pediatri, ginecologi, attraverso le loro società scientifiche. Secondo gli esperti bisogna anche instaurare un coordinamento centralizzato, come in altri Paesi Europei, per la vaccinazione di queste categorie per evitare così “disparità al livello locale e regionale” e garantire che “l’informazione su questi temi sia veicolata in maniera scientificamente valida e con l’adeguata competenza specialistica”.
A firmare l’appello sono la Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), la Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), la Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), la Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP), l’Associazione Ginecologi Territoriali (AGITE) e la Società Europea di Rianimazione Pediatrica e Neonatale (ESPNIC).
I vaccini a mRna, si legge nella nota, “sono assolutamente sicuri sia per le donne in gravidanza, sia per le donne che allattano. In alcuni centri di riferimento nel mondo (come a Parigi, in Israele, in Belgio, in Irlanda, negli USA) la vaccinazione in gravidanza viene offerta di routine”. Non esistono quindi “controindicazioni diverse dal resto della popolazione alla vaccinazione”. Il vaccino, inoltre, “non influisce sulla fertilità della donna, né vi è alcun motivo per rimandare una gravidanza”. Precisazioni che, specificano gli esperti, sono presenti anche nell’ultima circolare del ministero della Salute del 4 agosto e ribadite dall’Oms in un documento del 25 giugno.
Il Covid, sottolineano ancora, “rappresenta un grave problema di sanità pubblica” e una malattia potenzialmente grave soprattutto per l’età avanzata. Ma non solo. Anche in giovani donne in età fertile e in età neonatale e pediatrica ci sono delle manifestazioni che non possono essere ignorate. “Benché chiaramente il problema rappresentato dal Covid-19 sia più grave in altre categorie di soggetti, l’eccessiva diffusione di informazioni spesso non da fonti ufficiali e di fake news, che osserviamo al momento – denunciano – rischia di generare una percezione sbagliata del rischio e delle conseguenze per donne giovani e bambini”. Neonatologi, pediatri e ginecologi, ricordano quindi “diversi studi di alta qualità” che in questi mesi hanno evidenziato i potenziali rischi per mamma e bambini. La malattia può avere manifestazioni più gravi in gravidanza e, nelle gravidanze complicate da Covid-19, si va più spesso incontro a un “parto prematuro” che può mettere a rischio la vita del neonato, oltre a generare una serie di complicanze “tipiche della prematurità”. Il virus, inoltre, “ancorché raramente”, può trasmettersi dalla madre al feto e “causare rari casi di Covid19 neonatale anche grave”. E anche in età pediatrica ci possono essere conseguenze gravi “non solo in fase acuto”, ma anche a distanza di settimane come “la sindrome infiammatoria multi-sistemica”.
Secondo gli esperti, infine, va compreso che “con l’aumentare della diffusione della vaccinazione in altre fasce d’età”, i bambini più piccoli iniziano a rappresentare una popolazione “proporzionalmente più a rischio”. Mentre per i neonati, “gli studi disponibili”, dimostrano chiaramente come “gli anticorpi prodotti nelle madri sottoposte a vaccinazione” passino “nel sangue fetale attraverso la placenta e poi nel latte materno” proteggendoli.