di Gianluigi Perrone*

Il Governo cinese in lotta contro la Bestia: Pechino sta limitando l’intrattenimento online e il potere degli influencer, e i governi occidentali potrebbero prendere esempio

“La Bestia” è il nome che i media italiani hanno dato al software, o meglio al metodo basato su algoritmi, in grado di pilotare l’opinione pubblica sui social. Negli Stati Uniti è rappresentato dallo scandalo di Cambridge Analytica, che ha pilotato diverse elezioni tra cui quelle vittoriose di Obama e Trump, tramite fake news e fake account.

Naturalmente il target della Bestia è Facebook, e in Cina Facebook non c’è. Il social network di Mark Zuckerberg non è accessibile in Cina (se non tramite VPN), quindi il sistema che influenza subliminalmente l’interazione sociale di milioni di occidentali non attecchisce. Tuttavia un social ben diverso e a detta di qualcuno più incline a creare dipendenza sta preoccupando il Governo cinese: TikTok.

Il potenziale di guadagno di vecchie e nuove celebrities ha spinto il governo cinese ad attuare un piano di attacco contro lo star system. Recentemente numerose star del grande, piccolo e piccolissimo schermo sono state severamente multate e letteralmente cancellate dal CAC (Cyberspace Administration of China), l’organo di controllo di internet. É il caso di Vicky Zhao (Zhao Wei), star di Shaolin Soccer e molti altri blockbuster, nonché testimonial asiatico di Fendi, che è stata cancellata dai social media locali come Weibo e il suo nome e i suoi film sono stati eliminati dalle piattaforme online come iQiyi e Youku, senza un motivo dichiarato. Pare che le motivazioni siano da ricercare in false dichiarazioni fiscali e legami con il Ceo di Alibaba Jack Ma (si parla di cifre tra i 400mila e il miliardo di dollari) e l’amministrazione di Hangzhou caduta per corruzione. Inoltre aveva già sollevato critiche da parte della Communist Youth League, associazione di formazione per giovani membri del partito, la scelta di includere nel suo nuovo film Leon Dai, attore noto per il supporto al separatismo taiwanese.

Così sia Zheng Shuang (attrice dal cachet di 25 milioni di dollari) sia Fan Bingbing (fino a pochi anni fa la top star del mainland) sono state eliminate dai media e multate pesantemente per le congiunte accuse di scelte professionali antinazionaliste, e per grave evasione fiscale. L’attore Zhang Zhehan ha visto la sua carriera distrutta per aver fatto delle foto allo Yasukuni Shrine, monumento ai caduti di guerra, incluse le guerre sino-giapponesi. É parte di un piano di regolamentazione dell’intrattenimento online che include regole che limitano anche l’uso dei videogiochi online da parte dei minori, ai quali è permesso giocare solo 3 ore a settimana. La notizia ha causando un tracollo internazionale nel settore, visto che la Cina è il principale mercato di vendita.

Il termine con il quale è stata definita la dipendenza da videogiochi online, ovvero “oppio spirituale”, dimostra la seria preoccupazione per una dipendenza che si sta diffondendo notevolmente. Ha destato scalpore la storia di una coppia che ha venduto i tre figli per poter continuare a pagare i debiti contratti attraverso l’online gaming. Tuttavia sembra un po’ strano che in piena pandemia una cosa del genere possa essere una priorità.

La piattaforma iQiyi ha oltretutto annunciato che limiterà il più possibile, se non eliminerà, la presenza dei talent show su richiesta del Partito, in quanto è stata definita non salutare l’ascesa di giovani star prive di talento ma con una grande fanbase, ovvero gli influencers. Pechino sta cercando di limitare il crescente e incontrollabile potere delle piattaforme online e delle figure di spicco che facilmente possono essere generate. Il timore è probabilmente di manipolazioni irreversibili della popolazione attraverso tecnologie che non hanno un chiaro controllo, tanto che sia Tencent che Bytedance e Alibaba, giganti della comunicazione online, sono state limitate a livello finanziario.

Questo avviene dopo anni in cui il governo cinese ha spinto gli imprenditori del paese a investire sulle nuove tecnologie. Vedremo se Pechino sarà in grado di fermare il progresso che ha innescato.

*CEO di Polyhedron VR Studio a Pechino

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