La stima completa dei conti trimestrali diffusa dall’Istat conferma la “crescita sostenuta del Pil” nel secondo trimestre 2021: +2,7% in termini congiunturali (cioè rispetto al trimestre precedente) e +17,3% in termini tendenziali (anno su anno), il dato più alto su base tendenziale mai registrato dall’inizio delle attuali serie storiche, nel 1995. L’Italia – che nell’anno del lockdown è stata il Paese europeo che ha perso più terreno – supera la Germania (+9,4%) e gli Stati Uniti (+12,2%) per crescita, anche se è la Francia il Paese dove il rimbalzo è più forte: +18,7%. Rispetto allo stesso trimestre del 2020 invece la crescita è stata dell’1,6% negli Stati Uniti, dello 0,9% in Francia e dell’1,6% in Germania rispetto al +2,7% dell’Italia. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è salito del 2% rispetto al trimestre precedente e del 13,6% nel confronto con il secondo trimestre del 2020.
“Il forte recupero dell’attività produttiva – spiega Istat – riflette un aumento marcato del valore aggiunto sia nell’industria, sia nel terziario. Dal lato della domanda, a sostenere la crescita del Pil sono state le componenti interne dei consumi e degli investimenti il cui contributo è stato di +2,6 e +0,5 punti percentuali, mentre la componente estera ha fornito un apporto di 0,3 punti. Negativo è il contributo delle scorte per 0,8 punti percentuali. Le ore lavorate sono cresciute del 3,9% in termini congiunturali, le posizioni lavorative dell’1,9%, mentre i redditi pro capite sono risultati sostanzialmente stazionari“. La crescita già acquisita del Pil per il 2021 è del 4,7%. Si tratta della crescita del prodotto nel caso in cui nei prossimi trimestri ci fosse una variazione pari a zero.
Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano un’espansione, con un aumento del 3,4% dei consumi finali nazionali e del 2,4% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 2,3% e del 3,2%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contribuito positivo di 3,1 punti percentuali alla crescita del Pil: +2,8 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private, +0,5 punti gli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle amministrazioni pubbliche. Per contro, la variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,8 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è risultato positivo nella misura di 0,3 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto di industria e servizi, aumentati rispettivamente dell’1,6% e del 2,9% e stazionario per il valore aggiunto dell’agricoltura.