Cronaca

Poliziotto non vaccinato muore a 58 anni di Covid. L’ex compagna: “Diceva di essere più forte del virus. Ha sottovalutato il pericolo”

Candido Avezzù lavorava nel reparto mobile di Padova ed era convinto di essersi contagiato durante l'ultima missione a Taranto, quando tra il 13 e il 23 luglio aveva assistito i migranti accolti nell'hotspot. Nei giorni di ricovero continuava a scherzare sul virus: "Mi sono sposato con il Covid"

Un poliziotto è morto di Covid domenica 29 agosto, circa mese dopo aver scoperto di essere positivo. Cinquantotto anni, Candido Avezzù lavorava nel reparto mobile di Padova e aveva deciso di non vaccinarsi, convinto di essere “più forte del Covid”. Tra il 13 e il 23 luglio era in trasferta a Taranto per una missione in un hotspot che ospita migranti appena sbarcati in Italia. E proprio lì, secondo i racconti dei parenti, l’agente potrebbe essersi contagiato: nella struttura in quei giorni venivano ospitati 300 migranti, 33 dei quali risultati positivi al virus.

Avezzù, di origini veneziane e residente a Mestre secondo l’ex compagna, Monica Valotto, intervistata dal Corriere della Sera, era un no-vax convinto: “Mi diceva: ‘Io sono più forte del Covid’. Forse aveva sottovalutato il pericolo”. “Era contrario al vaccino – spiega ancora – temeva gli avrebbe causato una trombosi, non si fidava”.

La malattia dura circa un mese. È il 27 luglio quando Avezzù scopre di essere positivo il 27 luglio scorso. “Mio zio era convinto di essersi ammalato a Taranto” commenta la nipote Marika Avezzù al Corriere. Dopo la scoperta del contagio, si presenta all’ospedale di Jesolo, dove gli viene prescritta una cura antibiotica da fare a casa. “Dopo tre giorni, le sue condizioni sono peggiorate – spiega ancora l’ex compagna – si è presentato di nuovo davanti ai medici e a quel punto lo hanno trasferito a Dolo“. Sul suo profilo di Facebook scambia con i suoi amici messaggi scherzosi riguardo all’infezione: “Mi sono sposato con il Covid“, “Mi sono preso il Covid e me lo sono preso proprio bene”. È il 10 agosto e l’infezione non migliora. Avezzù viene così trasferito in terapia intensiva. Anche in questo caso affida ai social un commento: “Entro in intensiva. Sulla lapide lo scudetto del 2, grazie”, scrive per l’ultima volta sul social, riferendosi al numero del suo reparto mobile di polizia. Quindi il decesso, il 29 agosto scorso.

Intanto, mentre i parenti del poliziotto cercano di capire le ragioni per cui Avezzù non sia stato ricoverato immediatamente a Jesolo, il Sindacato autonomo di polizia (Sap) ha denunciato le condizioni di lavoro dei poliziotti in servizio agli hotspot: “ll Covid ha mietuto purtroppo l’ennesima vittima, poliziotto di 58 anni in servizio nello scorso mese di luglio proprio nel centro di accoglienza migranti di Taranto – scrive il Sap in una nota – Ma sono state le pessime condizioni di lavoro a determinare probabilmente l’accaduto”. Non è la prima volta che il sindacato punta il dito contro le condizioni sanitarie nei centri di accoglienza in Italia, chiamando in causa anche la ministra dell’Interno Lucia Lamorgese. “Lamorgese lo sa bene, la situazione è al collasso”, specifica il segretario generale del Sap Stefano Paoloni.

Ma c’è anche chi è più cauto. Luca Capalbo, segretario provinciale della Federazione sindacale di polizia a cui anche Avezzù aveva aderito, preferisce non attribuire responsabilità al luogo di contagio del poliziotto. “Impossibile dire se c’è una correlazione tra il lavoro a Taranto e la malattia – specifica Capalbo, come riporta dal Corriere – Per quanto ne sappiamo potrebbe essersi contagiato prima. Indagheremo per capire se c’è correlazione: fosse così, sarebbe molto grave”.